Svolta storica in Libia. A porre le firme, a Skhirat, in Marocco, per un governo di unità nazionale libico, sono stati i tre politici in rappresentanza di Tripoli, Tobruk e del sud,insieme a una decina di altri esponenti politici, tribali e associativi della società libica che hanno sancito l’accordo con un simbolico abbraccio.
Infine il documento è stato sottoscritto da tutte le parti e controfirmato dall’inviato speciale dell’Onu in Libia, Martin Kobler. Tra i punti chiave dell’accordo, oltre a un governo di unità nazionale e al suo insediamento a Tripoli entro 40 giorni dall’accordo, importanti sono l’appello per il cessate il fuoco immediato, l’apertura di corridoi umanitari e la transizione di un anno per portare avanti il processo costituzionale.
In Libia è, da orami quasi quattro anni, in corso una guerra civile. Da quando è morto il colonnello Gheddafi (1969-2011), il conflitto civile libico ha riguardato principalmente le forze fedeli all’ex rais – al potere per 42 anni – e le varie forze rivoluzionarie. Oggi la situazione è molto confusa e incerta. Il Paese è diviso fra due parlamenti: uno regolarmente eletto a Tobruk; l’altro auto-dichiarato a Tripoli. Inoltre, grazie a condizioni favorevoli a livello interno e d’area, la presenza delle milizie jihadiste in territorio libico, ormai da molti mesi documentata, sarebbe in continua espansione. Oltre al controllo di Sirte e di alcune piccole enclavi nelle zone centrali del Paese, l’IS mantiene, nonostante il conflitto di giugno con gruppi jihadisti locali che obbligò il movimento ad arretrare in maniera significativa, una presenza stabile alle porte di Derna, città portuale del nord-est libico. Sono, inoltre, presenti cellule attive nelle città principali come Benghazi e Tripoli e, a causa della porosità dei confini nazionali, sempre maggiore è diventato il flusso di militanti e armi in ingresso e in uscita dal Paese.
La mancanza di uno Stato centrale stabile e la frammentazione del controllo territoriale avrebbe poi consentito allo Stato Islamico libico di diventare nucleo centrale di una rete di alleanze con altri gruppi dell’area come Boko Haram e Morabituon (ala dissidente di AQIM-Al Qaeda nel Maghreb Islamico, confluita nello Stato Islamico) che, in Libia, avrebbero trovato una base di coordinamento per le proprie azioni nell’area. L’instabilità libica che, per molti mesi, è stata considerata la prima causa degli ingenti flussi migratori verso l’Europa, aprendo a discussioni di ampio raggio sul pattugliamento dei confini e su eventuali interventi tesi a bloccare le partenze è tornata, dunque, ad essere centrale nelle analisi perché considerata la principale barriera all’opera di contrasto dell’avanzata dei gruppi facenti riferimento ad Al Baghdadi.Il timore che l’IS, grazie all’arrivo di nuovi militanti ed all’effetto emulativo conseguente agli attentati parigini, possa prendere il controllo di una parte consistente del territorio libico, ha indotto la comunità internazionale a premere sui Governi di Tripoli e Tobruk perché riuscissero a trovare un accordo per un governo di unità nazionale e soprattutto a varare piani di intervento coordinato di contrasto allo Stato Islamico.
La pacificazione della Libia è ed è stata, dunque, un obiettivo strategico per tutta la comunità internazionale, per il cui accordo si è detta molto soddisfatta. L’inviato speciale dell’Onu in Libia, Martin Kobler, ha così dichiarato: “Questa è una giornatastorica per la Libia. Firmando questo accordo politico state portando a termine un processo, state voltando pagina”. “In Libia – ha continuato Kobler, rivolgendosi ai firmatari – siete personaggi politici importanti e la vostra presenza qui dimostra il vostro impegno a far ripartire la transizione democratica. Avete accettato compromessi a beneficio della Libia. Avete dimostrato coraggio, perseveranza e determinazione. Tutti i partecipanti hanno fatto sacrifici, l’alternativa sarebbe stata molto peggio. Le porte sono sempre aperte a chi non è qui oggi e il nuovo governo deve urgentemente dare una risposta a quanti si sentono messi ai margini. Questo è solo l’inizio di un lungo viaggio per la Libia.”
Molte le sfide del nuovo governo libico, dunque, prima fra tutte quella di combattere il terrorismo, porre fine alla guerra a Bengasi e avviare interventi umanitari urgenti. Con una comunità internazionale pronta a offrire il proprio sostegno, Italia in prima fila, come il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, presente alla firma in Marocco, ha sottolineato: “L’Italia è pronta a svolgere il proprio ruolo in base a quello che chiederà la nuova leadership della Libia”. Sarà infatti la comunità internazionale a garantire la sicurezza dell’insediamento dell’esecutivo nella capitale libica. E, in questo percorso di stabilizzazione, l’Italia, a quanto pare, giocherà un “ruolo fondamentale” nel quadro delle decisioni Onu ma anche del nuovo governo libico.