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“Le radici del mare”

Il giovane cilentano d’adozione – nato a Napoli – Leonardo Guzzo al suo esordio letterario è riuscito a sorprenderci positivamente con un tema che ha come protagonista il mare. Non era un’operazione facile perché molti cedono alla retorica di ambientazioni e stili usurati, altri annoiano alle prime pagine. Nel suo libro, nessun cedimento. Le parole sono vive e suggestive. Il mare viene riscoperto da più angolazioni e non è mai banale. Anzi rafforza il percorso narrativo, gli conferisce ritmo, luce nel buio, ancora di salvezza di un animo inquieto, che, grazie ad esso, ritrova serenità.

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C’è qualcosa di antico nel modo in cui Leonardo Guzzo costruisce i 12 racconti che compongono il romanzo. Scritti durante l’arco di 10 anni, presentano uno stile che muta da racconto a racconto. Un autentica sorpresa. Ed è questa la vera novità dell’opera. Sono storie di immigrati, di nostromi, di nuotatori, di sognatori per indole o per obbligo e di lavoratori del mare: vi si descrivono il vecchio e il nuovo mondo, ma vi trovano posto anche mondi ulteriori, immaginati e trasognati. Metafore affascinanti, uno stile di scrittura a più strati quasi come un’opera di fine artigianato letterario, tenuta assieme da un viaggio universale e fuori dal tempo. Vi si raccontano la povertà e il riscatto, le partenze e gli abbandoni e molti viaggi, ora ostinatamente perseguiti, ora, invece, compiuti per costrizione; atlanti quali libri magici, dolori che mangiano la felicità, battaglie d’altri tempi. Ogni personaggio è circondato dal suo mare personale, talvolta piccolo e chiuso, talvolta largo e spaventoso come l’Atlantico. La vita, la grande bellezza e la più bella opera d’arte, rimane sospese liberamente fuori dal tempo. Il mare è inizio e fine che tiene tutto dentro di sé.

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Nei miei racconti – dice Leonardo Guzzo – ho voluto celebrare il mare come luogo dell’abisso e dell’orizzonte, come simbolo della precarietà e della meraviglia, del rischio e della conquista, dell’epica e della poesia della vita. Sono racconti di vite messe alla prova, vite che camminano sul filo… Sono racconti diversi e simili, che provano a catturare almeno alcune delle cose che, dentro e fuori di noi, fanno “il mare”. L’autore ci racconta il mare in rapporto con l’uomo fino a scendere nella parte più dura del significato. Un archetipo suggestivo che riporta alla mente altre storie depositate nella nostra memoria e nel nostro cuore. Perché in fondo sono proprio tante storie a fare il mare. Viviamo sospesi nell’impossibilità di tracciare un confine ben marcato tra cosa è il mare e cosa non lo è. Ma sicuramente questo percorso suggerito dall’autore ci farà diventare più profondi, regalandoci qualche spunto di riflessione. In una vita, spesso di certezze, nessuno più del mare saprà indurci a vivere nel profondo la nostra esistenza.

Data:

18 Maggio 2017