La raccolta poetica di Nadia Lisanti Un silenzio a due voci, edita nel 2020 per i tipi della Kanaga Edizioni, la penultima (l’ultima del 2021, 69 poesie e 7 peccati è stata pubblicata dalla casa editrice romana Controluna) nel brillante percorso di questa brava poetessa, reca un dolce vento di novità e freschezza.
Vincitrice del Premio Internazionale di Poesia Sulle orme di Leopold Sedar Senghor, la silloge si presenta con un titolo antifrastico e ricomprende due voci, nelle quali sono ripartite le liriche, rispettivamente 38, nella Prima Voce, e 26, nella Seconda Voce; orizzonte poetico al quale dobbiamo aggiungere, rispetto a quanto indicato dall’Indice, rispettivamente 12 e 8 liriche.
Le due Sezioni scandiscono e dànno il ritmo all’intimo discorso dell’autrice, che trova la propria forza anche dal primo elemento raffigurato nel titolo, ovvero dal silenzio. Perché il silenzio ha voci.
Il termine silenzio ricorre infatti almeno 16 volte nella raccolta, da solo o insieme al suo (apparente) opposto, vale a dire la voce: 12 ricorrenze nella prima parte e 4 nella seconda.
A partire dall’esergo della silloge, a pag. 7, un vero e proprio programma che scandirà l’affascinante viaggio della poetessa e che ognuno potrà percorrere, scorrendo le pagine della raccolta poetica:
“Il rumore degli altri / è un silenzio a due voci”.
E così nella poesia ESISTE UNA POESIA DEI LUOGHI:
“E in quest’altrove, / complice il silenzio, / ogni altra attesa sa di nuova attesa” (Prima Voce, pag. 17).
Il dialogo col silenzio continua, nella raccolta poetica, nella seconda parte, ove troviamo gli splendidi versi della poesia NEL MIO CUORE DI ALBERI:
“A volte il cuore sa dove danzare / nel silenzio senza voce è solo musica” (Seconda Voce, pag. 88),
ove l’antifrasi riappare, prima sciolta apparentemente (con quel “senza”), ma subito dopo ribadita dolcemente (con le parole “solo musica”).
E poi, per svelare un’altra pietra preziosa di questo affascinante cammino, sempre nella Sezione Seconda voce, nella lirica MI È ARRIVATA UNA FARFALLA IN CASA compare, in quella che verrebbe da definire come la seconda strofa (ma torneremo su tale aspetto stilistico), il delicato verso: “così discreta e silenziosa” (Seconda Voce, pag. 86).
L’altro elemento dell’antifrasi, la voce,può riscontrarsi invece complessivamente almeno 7 volte, insieme o senza il suo “antagonista”: 4 volte nella prima parte e 3 nella seconda.
In tale ambito un mirabile esempio del connubio dei due elementi si presenta, in virtù del titolo, nella poesia DI TUTTI QUEI SILENZI”:
“e le voci di domani / e di te bambina” (Prima voce, pag. 57).
E, nella Seconda Voce, il termine ricorre due volte nella lirica a pag. 96, in un sussurro o pensiero creato dall’inserimento nella parentesi:
“Quell’ombra che circonda il fil di luce / è solo l’altra faccia della luna. / (voce dai fondali) / Adesso m’inabisso […] (voce in superficie)”;
con le due voci, invertite rispetto alla nostra comune esperienza, che esprimono prima la profondità e poi ciò che appare nell’immediato, la “superficie”.
È un dialogo, nella silloge in esame, che Lisanti conduce con sé e con quanto la circonda e naturalmente il confronto si svolge anche con la poesia ed i poeti.
“È forse per questo che scrivo poesie?”, si chiede infatti la poetessa nella prima parte della raccolta poetica nella lirica TUTTI NASCIAMO NUDI (Prima Voce, pag. 14).
E ancora: “Ci sono strade / di cui nessun poeta custodisce mappe” (Prima voce, pag. 51).
Mentre, nella Seconda Voce, ammiriamo i versi: “E ai poeti resta / quel marchio indelebile di tristezza / da cui si attinge la pura allegria” (pag. 95).
“QUANDO IL POETA PARLA, È GIÀ TARDI” è il titolo di un’altra lirica della poetessa Lisanti, che ancora aggiunge la sua verità nei versi seguenti:
“Quando il poeta sente, è già vero […] Sappi e taci: il poeta stringe patti con l’avvenire” (pag. 78).
Da ultimo alcune brevi osservazioni stilistiche sulla silloge, che evidenziano come la cifra poetica di Nadia Lisanti sia del tutto singolare e innovativa.
Innanzitutto la tecnica particolare per cui il titolo delle liriche (sempre in maiuscolo, per lo più accompagnato dalla virgola, tranne 7 casi) assurge in modo suggestivo, nel contempo, alla funzione di titolo, di prima strofa e di primo verso.
Infatti, accanto alle poesie prive di titolo (quelle cui accennavamo poc’anzi, non indicate nell’Indice), coi versi in corsivo, quali interludi, pensieri, riflessioni, generalmente sul retro della pagina, dunque a sinistra quasi a ulteriore corredo della poesia che reca a fianco, e a chiusura delle due Sezioni, e alle pochissime poesie con un titolo, per così dire, autonomo (solo 3 e 4, ponendo mente alle due Parti), sfogliando la silloge di Nadia Lisanti in ben 32 e 24 casi il titolo fa un tutt’uno con i versi della poesia, creando un effetto particolarissimo e coinvolgente.
Altra particolarità, l’alternanza tra una metrica con versi più tradizionali a versi ipèrmetri (così evidenzia anche Alessandro Masi, nella sua bella Prefazione a pagg. 5-6), all’interno o meno di componimenti che diventano talora aforismi (in particolare quelli senza titolo, in corsivo) e con accenni di poesia performativa od onomatopeica (come in “EsSilenzio” a pag 14, o nel solitario verso finale della poesia E TI HANNO VISTA PIANGERE E ANDARE VIA: “Lala […] lallaaaaaaaa […] là” a pag. 79)
Concludo le osservazioni su questa bellissima raccolta Un silenzio a due voci, compiendo l’ardua prova di scegliere, tra tutte le stupende liriche della poetessa Lisanti (a pag. 15), la seguente:
A NOI CHE ADDOSSO PORTIAMO CONTINENTI,
che sfumano di occhi come scintille,
la tua amicizia, il canto altrove.
A noi,
che la luce ha dato il buio,
sulle soglie del dolore,
e gravitando ne ha scritto melodie,
silenzi e mari.
A noi,
che delle lingue beviamo il succo,
all’orizzonte limpido,
ci attenda
quella semplice coerenza:
essere,
e ancora esserlo, coi Soli, corali.
A noi,
che nessuna scelta fu possibile
senza attraversare la tempesta,
scrivo lettere d’amore,
nello scrigno sconosciuto
dove anche la magia
ha posato le sue ali.
E intanto è nudo lo svestire delle aurore
in questo sogno
di me che dormo, con te solare.