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LE TRADUZIONI DI POESIA – EDGAR LEE MASTERS

Crediamo non siano pochi a conoscere il nome di Edgar Lee Masters e almeno la sua opera più famosa, l’Antologia di Spoon River. Oltre un secolo di notorietà non si raggiunge per caso.

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Avvocato e poeta statunitense, Edgar Lee Masters (Garnett, Kansas, 1869 – Melrose Park, Pennsylvania, 1950) esordì con A book of verses (1898), cui fece seguire altri scritti poetici e drammatici di genere tradizionale. Salì improvvisamente alla fama quando, ispirandosi ai tipi umani osservati nei tribunali e sull’esempio dell’Antologia greca, pubblicò, prima sul Mirror, poi in volume (The Spoon River anthology, 1915, seguita l’anno successivo da una versione definitiva arricchita di 35 componimenti), una serie di epitaffi composti in uno stile lirico-satirico assai originale, in cui si confessano i defunti sepolti nel cimitero d’un piccolo paese nel centro degli Stati Uniti. Il successo del volume fu straordinario; con esso M., dopo E. W. Howe e prima di Sh. Anderson e S. Lewis, metteva a nudo l’ipocrisia puritana del mondo provinciale americano. Nel 1924 pubblicò una nuova serie, The new Spoon River anthology, che, se non uguaglia la felicità della prima, le è assai prossima. Di livello inferiore rimane tutto il resto della sua opera, che comprende poesie (Domesday book, 1920, e The fate of the jury, 1929, sono forse le due raccolte migliori), poemi drammatici (Lee, 1926; Jack Kelso, 1928; Godbey, 1931), romanzi (Mitch Miller, 1920; Skeeters Kirby, 1923; The tide of time, 1937), un’autobiografia (Across Spoon River, 1936) e varî studî biografici (da www.treccani.it). Pavese scopre l’Antologia di Spoon Rivernel 1930, ne scrive l’anno dopo su “La Cultura”, lo affida a Fernanda Pivano che lo traduce ed Einaudi, quasi clandestinamente, lo pubblica: in realtà era solo una selezione di liriche, si era in piena guerra e c’era la censura. Fabrizio De André (amico intimo di Fernanda Pivano, che lo ammirava) negli anni ’70, ne farà un LP, in collaborazione con Giuseppe Bentivoglio e Nicola Piovani.

cms_33919/poesia_3.jpgAntonio Porta, che ha tradotto l’Antologia nella seconda metà degli anni ’80 affermava, intervistato da POESIA (n. 3): “Anche se la maggior parte dei critici pensa che Masters non sia fra i grandi poeti americani di questo secolo l’Antologia di Spoon River è uno dei maggiori e duraturi successi editoriali in campo poetico di questi decenni.

C’è sempre molta diffidenza da parte della critica quando un poeta o un qualsiasi altro artista ha successo. Il giudizio limitativo che la critica dà di Edgar Lee Masters dipende dal fatto che i suoi versi sono molto liberi e perfino colloquiali. Infatti sono sostanzialmente dei monologhi di defunti che raccontano sinteticamente la loro esistenza e ne mettono in luce i passaggi fondamentali. Masters raggiunge degli accenti di verità che vanno al di là della letteratura. Non sempre un vero artista è comprensibile è valutabile con un metro puramente letterario. Ho impostato questa nuova traduzione tenendo conto delle acquisizioni dei risultati del linguaggio poetico contemporaneo. Questa traduzione sarebbe stata impossibile quarant’anni fa: non perché i traduttori fossero meno capaci o dotati, ma perché il linguaggio poetico italiano è cambiato profondamente. Siamo passati da un petrarchismo ribadito perfino da Ungaretti, da un ritorno forte al neoclassicismo, che è un’esperienza del tardo ermetismo italiano, a una poesia che tende a essere più comunicativa e che recupera sostanzialmente la lezione di Dante e si rifà dunque all’altra tradizione italiana, quella secondo me più significativa e importante per noi. L’americano che ha usato Masters è rimasto abbastanza attuale, naturalmente senza esagerare con la gergalità: ricordiamoci che era un avvocato penalista che esercitava la professione quindi aveva un’esperienza diretta e costante con le tragedie dell’esistenza.” Fermo restando che nutriamo un profondo rispetto per il petrarchismo di un gigante quale Ungaretti, Antonio Porta in quell’occasione sottolineava, implicitamente, che il successo editoriale dell’Antologia aveva basi solide e non era affatto casuale.

Non spetta a noi dire se l’Antologia di Spoon River è un capolavoro assoluto della letteratura americana o soltanto un best seller. Ezra Pound tuttavia affermava: “Finalmente! Finalmente l’America ha trovato un poeta”. Ezra Pound, Cesare Pavese e Fernanda Pivano la pensavano allo stesso modo. Forse l’idea di Edgar Lee Master fu più forte dell’esito.Vittima del successo del suo unico inalterabile capolavoro restò cementato nelle voci dei suoi morti, eternamente vivi all’altare della letteratura.” (www.pangea.it)

George Gray

I have studied many times
The marble which was chiseled for me –
A boat with a furled sail at rest in a harbor.
In truth it pictures not my destination
But my life.
For love was offered me and I shrank from its disillusionment;
Sorrow knocked at my door, but I was afraid;
Ambition called to me, but I dreaded the chances.
Yet all the while I hungered for meaning in my life.
And now I know that we must lift the sail
And catch the winds of destiny
Wherever they drive the boat.
To put meaning in one’s life may end in madness,
But life without meaning is the torture
Of restlessness and vague desire –
It is a boat longing for the sea and yet afraid.

__________°__________

George Gray

(Traduzione di Antonio Porta)

Molte volte ho studiato
la lapide che mi hanno scolpito:
una barca con vele ammainate, in un porto.
In realtà non è questa la mia destinazione
ma la mia vita.
Perché l’amore mi si offrì e io mi ritrassi dal suo inganno;
il dolore bussò alla mia porta, e io ebbi paura;
l’ambizione mi chiamò, ma io temetti gli imprevisti.
Malgrado tutto avevo fame di un significato nella vita.
E adesso so che bisogna alzare le vele
e prendere i venti del destino,
dovunque spingano la barca.
Dare un senso alla vita può condurre a follia,
ma una vita senza senso è la tortura
dell’inquietudine e del vano desiderio.
È una barca che anela al mare eppure lo teme.

Data:

15 Marzo 2024