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LEONE XIV – Il giorno dopo

Oggi che il papa è fatto, un bel Leone ruggente pieno di Spirito Santo, che ci darà sorprese di fede e di speranza, nonostante le etichette che abbiamo provato ad affibbiargli dal primo minuto(progressista, non trumpiano – come se avesse un senso parlare così), lasciatemi fare un passo indietro, e parlare di quella assurda, emotiva, divertente festa cattolica che è la piazza davanti a San Pietro.

Ancora non conoscevamo il nome, e la banda delle Guardie Svizzere prendeva posto sul sagrato, come tutte le bande, suona marcette infantili, assolutamente non solenni, e per di più vestendo una divisa turchese da cartone animato. Già la banda dei nostri Carabinieri, la polizia più elegante del mondo, per darsi un tono deve mettersi il pennacchio, figuriamoci questi volenterosi, che per parametro hanno un esecrito lillipuziano, le Guardie Svizzere appunto, vestito in pigiamini multicolori del Cinquecento (li avrà anche disegnati Michelangelo, ma insomma gli venivano
meglio gli affreschi dei vestiti).

E mentre dentro i portoni chiusi e solennissimi il corpo elettorale più esclusivo e colto che esista ha appena scelto in segretezza assoluta la nuova guida spirituale dell'umanità, fuori fazzoletti sventolano appena le telecamere li inquadrano, occhi rugiadosi sorridono, gabbiani tracagnotti si danno un tono solo perché stanno accovacciati accanto al comignolo della Sistina. Per le strade, la solita Roma caotica, che per una volta non strombazza ma cammina, affollandosi sulle strade come
sempre sconnesse della città centro del mondo, un gelato in una mano e un telefonino nell'altra.

Dappertutto, schiamazzo e cicaleccio, con giornaliste mal pettinate che accattano commenti sentimentali e non capiscono le risposte se sono date in inglese.
Ma va bene così. Noi siamo anche questo, il popolo di Dio non è una cricca elitaria di gente elegante, noi siamo famiglie sudate con bambini che strillano, siamo professioniste col trucco un po' sfatto che incastrano i tacchi fra i sanpietrini mentre cercano di acciuffare l'autobus che chissà il prossimo quando passa, siamo giovanotti appena usciti dal lavoro con la sacca del tennis a tracolla che stropiccia la giacca, siamo mamme con cento orecchie e mille occhi, e nonni che dicono la loro anche quando nessuno li ascolta.
 
Non c'è selezione all'ingresso, in questa festa della vita reale, e il la coppia tatuata coi capelli amaranto si pigia alle transenne vicino alla suora africana, tutti con la stessa idea, di dare almeno un'occhiata dal vivo nel momento in cui il nuovo Papa si affaccerà, chiunque egli sia, per farsi un'idea di a chi somiglia, che cosa dirà come prime parole, se parlerà italiano e con che accento.

Siamo lì a ritagliarci il nostro pezzetto di vita eterna su questa terra perché, anche fra tanti anni, potremo sempre dire “io c'ero”, e non per vanagloria, questa volta, ma davvero solo perché esserci è bello, sentire il chiasso e l'aria e guardare in alto come se tutto stesse accadendo proprio per noi.

E sai qual è il bello? Che è vero, che veramente quell'uomo e quell'immenso apparato sono lì, hanno un senso, solo perché lì sotto ci siamo noi, confusi e un po' stanchi ma pieni di curiosità, senza pretese, disponibili a tenerci in braccio i figli perché anche loro vedano, anche quando non sappiamo dove appoggiarci, e ad aspettare un po' allegri un po' distratti che finalmente quella finestra si apra.

Ecco, vorrei esprimere un desiderio oggi, ripensando a tutti noi assiepati lì sotto, nel pomeriggio di ieri: fra qualche giorno, quando i grandi della terra ritorneranno a Roma per partecipare alla prima messa pontificale, vorrei si ricordassero che se persino il Papa, che loro stanno omaggiando col secondo volo intercontinentale in due settimane, è lì solo per noi, tanto più loro, nei loro palazzi di governo, nei loro parlamenti, nei loro ministeri devono sapere che non c'è politica senza gente
normale da servire, che niente ha senso di tutto ciò che fanno se non è intelligente
amministrazione del bene comune per eccellenza, e cioè il potere politico ed istituzionale.

Niente di più, niente di meno.
Sia questo il senso, per ciascuno di loro, carico delle responsabilità della pace e della guerra, dei bilanci pubblici e delle infrastrutture, del commercio internazionale e dei viaggi spaziali, sia questo
il senso delle loro giornate e nessun altro: rendere meno faticosa la vita di tutti, un po' più semplice per ciascuno svolgere i doveri quotidiani, un poco meno difficile essere liberi.

Ricordassero questo, per il breve tempo della messa del Papa, il loro viaggio fino a Roma avrebbe avuto un significato. E allora la banda suonerà volentieri anche per loro.
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10 Maggio 2025

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