Legge Mancino, Conte stoppa Fontana
Bufera sulle parole di Fontana sulla legge Mancino e intervento del premier Conte e di Di Maio, che lo stoppano. Poi, in serata, la frenata del ministro della Famiglia: “Una riflessione, nonostante questo non sia una priorità del governo, va fatta” afferma Fontana in un videomessaggio su Facebook.
E proprio sul social, qualche ora prima, era arrivato il post con cui il ministro proponeva di abrogare la legge “che in questi anni strani si è trasformata in una sponda normativa usata dai globalisti per ammantare di antifascismo il loro razzismo anti-italiano”. Proposta che ha scatenato l’ira delle opposizioni, con Pd e Leu che chiedono la convocazione urgente di Matteo Salvini in Parlamento.
Intanto, però, proprio Salvini, interpellato dall’AdnKronos, dice di essere favorevole alla proposta. Mentre frenano Conte e Di Maio, che sottolineano: “Non è nel contratto”. E in serata la frenata di Fontana, che parla di una riflessione ma non di priorità. “Perché c’è il rischio – afferma il ministro – che diventi non un vero strumento per combattere il razzismo ma uno strumento per fare propaganda politica e far zittire gli avversari politici”.
“Nei giorni scorsi abbiamo visto una vera e propria propaganda ideologica che ha tentato di far passare per razzismo ciò che razzismo non era. E’ evidente – aggiunge Fontana – che ormai ci sono certi politici, giornalisti, un certo mainstream che non vuole veramente combattere il razzismo ma vuole semplicemente usare e strumentalizzare il razzismo come arma politica”. E “viene da chiedersi quindi se certi strumenti legislativi che ci sono non siano al servizio o non possano diventare al servizio di questa propaganda ideologica”.
IL POST – Nel post precedente, invece, Fontana aveva scritto: “I burattinai della retorica del pensiero unico se ne facciano una ragione: il loro grande inganno è stato svelato”. Il riferimento del ministro è ai fatti degli ultimi giorni che, secondo lui, “rendono sempre più chiaro come il razzismo sia diventato l’arma ideologica dei globalisti e dei suoi schiavi (alcuni giornalisti e commentatori mainstream, certi partiti) per puntare il dito contro il popolo italiano, accusarlo falsamente di ogni nefandezza, far sentire la maggioranza dei cittadini in colpa per il voto espresso e per l’intollerabile lontananza dalla retorica del pensiero unico”.
Mentre “un popolo che non la pensa tutto alla stessa maniera e che è consapevole e cosciente della propria identità e della propria storia fa paura ai globalisti, perché non è strumentalizzabile”. Da qui, la proposta di Fontana di abrogare la legge Mancino, a suo avviso “sponda normativa usata dai globalisti per ammantare di antifascismo il loro razzismo anti-italiano”.
CONTE – Ma l’abrogazione di questa legge “non è prevista nel contratto di governo e non è mai stata oggetto di alcuna discussione o confronto tra i membri del Governo” precisa via Facebook il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, commentando le parole del ministro Fontana.
IRA PD – Intanto i gruppi del Pd e di Leu alla Camera hanno chiesto la convocazione urgente del ministro dell’Interno Matteo Salvini in Parlamento. “E’ necessario – ha dichiarato Emanuele Fiano a nome del Pd – che sia Matteo Salvini a riferire”, giacché “la legge Mancino afferisce ai compiti propri del ministro dell’Interno. Vorremmo sapere in sostanza se è un proponimento personale del ministro della Famiglia o se il governo abbia effettivamente intenzione abrogare un testo così significativo e necessario. Consideriamo gravissima la presa di posizione del ministro della Famiglia, dato che in Europa, tutti i Paesi, hanno una legge analoga per combattere razzismo, fascismo e discriminazione”.
LEU – Nell’associarsi alla richiesta e nel definire di “gravità assoluta” le affermazioni del ministro Fontana, il capogruppo di Leu Federico Fornaro ha ricordato che il proposito di abolire la legge Mancino “è l’ultima cosa da fare in questo momento. Auspichiamo che quella di Fontana sia una posizione personale e non un atto che il governo si appresta a fare”.
MANTERO (M5S) – “Mi sembra che il ministro Fontana si stia occupando un po’ di tutto tranne che di disabilità. Sarebbe opportuno che si ricordasse delle sue competenze e dei suoi doveri, anche perché i disabili hanno problemi seri. Fontana si occupi di loro invece di sparare cazzate in giro” dice all’AdnKronos il senatore del M5S Matteo Mantero.
MELONI – Mentre “Fratelli d’Italia condivide la proposta del ministro Fontana” dichiara la presidente Giorgia Meloni. “Siamo sempre stati contrari ai reati di opinione perché riteniamo la libertà di espressione sacra e inviolabile. Abbiamo già proposto l’abrogazione di questa norma nella scorsa legislatura quando il Pd e la sinistra hanno tentato di approvare in Parlamento la folle proposta di legge Fiano: siamo pronti a rifarlo oggi”.
