
Vi presento «Le Nozze di Cana», affresco realizzato da Giotto per la Cappella degli Scrovegni a Padova tra il 1303 e il 1305.
Giotto, discepolo di Cimabue, inizia nella tradizione, ma cerca subito di modificarla. Crea la terza dimensione nella pittura, rendendo lo spazio credibile e abitabile.
Reagisce al bizantinismo imperante proponendo una visione non esclusivamente contemplativa e corale, ma drammatica, individuale e umana.
Per il ricco banchiere Enrico Scrovegni affresca il sacello costruito per la sua famiglia.
L’episodio delle nozze di Cana si svolge in una stanza ricca di particolari. Gesù, seduto a sinistra accanto allo sposo e all’apostolo Pietro, benedice l’acqua versata nelle giare che si trovano dall’altra parte della stanza, trasformandola in vino. Si sottolinea l’importanza del numero tre che richiama il versetto evangelico «tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea» (Gv 2,1).

Tre sono gli invitati per ogni lato del tavolo, di cui tre con aureola e tre senza. Ci sono tre giare in primo piano e tre testimoni del miracolo. Il grasso maestro di mensa assaggia la bevanda e dice: «Hai conservato fino ad ora il vino buono» (Gv 2,10). Al centro del tavolo si vede la sposa in un abito rosso finemente ricamato, accanto a Maria, madre di Gesù, benedicente, e a un’altra ragazza con corona di fiori. Maria, aureolata, indossa una veste rossa, colore della carità e dell’umanità e un mantello blu, colore della divinità. È adombrata dallo Spirito Santo, come ricordato dall’angelo durante l’Annunciazione: «lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo» (Lc 1,35) e ha un posto di rilievo nella tavola, a sottolineare il suo ruolo di intercessione. Sarà lei a informare Gesù della mancanza di vino, mostrando un animo attento ai bisogni degli altri e non egoista. Papa Francesco afferma: «Chi non rischia non cammina. “Ma se sbaglio?” Sbaglierai di più se tu rimani fermo. Rischia. Rischia su ideali nobili, rischia sporcandoti le mani, rischia come ha rischiato quel samaritano della parabola. Quando noi nella vita siamo più o meno tranquilli, c’è sempre la tentazione della paralisi. Avvicinati ai problemi, esci da te stesso e rischia. È molto triste vedere vite parcheggiate; è molto triste vedere persone che sembrano più mummie da museo che esseri viventi».
Da queste riflessioni ci lasciamo interrogare: come sto spendendo la mia vita? Mi adopero per ciò che conta o inseguo illusioni che mi svuotano? Sono domande che rendono la vita più interessante e possono far scaturire risposte che aprono orizzonti di senso nuovi.
Due inservienti sono dall’altra parte del tavolo. Uno con braccia conserte e l’altro mentre taglia il pane. Altri due a destra versano acqua nelle sei giare di pietra e saranno spettatori del miracolo della trasformazione in vino.
Il miracolo di Cana è il primo dei sette segni nel vangelo di Giovanni che rivelano gradualmente l’identità di Gesù. In questo episodio si celebra un banchetto nuziale simbolo dell’alleanza tra Dio e il suo popolo, come afferma il profeta: «il Signore si compiacerà di te e la tua terra avrà uno sposo. Sì, come un giovane sposa una vergine, così ti sposerà il tuo Signore; come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te» (Is 62,1-5). L’episodio suggerisce che l’ora delle nozze attese è finalmente giunta in Gesù di Nazareth.