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Le Locuste mettono in ginocchio l’Africa (Altre News)

Locuste, la tempesta di cavallette che mette in ginocchio l’Africa fa paura

Nell’anno dei 18 gradi in Antartide a febbraio, degli incendi in Australia, dell’emergenza globale coronavirus, ora come una piaga biblica sono arrivati enormi sciami di locuste in Africa. Quasi quattro milioni di bambini che vivono in Kenya, Etiopia e Somalia che stanno già soffrendo la fame sono a rischio di ulteriori deprivazioni a causa dell’invasione di questi voraci insetti che sta mettendo in ginocchio il Corno d’Africa, devastando raccolti e vegetazione. Piegando paesi già alle prese con fenomeni alluvionali e instabilità politica. Secondo l’Onu la peggiore invasione degli ultimi 25 anni. Per la Fao una catastrofe.

“Uno sciame – dice all’Adnkronos Daniele Donati vice presidente Fao. Emergency and Resilence Division – può essere estremamente vorace, un piccolissimo sciame di un chilometro quadrato, può arrivare a consumare il cibo che consumano 35mila persone. In Kenya per esempio è stato individuato uno sciame di 40 per 60 chilometri di lato, 2.400 chilometri quadrati, vuol dire che ha il tasso di consumo di 85 milioni di persone in un pasto. Come la Germania”.

Le locuste, divorano tutto quello che è erbaceo, dagli steli d’erba fino alle foglie degli alberi e ovviamente le coltivazioni. Mangiano tutto quello che è commestibile per gli uomini e per il bestiame. E sono in molti ora a parlare di una nuova dimensione dell’emergenza climatica. “E’ uno dei fenomeni scatenanti – osserva Federica Ferrario, Responsabile campagna agricoltura Greenpeace – che ha fatto aumentare la frequenza di questi fenomeni ma anche l’ampiezza”.

“La diversa disponibilità d’acqua e l’umidità, ha permesso alle locuste – osserva Federica Ferrario – di riprodursi in maniera più repentina e abbondante e di spostarsi in maniera molto veloce. Sfruttando il vento riescono a percorrere in un solo giorno anche di 150 chilometri. Se riescono a trovare altre zone con disponibilità idrica e vegetazione per nutrirsi e trovare un riparo, continuano a riprodursi”.

“Grazia Trump ad Assange? Una bugia totale”

“Una montatura, una bugia totale”. Così la portavoce della Casa Bianca, Stephanie Grisham, ha definito quanto sostenuto dall’avvocato di Julian Assange durante un’udienza a Londra, secondo cui il presidente Donald Trump avrebbe offerto al fondatore di WikiLeaks la grazia, se avesse detto che la Russia non era coinvolta nella divulgazione delle mail hackerate al Partito democratico nel 2016.

Secondo quanto sostenuto dall’avvocato di Assange, Edward Fitzgerald, in una nota letta al Tribunale di Londra dove è in corso il processo per l’estradizione, Trump avrebbe fatto pervenire la sua offerta di grazia attraverso l’allora senatore repubblicano della California, Dana Rohrabacher, che nell’agosto del 2017 aveva incontrato il fondatore di WikiLeaks all’ambasciata dell’Ecuador nel Regno Unito dove è stato rifugiato per anni.

“Il presidente a malapena sa chi è Dana Rohrabacher, se non che è un ex congressista. Non ha mai parlato con lui di questo argomento o quasi di qualsiasi altro argomento. E’ una totale montatura, una totale bugia – ha affermato Grisham – Questa è probabilmente un’altra delle bufale infinite e delle bugie del comitato nazionale democratico”.

Nella nota si afferma che “Rohrabacher andò a visitare Assange al quale disse, su istruzioni del presidente, che gli veniva offerta la grazia o qualche via d’uscita se avesse detto che la Russia non aveva nulla a che fare con la diffusione” delle mail del Dnc. La dichiarazione è stata giudicata una prova ammissibile dal giudice Vanessa Baraitser del Tribunale di Westminster.

Trump, secondo quanto ricostruisce il Guardian, invitò l’allora senatore alla Casa Bianca nell’aprile del 2017 dopo averlo visto alla Fox prendere le sue difese. E nel settembre dello stesso anno la Casa Bianca confermò che Rohrabacher aveva chiamato l’allora capo dello staff John Kelly, per parlargli di un possibile accordo con Assange.

Il senatore raccontò al Wall Street Journal che nell’ambito dell’offerta che gli stava facendo, Assange avrebbe dovuto consegnare memorie del computer e di altri dispositivi dalle quali emergesse che la Russia non era la fonte delle mail hackerate. “Ovviamente non avrebbe ottenuto nulla se quello che ci avrebbe dato non si fosse dimostrato una prova”, disse Rohrabacher. Secondo il quotidiano, che cita una fonte dell’amministrazione, Kelly non trasmise il messaggio del senatore a Trump, che dunque non sarebbe stato al corrente dei dettagli della proposta.

Londra, muezzin accoltellato in una moschea

Un uomo è stato accoltellato oggi in una moschea del centro di Londra durante le preghiere del pomeriggio ed è stato successivamente ricoverato in ospedale. L’aggressione è avvenuta nella moschea di Regent’s Park intorno alle 15.

La moschea centrale di Londra ha confermato che la vittima dell’attacco è il muezzin, il religioso che chiama alla preghiera. L’aggressore, riferisce il comunicato, è stato bloccato dai fedeli prima dell’arrivo della polizia. La polizia non considera per ora l’aggressione come un atto terroristico, scrive il sito della Bbc.

Al momento non ci sono indicazioni sull’identità e le motivazioni dell’aggressore. Uno dei fedeli presenti, Abi Watik, ha raccontato che l’uomo frequentava la moschea da diversi mesi. Oggi stava pregando dietro il muezzin e improvvisamente l’ha accoltellato alla spalla, ha detto il testimone, aggiungendo che l’aggressore “è sempre rimasto in silenzio”.

Il primo ministro britannico ha condannato l’attacco su Twitter. “Sono profondamente rattristato dall’attacco alla moschea centrale di Londra. E’ così orribile che ciò debba accadere, specie in un luogo di culto. I miei pensieri vanno alla vittima”, ha twittato Boris Johnson.

Al momento dell’aggressione circa 300 persone si trovavano all’interno della moschea, una delle più grandi del paese. A quanto scrive la Bbc, la vittima ha 70 anni e ha riportato diverse ferite. Ricoverato in ospedale, non è in pericolo di vita. Le prime immagini del presunto aggressore mostrano un uomo di carnagione chiara, con i capelli bruno rossicci, una felpa rossa col cappuccio e i piedi nudi, che viene tenuto bloccato a terra dai poliziotti.

Giordania, italiano ucciso da masso caduto a Petra

Un turista italiano trentenne, Alessandro Ghisoni, è morto oggi colpito alla testa da un masso nei pressi di al-Khazneh nel sito archeologico di Petra, in Giordania. A darne notizia l’agenzia di stampa ufficiale della Giordania, la Petra, secondo la quale a provocare l’incidente sarebbero state le forti piogge dei giorni scorsi. Rimasto gravemente ferito alla testa, secondo quanto riferiscono i media locali l’italiano sarebbe morto dopo essere stato ricoverato al Queen Rania Hospital di Petra.

L’ambasciata d’Italia ad Amman, in stretto raccordo con la Farnesina, e in contatto con le autorità locali, sta seguendo fin dal primo momento il caso del connazionale per prestare ogni possibile assistenza ai suoi familiari. Lo rendono noti fonti della Farnesina.

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21 Febbraio 2020