Spesso le scelte personali di ciascuno dipendono da una decisione intrisa di influenze esterne. Le persone credono con somma convinzione di scegliere liberamente, in realtà il meccanismo è decisamente complesso. Per spiegare il concetto, basta un esempio semplice. Prendiamo un soggetto qualunque che si reca in un supermercato a fare la spesa. Siete convinti che l’interessato compri in base a gusti e decisioni strettamente personali? Vi invito a fare una riflessione approfondita sul caso. Se, ad esempio, si tratta di una donna che vuole comprare un qualcosa di appetibile ma allo stesso tempo leggero, di sicuro il suo sguardo s’appoggia con gusto sull’etichetta “light”. Il mercato si adegua a quello che desidera il consumatore. Il cliente, a sua volta, si appiattisce secondo le regole dell’informazione interessata, una informazione per così dire “consumistica”. Qualcuno decide che la magrezza deve costituire l’ideale di bellezza comune? Allora c’è una macchina di industrie che fomenta questa convinzione attraverso la produzione di attrezzi, prodotti e alimenti utili per la dieta. Il mondo fiuta la possibilità di guadagno e improvvisamente si popola di centri di dimagrimento, palestre, personal trainer, esperti alimentari (laureati e non). Lo stesso veganismo fa parte di un marketing economico parecchio importante, ed è sufficiente osservare il costo dei prodotti vegani per capirlo a colpo d’occhio. Interessante porre l’accento sul fatto che, in fin dei conti, ogni scelta è in qualche maniera indirizzata verso la strada dell’opportunità economica. Sottovalutare il potere dell’informazione mediatica nel campo delle decisioni quotidiane è cosa da pazzi. I media hanno un enorme potere al riguardo, perché non si limitano a diffondere notizie. Quel che sentite in televisione o leggete sui giornali non rappresenta sempre la bocca della verità, ci vuole capacità di selezione e di discernimento unita a uno spirito critico vorace per arrivare al “buono e giusto”. Il fatto di affermare che l’industria biologica salvi il mondo, non implica l’accettazione a priori di tutto ciò che viene etichettato come bio (il falso bio è praticamente ovunque!).
Di solito, dietro a ogni succulenta e facile opzione c’è una fregatura. Il mercato è spietato, non quanto le persone però. Questo è il motivo per cui bisogna porre attenzione a ogni virata informativa. Un altro modello di ignoranza lampante concerne l’industria farmaceutica, presa d’assalto da sedicenti “medici del popolo” (coloro che, privi di laurea, si permettono di insegnare la disciplina medica a chi lo fa di mestiere!). Molti s’affidano alla medicina omeopatica senza pensare che, pure questa, costituisce un business illimitato. Quelli che danno contro all’industria della salute probabilmente ignorano che la ricerca farmaceutica sia necessariamente costosa per la natura della sua portata. Seguiti dagli anti-vaccinisti, che faticano a comprendere poiché sono ciechi davanti ai danni provocati dalle malattie debellate grazie all’utilizzo dei vaccini. Pure qui la notizia “errata” viaggia per chilometri attraverso i media ed entra nella testa degli analfabeti funzionali, creando danni a tutti. La vera condanna è data dall’incapacità di razionalizzare l’input ricevuto dall’esterno, trasformandolo in curiosità di coscienza. Dal momento che ogni decisione è collegata a quella del vicino, urge carpire orgogliosamente ogni stralcio di autenticità. In mezzo a tale caos esistenziale, esiste una scelta intelligente: quella di inseguire e ricercare l’essenza della conoscenza senza farsi ammaliare dalla bellezza della superficie.