UCEI: “PAROLE CHE OFFENDONO” – Il presidente dell’Ucei, l’unione delle comunità ebraiche italiane, Noemi Di Segni, chiede “al presidente del Consiglio Conte se la proposta di abrogazione della legge Mancino lanciata dal ministro Fontana, ministro per la Famiglia e le disabilità, corrisponde a un progetto del governo italiano che dirige”. Perché “sono parole che offendono profondamente quanto si è inteso difendere a seguito di gravissimi episodi neonazisti e neofascisti e di grave recrudescenza negli anni Ottanta e peraltro ribaditi dalla decisione comunitaria che focalizza i medesimi atti di odio, approvata anche dal nostro Paese”.
ANPI – Infine, la presidente nazionale dell’Anpi, Carla Nespolo, chiede “con forza le immediate dimissioni del ministro Fontana: le sue dichiarazioni violano gravemente la Costituzione della Repubblica”.
Vitalizi, Consiglio Stato dice sì ai tagli
Si può intervenire sul tema dei vitalizispettanti agli ex senatori incidendo “sulle situazioni sostanziali poste dalla normativa precedente”, ma la nuova disciplina sia “razionale e non arbitraria” e vi sia “una causa normativa adeguata e giustificata da una inderogabile esigenza di intervenire o da un interesse pubblico generale”.
E’ quanto sottolinea il Consiglio di Stato con il parere n. 2016/2018, depositato oggi. Il Consiglio di Stato si è espresso così in tempi rapidi sul quesito posto dal Senato sul regime dei vitalizi spettanti agli ex Senatori.
La Commissione speciale ha affermato la possibilità di disciplinare tale materia con il regolamento del Senato; ha escluso profili di possibile responsabilità derivante dall’approvazione della nuova normativa ed ha esposto il quadro giuridico-costituzionale di riferimento da tenere in considerazione. In particolare, secondo il Consiglio di Stato, “è possibile incidere sulle situazioni sostanziali poste dalla normativa precedente – cioè sull’affidamento al mantenimento della condizione giuridica già maturata – quando la nuova disciplina sia razionale e non arbitraria, non pregiudichi in modo irragionevole la situazione oggetto dell’intervento e sussista una causa normativa adeguata e giustificata da una inderogabile esigenza di intervenire o da un interesse pubblico generale, entrambi riguardati alla luce della consistenza giuridica che ha assunto in concreto l’affidamento”.
Nel parere del Consiglio di Stato si sottolinea come sua “possibile rinvenire nella giurisprudenza” della Corte costituzionale “indicazioni sufficientemente chiare sugli ulteriori parametri di riferimento dello scrutinio di non arbitrarietà e ragionevolezza da operare in questi casi. In primo luogo “la scelta legislativa deve essere assistita da una ’causa normativa adeguata’ (sentenze n. 34 del 2015 e n. 92 del 2013), ovvero giustificata da una ’inderogabile esigenza’ (sentenza n. 349 del 1985)”. “Assume carattere dirimente anche la cd. base affidante – ovvero la consistenza giuridica dell’affidamento – invocata dai soggetti incisi dal mutamento normativo. Quest’ultima è stata apprezzata, in alcuni precedenti (sentenze n. 64 del 2014 e n. 302 del 2010), sulla scorta del canone della prevedibilità; altre volte -viene rilevato- la base affidante è stata valutata in relazione alla consistenza della situazione giuridica soggettiva che si assume lesa dalla sopravvenienza normativa”.
Ai fini della valutazione della ragionevolezza della norma retroattiva, viene poi “in rilievo anche il ’’necessario bilanciamento’’ che si deve compiere tra il perseguimento dell’interesse pubblico sotteso al mutamento normativo e la tutela da riconoscere al legittimo affidamento nella sicurezza giuridica, nutrito da coloro che hanno conseguito una situazione sostanziale consolidata sulla base della normativa previgente”.
Dl dignità, le novità
Via libera definitivo della Camera al decreto Dignità targato M5S. Il provvedimento dovrà ora passare all’esame del Senato. Precariato, burocrazia, gioco d’azzardo e delocalizzazione i punti centrali del dl, con il quale, secondo il ministro Luigi Di Maio, il Movimento ha intenzione di “cambiare il Paese”. “Solo grazie agli sgravi per le assunzioni stabili degli under 35 il decreto creerà 31.200 nuovi posti di lavoro nel 2019, e altrettanti nel 2020”, ha inoltre annunciato la deputata pentastellata Tiziana Ciprini, durante la dichiarazione per il voto finale al decreto, annunciando le novità del testo. Ecco quali sono:
CONTRATTI A TEMPO – Con il decreto Dignità, in tema di contratti a tempo determinato l’Italia si uniforma con gli altri Paesi europei, riducendone il tempo massimo da 36 a 24 mesi. La possibilità di prorogare il contratto si riduce da 5 a 4 rinnovi. Vengono inoltre reintrodotte le causali per giustificare il ricorso a un contratto a tempo determinato. “In Europa – ha spiegato Ciprini – la ’causale’ per il contratto a termine esiste quasi dappertutto. In Germania per esempio esiste una causale attenuata, simile a quella introdotta col decreto dignità, in cui prevediamo in sostanza 12 mesi di prova del lavoratore dove non c’è bisogno di specificare nessuna causale. Ci sembra un tempo più che ragionevole, che permette alle imprese di testare la bontà di un lavoratore e capire se l’incremento del proprio business si consolida”.
