Dopo la fine della “politica del figlio unico”, la Cina dice addio anche alla norma che imponeva alle coppie di procreare al massimo due volte. Largo quindi ai terzi figli, in risposta all’ormai consolidato trend del calo delle nascite. Una società con meno bambini è mediamente più “anziana”, e ciò espone al pericolo di gravi ricadute sul sistema pensionistico: se scarseggia la forza lavoro giovane, anche l’agognata pensione per chi è avanti con l’età finisce per essere messa a repentaglio. L’agenzia Xinhua fa sapere quindi che lo Stato “promuove il matrimonio e il parto all’età giusta, l’assistenza prenatale e postnatale”, confermando che “ogni coppia può avere tre figli”.
Come accennato poc’anzi, le nuove disposizioni prevedono l’attuazione di misure di sostegno per le famiglie a livello finanziario, fiscale, assicurativo, educativo, abitativo, occupazionale e tanto altro. Un grande passo avanti se consideriamo che, fino a ieri, coloro che generavano un terzo figlio erano costretti a pagare una multa, con sanzioni anche della propria unità di lavoro.
Parallelamente, il governo cinese promette di migliorare i servizi di assistenza agli anziani, la sorveglianza e le previsioni demografiche per sostenere una crescita ponderata e consapevole. L’obiettivo ultimo è quello di ottenere e mantenere lo status di superpotenza economica e militare, facendo concorrenza agli Stati Uniti. Per questo, ovviamente, serve un piano strategico in cui nulla deve essere lasciato al caso: in quest’ottica, l’invecchiamento della popolazione costituisce un grosso problema. In un futuro non troppo lontano, l’età pensionabile potrebbe essere innalzata, come auspicato dal Partito comunista già lo scorso anno.