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L’ECONOMIA GREEN ED IL CICLO DI VITA DELLE EMISSIONI

Gli esperti di “Allied Market Research” considerano che il mercato della tecnologia green e sostenibile, che nel 2019 ha raggiunto un ammontare pari a 8.79 miliardi di dollari, raggiungerà nel 2027 un ammontare pari a 48,36 miliardi di dollari con un valore del Compound Annual Growth Rate-CAGR pari a 24,3%.

Gli analisti di “Markets and Marketes” hanno stimato il mercato globale della tecnologia green sostenibile pari ad un ammontare di 11,2 miliardi di dollari nel 2020, e prevendono una crescita fino ad un valore di 36.6 miliardi di dollari nel 2025 con un valore del Tasso di Crescita Annuale Composto-CAGR pari ad un valore del 26,6%.

Gli analisti di “GlobeNewswire” prevedono che il mercato globale delle tecnologie verdi e ambientalmente sostenibili crescerà da un ammontare pari a 11.2 miliardi di dollari nel 2020 fino ad un valore pari a 36.6 miliardi di dollari nel 2025 con un ammontare del tasso di interesse annuo composto-CAGR pari a 26.6%. Gli stessi esperti, in un periodo temporale più lungo, ovvero tra il 2020 ed il 2030, prevedono una crescita del valore di mercato fino ad un valore di 57.8 miliardi di dollari, con un valore del Compound Annual Growht Rate-CAGR pari a 20,00%. Gli autori ritengono che siano sostanzialmente tre i main drivers della crescita del mercato delle tecnologie verdi e ambientalmente sostenibili, ovvero: la crescita della consapevolezza ambientalista, l’utilizzo dell’intelligenza artificiale e l’utilizzo delle energie rinnovabili.

Gli esperti di “Verified Market Research” hanno stimato che nel 2018 il valore del mercato delle tecnologie verdi e sostenibili è stato pari ad un ammontare di 7,01 miliardi di dollari prevedendo una crescita del mercato fino ad un ammontare di 45.52 miliardi di dollari nel 2026 ad un valore del CAGR-Compound Annual Growth Rate pari a 26,2%.

Secondo gli esperti di “Adroit Market Research”, il valore del mercato delle tecnologie verdi raggiungerà un ammontare pari a 23 miliardi di dollari nel 2025. Tale crescita del mercato è da riconnettere non soltanto alla presenza di nuove tecnologie, come per esempio l’Internet of Things-IoT, l’intelligenza artificiale ed il Cloud Computing, quanto piuttosto per la diffusione di una coscienza ambientalista sempre più presente sia nei consumatori che negli operatori di mercato.

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Le analisi di vari e diversi esperti mostrano quindi un mercato delle tecnologie green e sostenibili certamente crescente. Tuttavia, occorre considerare che la presa di coscienza ambientalista nella società globale ha un ruolo assai rilevante nel sostenere gli investimenti, gli incentivi pubblici, il cambiamento dei consumi, le modificazioni dei modi di produzione, ed anche le politiche economiche di incentivazione fiscale e di regolamentazione dell’inquinamento. Tuttavia, anche se la nuova leadership statunitense del presidente Biden è stata incentrata fin da subito alla lotta al climate change, obiettivo per altro ampiamente presente anche nelle politiche europee come dimostrato dalle politiche economiche della Commissione, è pure vero che molti dei paesi di nuova industrializzazioni potrebbero essere riluttanti nello scegliere tra crescita economica e riduzione delle emissioni inquinanti. Il trade-off negativo tra crescita e sostenibilità è tipico delle economie che hanno un significativo orientamento manifatturiero, essendo l’industria pesante energivora e inquinante, e richiedendo degli interventi ex-post sulla bonifica delle aree di produzione e sulla salute dei cittadini che possono certamente costituire una crescita della spesa pubblica ed una riduzione della qualità della vita pure in presenza di occupazione.

Il Ciclo Vita delle emissioni. Oggetto principale degli investimenti in Green Technology è la drastica riduzione (o compensazione) delle emissioni di GHG (Green House Gas), ossia i gas che provocano l’effetto serra, il fenomeno che impedisce ai raggi solari di uscire dall’atmosfera rimanendone intrappolati alzando notevolmente la temperatura media. Gli effetti più noti sono: l’acidificazione degli oceani che fanno da spugna per questi gas, con la conseguenza di acidificarsi a scapito della vita ad ogni livello; lo scioglimento dei ghiacci con effetti sul livello dei mari (saranno sommerse le zone costiere ma non solo, ad esempio la Pianura Padana è a rischio); l’aumento dei fenomeni climatici estremi (sia caldi che freddi) con distruzione degli ecosistemi esistenti (desertificazione e simili).
La prima importante osservazione è che per poter intervenire bisogna comprendere dove poterlo fare con effetti maggiori; intuitivamente siamo tutti consapevoli che nel mondo moderno i settori produttivi si scambiano prodotti e servizi intermedi per consentirci di fruire dei prodotti e servizi finali, ma non è altrettanto intuitivo poter avere una misura di questa rete di relazioni, della quale l’immagine allegata (fonte http://www.climatewatchdata.org) offre una “traccia” delle emissioni prodotte e scambiate in questo percorso. Questo metodo è figlio della moderna disciplina chiamata Merceologia, a cui ha dato forte slancio lo scienziato e divulgatore italiano Giorgio Nebbia; professionalmente nato chimico, ebbe l’intuizione che occorreva adoperare un metodo di contabilità “ragionieristica” agli elementi chimici per poterne seguire il percorso lungo la catena delle trasformazioni umane, riuscendo a dare forma e dignità scientifica alla pratica di protezione ambientale, fino ad allora appannaggio di filosofie molto poco precise. Figlia di questo approccio è la moderna metodologia LCA (Life Cycle Assessment), ossia l’Analisi a Ciclo Vita (https://it.wikipedia.org/wiki/Analisi_del_ciclo_di_vita), che ci permette di indagare la “traccia” delle operazioni umane, comprese le esternalità, ossia le conseguenze di tali azioni non indirizzate al prodotto o servizio finale (diciamo i danni collaterali). Il limite di tale metodologia è proprio la sua precisione, che richiede di lavorare su una base di dati molto precisi e ben validati, nonché ben perimetrati (non posso considerare un dato appartenente a due somme, quindi devo inserirlo in un perimetro preciso). La buona notizia è che la costante produzione accademica, governativa e di enti autorevoli sta finalmente fornendo tali basi di dati, fino a poco fa insufficienti o inaffidabili.

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La seconda importante osservazione da fare è che tali gas non sono equivalenti nella loro capacità distruttiva climalterante – definita come GWP (Global Warming Potential) – dunque si usa convertire i loro effetti ad una unità di misura del danno da effetto serra (IF, Impact Factor), ossia quello della CO2 su un orizzonte di 100 anni (IF=1), denominata CO2e (CO2 equivalente). Questo ci permette di confrontare univocamente il loro impatto anche se hanno Impact Factor diversi (quello del metano CH4 è di 25, dunque 25 volte quello della CO2).

Angelo Leogrande- Angelo Lorusso

Data:

25 Febbraio 2021