ASSUNZIONI UNDER 35 – L’articolo 1-bis , introdotto dalla Camera, prevede una riduzione dei contributi previdenziali, in favore dei datori di lavoro privati, con riferimento alle assunzioni con contratto di lavoro dipendente a tempo indeterminato (a tutele crescenti), effettuate nel biennio 2019-2020, di soggetti aventi meno di 35 anni di età e che non abbiano avuto (neanche con altri datori) precedenti rapporti di lavoro a tempo indeterminato. La riduzione è applicata su base mensile, per un periodo massimo di 36 mesi; la misura massima della riduzione è pari a 3.000 euro su base annua. Più specificamente, la riduzione è pari al 50% dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro per il medesimo rapporto, con esclusione dei premi e contributi relativi all’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, nel limite massimo di importo pari a 3.000 euro su base annua, riparametrato e applicato su base mensile. I periodi di apprendistato svolti presso altri datori di lavoro – qualora non siano proseguiti in rapporto di lavoro a tempo indeterminato – non costituiscono una causa ostativa. La misura non si applica ai rapporti di lavoro domestico e ai rapporti di apprendistato.
VOUCHER – Per i lavoratori occasionali e in somministrazione, cioè coloro che hanno contratti con agenzie interinali, si semplifica l’utilizzo dei Presto (ex voucher). Nessun aumento delle categorie che possono usufruirne, ma una semplificazione della normativa, oltre a un maggior margine di tempo per l’utilizzo – da 3 a 10 giorni massimi – garantito all’imprenditore agricolo o turistico.
COLF – Approvato l’emendamento che esclude il settore domestico dai rincari previsti nel dl Dignità per chi rinnova il contratto a tempo determinato.
DELOCALIZZAZIONI – Stop alle delocalizzazioni ’selvagge’. Con l’approvazione del decreto, spiega ancora Ciprini, chi sceglierà di delocalizzare le aziende “dovrà restituire tutto quanto ricevuto e, se delocalizza fuori dall’Unione Europea, dovrà pagare anche una sanzione fino a 4 volte l’aiuto ricevuto”. I fondi recuperati dalle pubbliche amministrazioni verranno quindi reinvestiti nel sito produttivo abbandonato per garantire la stabilità occupazionale e il futuro delle comunità locali.
AZZARDO – Introdotto il divieto totale alla pubblicità e alle sponsorizzazioni del gioco d’azzardo per contrastare “l’azzardopatia”. Previsto quindi l’obbligo di tessera sanitaria per l’utilizzo di slot e Videolottery. Previsto anche il logo “no slot” per i negozi senza slot machine.
L’articolo 9-bis, inoltre, prevede che i tagliandi delle lotterie istantanee (meglio note come Gratta & Vinci) contengano avvertenze relative ai rischi connessi al gioco d’azzardo. I messaggi dovranno essere stampati su entrambi i lati, in modo da coprire almeno il 20% della superficie, riportando la dicitura “Questo gioco nuoce alla salute”. Riguardo agli apparecchi da intrattenimento, si prevede l’apposizione di formule di avvertimento sul rischio di dipendenza dalla pratica dei giochi con vincite in denaro sulle slot machine e videolottery, nonché nelle aree e nei locali dove vengono installate.
BUROCRAZIA – Semplificazione fiscale: ’disattivati’ spesometro e redditometro, abolito definitivamente lo split payment alle Partite Iva.
L’economia rallenta
Decelera l’economia italiana, condizionata dal contributo negativo della domanda estera netta. E’ quanto rileva l’Istat nella nota mensile sull’andamento della nostra economia, nella quale si segnala il rafforzamento di quella statunitense mentre si conferma il rallentamento di quella dell’area euro.
Inoltre, a giugno l’occupazione mostra una lieve flessione, in un contesto caratterizzato da miglioramenti su base sia trimestrale sia annuale. Si rafforza l’aumento dei prezzi al consumo, che rimane comunque inferiore a quello dell’area euro. L’indicatore anticipatore continua a registrare flessioni, segnalando il proseguimento dell’attuale fase di contenimento dei ritmi di crescita economica.