La politica costituisce un lavoro e, dopo anni di fatiche e battaglie, subentra la stanchezza, così come accade per qualunque attività logorante.
Si è così dimessa la leader indipendentista Nicola Sturgeon, capo del partito dell’Snp nonché primo ministro del governo locale della Scozia. “Ho preso la decisione di dimettermi per senso del dovere e per il grande amore che provo per il mio partito e per il mio Paese”, ha riferito alla Bute House di Edimburgo, aggiungendo di aver svolto “il miglior lavoro del mondo”; con la sopraggiunta consapevolezza però di aver compreso “quando è il momento di lasciare il posto a qualcun altro”.
Questa elegante uscita di scena nasconde una profonda stanchezza: la Bbc, infatti, per voce di una fonte vicina alla leader, riferisce come la stessa sia sfinita dalle responsabilità legate ad un’intensa attività politica, che l’ha portata a guidare il partito dal 2014 e il governo del Paese da quasi dieci anni. “Il tempo di lasciare è ora, anche se molti nel Paese e nel partito pensano sia troppo presto”, ha sottolineato nel formale messaggio di dimissioni, a corredo del quale però ha specificato che resterà in carica sino all’elezione di un suo successore.
La Sturgeon è stata il primo ministro più longevo della storia di Edimburgo, una vita spesa per l’ottenimento dell’indipendenza della Scozia dal Regno Unito. Sogno che non è riuscita a far avverare, ma che è certa vivrà il suo successore. Subentrò ad Alex Salmond, suo mentore, alla guida del governo, nel 2014 dopo le storiche elezioni in cui il popolo scelse di restare nel Regno Unito con il 55% dei voti a favore. Il momento per prendere le redini del partito non era quello dei migliori, ma fu “il più grande privilegio della mia vita”, affermò all’epoca.
Studentessa di giurisprudenza, si laureò a Glasgow e intraprese la professione di avvocato. Finalizzò tuttavia il suo credo politico, percorso dall’età di 16 anni – età in cui fece il suo primo ingresso nel partito, nel 1992, quando divenne la più giovane candidata scozzese alle elezioni regionali. L’esito non fu favorevole, così come nella successiva tornata elettorale; ma fu finalmente nel 1999 che riuscì a conquistare un posto nelle fila del parlamento scozzese. Di qui ha ricoperto le cariche di vice primo ministro e segretaria alla Salute, affrontando il difficile momento dell’influenza suina. Con il ruolo di “Yes Minister” ha poi pianificato il referendum sull’indipendenza.
Dopo la Brexit, da convinta europeista e forte del favore del 62% degli scozzesi che non volevano abbandonare l’Unione Europea, ha operato affinché si ricavasse uno spazio per il proprio paese proprio all’interno della UE. Il partito del Snp, alle ultime elezioni del maggio 2021, ha riscosso grande successo ma non è diventato maggioranza assoluta, cosa che avrebbe dato maggior motivazione agli indipendentisti per chiedere un nuovo referendum di secessione dal Regno Unito.
Il compito passa ora nelle mani del suo successore affinché, nel “rispetto della volontà democratica”, possa finalmente ottenere l’indipendenza da Londra. Quello che ha costituito la sua “battaglia di una vita”.