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LEGGERE UN LIBRO

Quali e quanti libri ho letto?

Quali non ve lo dico e quanti neppure, perché non è questo il punto. Il punto di cui volevo scrivere è: cosa mi è rimasto di tutti quei libri, cosa hanno cambiato quei libri.

Di alcuni mi sono innamorato, di altri ho ancora amore, di altri ancora non ho superato la ventesima pagina e li ho abbandonati.

Dipenderà dall’ argomento, dallo stile dello scrittore, dal mio stato d’animo di quel momento e non è vero che tutto è buono da leggere: alcune letture lasciano segni non buoni, travisano sentimenti e li mal descrivono.

Ma ci sono libri che cambiano la vita, che diventano il sostegno per la via maestra della vita. Anche quando questa si perde in quei meandri dove più nessun libro può farmi da compagno almeno, non dico da guida.

Ma quando per quei sentieri trovo il libro che contiene il pensiero giusto, quello che mi mancava per uscire da quel momento e meglio comprenderlo nel contesto che la vita rappresenta, allora ho trovato il libro giusto. Potrà essere il primo e l’ultimo, potrà essere uno di una lunga serie che lì finisce o che da lì continua, certo sarà quello su cui potrò fondare molti dei miei pensieri, quello che citerò ogni volta che parlerò e mi spiegherò.

A volte mi capita di ricordarmi di una sola riga di quel libro e allora me lo porto nell’angolo più nascosto dell’anima e, come si dice, ci penso sopra. Ne esce qualcosa di cambiato? Certo è che da quelle poche parole può anche sorgere qualcosa di inaspettato.

Quasi una iniziazione ad un nuovo cammino, quasi un tempo dell’ascolto e della verifica di questo ascolto. Perché ogni momento va anche ascoltato mentre si vive e le parole che a volte inaspettatamente si trovano in un libro possono aiutare a vivere meglio.

Non vorrei citare nessun libro, non voglio fare torti, ma ne ho finito di leggere uno poco tempo fa e ancora ci torno sopra perché mi è venuto in mente un gioco che facevamo da bambini, un po’ strano come gioco, era questo: a turno uno raccontava una storia, una qualsiasi, bella, brutta, paurosa, fantastica, reale, copiata o inventata lipperlì. Gli altri si tenevano le mani davanti agli occhi chiusi, quasi a fingere il buio di una sala cinematografica; alla fine ciascuno raccontava “il film” che aveva visto. Lo so, sembra un gioco di tanti anni fa, ma così è. Il bello era poi che ciascuno si era visto un suo film, non erano tutti uguali, non avevano tutti gli stessi scenari e le facce dei vari personaggi non erano poi sempre le stesse.

A me qualche volta viene, mentre leggo, da prendere una penna e cominciare a fissare su un foglio i pensieri che quella lettura mi suscita. Alla fine metto a confronto il giudizio finale su quel libro con quei pensieri scritti man mano e qualche volta contrastano, come a dimostrare che spesso si è frettolosi nell’esprimere giudizi e tirare conclusioni, come ogni nostro atteggiamento e pensiero può facilmente essere condizionato dal momento e solo alla fine di un vissuto si può provare a dire la propria.

A volte infatti ho amato di più il silenzio. Quel silenzio che accompagna una lettura di un libro, là dentro ho trovato l’infinitezza dell’anima: arriva dove meno si aspetta e a volte lascia stupefatti.

E per silenzio intendo sia quello orale che quello scritto, un silenzio totale. Credo che solo il pensiero non si possa costringere al silenzio, sarà questa l’infinitezza della nostra anima, sarà questa la coscienza e allo stesso tempo la paura di lasciarsi andare per i pensieri che un libro ti ispira.

(Le immagini sono di proprietà dell’autore)

Data:

15 Aprile 2022