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Libia, manca accordo al vertice: nessun documento finale

Libia, manca accordo al vertice: nessun documento finale

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Nessun documento finale alla Conferenza di Palermo, a cui le diplomazie pure lavoravano da settimane. A quanto apprende l’AdnKronos, sarebbe stata in particolare la delegazione del generale Khalifa Haftar a contestare il testo della dichiarazione finale della Conferenza, che comunque già si sapeva nei giorni scorsi non sarebbe stata firmata, ma presumibilmente solo approvata.

Un vertice tra luci e ombre, quello sulla Libia. Alla sessione plenaria della Conferenza, infatti, non ha partecipato il generale Haftar e la delegazione turca si è ritirata. Significativa però la lunga stretta di mano che è andata in scena a Villa Igiea tra i leader ’rivali’, Haftar e il presidente del Consiglio Presidenziale della Libia Fāyez al-Sarraj, suggellata dal premier Giuseppe Conte.

CONTE – “Abbiamo voluto farci promotori di questa iniziativa nel pieno rispetto della ownership libica del processo. Le soluzioni non possono essere imposte dall’esterno” ha detto Conte. “Il contributo della comunità internazionale deve rispettare vivamente la sovranità libica evitando indebite interferenze – ha sottolineato – Spetta al popolo libico e ai suoi rappresentanti scegliere i tempi e le modalità con cui prendere le decisioni fondamentali per il futuro del Paese”. Poi, nella conferenza stampa finale, ha parlato di “un’ampia condivisione da parte della comunità internazionale che credo sia molto importante, non perché debba esprimere delle interferenze, ma perché il sostegno può favorire questa accelerazione del processo di stabilizzazione che può essere rimesso interamente agli attori libici”. E a una giornalista libica, secondo la quale oggi non sarebbero stati ottenuti successi, ha replicato: “Se il mezzo del successo è dire ’oggi abbiamo trovato tutte le soluzioni per la Libia’, allora è un insuccesso”.

INVIATO ONU – Per l’inviato delle Nazioni Unite per la Libia, Ghassan Salamé, la conferenza di Palermo è stata “un successo e una pietra miliare” nel percorso verso la stabilizzazione del Paese e “nello sforzo comune per aiutare i nostri amici libici a tracciare un futuro che porti via da questa situazione”. “Io ritengo che la Conferenza nazionale che pensiamo di fare nelle prime settimane del 2019 è stata resa più facile” dalla riunione di Palermo, ha detto Salamé, sottolineando di aver visto “il sostegno unanime nella comunità internazionale e poi il chiaro impegno da parte dei libici presenti, che hanno detto che contribuiranno alla conferenza e al suo possibile successo”. Anche Khalifa Haftar “si è impegnato a sostenere la Conferenza nazionale” ha assicurato l’inviato dell’Onu.

STRETTA DI MANO HAFTAR-SARRAJ – Nella foto della stretta di mano tra Haftar e Sarraj, pubblicata sul sito del governo italiano, si vedono i leader politici sorridenti con Haftar, l’uomo forte della Cirenaica, e Sarraj che si danno la mano e con il presidente del Consiglio che tiene le sue mani su quelle dei due libici. “Non è utile cambiare il cavallo mentre si attraversa ancora il fiume…” la metafora con cui Haftar si è rivolto, come si apprende da fonti diplomatiche, a Sarraj. Una metafora per spiegare al presidente del Consiglio Presidenziale che “non c’è bisogno di cambiare l’attuale presidente prima delle prossime elezioni”.

HAFTAR DISERTA IL VERTICE – Dopo l’incontro, Haftar è ripartito da Palermo: “Non parteciperemo alla conferenza neanche se durasse cento anni. Non ho nulla a fare con questo” evento, ha spiegato il generale in un’intervista rilasciata lunedì sera al suo arrivo a Palermo alla tv ’al-Hadath’. “Tutta la mia partecipazione è con i ministri europei e dopo questi miei incontri con loro, partirò immediatamente”, ha chiarito. Nelle dichiarazioni all’emittente, Haftar ha sostenuto di avere “altri impegni” che ne hanno reso necessaria la presenza in Libia.

TURCHIA SI RITIRA – Da parte sua, inoltre, la delegazione turca si è ritirata. Lo ha annunciato il capo della delegazione di Ankara, il vice presidente Fuat Oktay, citato dal sito del quotidiano ’Sabah’. Secondo l’agenzia di stampa ’Dpa’, la Turchia ha deciso di ritirarsi dopo essere stata esclusa dall’incontro di questa mattina tra il generale Haftar e altri Paesi. “La Turchia sta lasciando l’incontro con molta delusione”, ha affermato Oktay. “L’incontro informale che si è svolto questa mattina con alcuni attori presentati come protagonisti del Mediterraneo è un approccio molto fuorviante e dannoso al quale ci opponiamo con forza”.

Brexit, bozza di accordo tra Londra e Bruxelles

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Londra e Bruxelles hanno raggiunto un accordo provvisorio sul testo del trattato che regolerà l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. Lo riferiscono il ’Financial Times’ e la ’Bbc’.

La premier Theresa May convocherà per mercoledì una riunione di governo straordinaria per sottoporre l’accordo al giudizio dei suoi ministri.

May dovrà ora superare l’ostacolo di un governo e di una maggioranza divisi sull’esito del negoziato. In particolare, sulla questione del confine irlandese, che a lungo è rimasta la questione più spinosa sulla quale raggiungere un compromesso.

Il testo provvisorio dell’accordo, riporta la ’Bbc’ citando fonti del governo di Londra, è stato approvato a livello tecnico dai negoziatori britannici ed europei, al termine di un’intensa trattativa. Il ’Sun’ riferisce che in vista della riunione di governo di mercoledì, ciascun ministro è stato convocato questa sera per un colloquio individuale con la premier.

Il testo provvisorio dell’accordo, riporta la ’Bbc’ citando fonti del governo di Londra, è stato approvato a livello tecnico dai negoziatori britannici ed europei, al termine di un’intensa trattativa. Il ’Sun’ riferisce che in vista della riunione di governo di mercoledì, ciascun ministro è stato convocato questa sera per un colloquio individuale con la premier.

Fmi boccia quota 100

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“Sulla base delle evidenze registrate in altri Paesi è improbabile che l’aumento di pensionamenti” stimato con l’abbassamento dell’età pensionabile “creerebbe un pari numero di posti di lavoro per i giovani”. Lo scrive il Fondo Monetario Internazionale nel rapporto annuale sull’Italia, ricordando che “le autorità dovrebbero essere consapevoli che, anche se non cambiassero le politiche, l’Italia dovrà affrontare significative pressioni sulla spesa pensionistica nei prossimi 2-3 decenni che metteranno a dura prova i conti pubblici“.

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Inoltre, le misure di stimolo previste dalla manovra 2019 “comportano notevoli rischi al ribasso in quanto lascerebbero l’Italia molto vulnerabile” scrive ancora il Fondo, stimando che il debito pubblico rimarrà intorno al 130% del PIL nei prossimi 3 anni. Per l’Fmi “saranno necessari ulteriori aggiustamenti di bilancio solo per stabilizzare il debito”, alla luce del previsto aumento dei tassi di interesse e della spesa pensionistica.

PIL – Il Fondo Monetario Internazionale prevede poi una crescita economica annuale per l’Italia di circa l’1% nel 2018-20, destinata in seguito a calare. Nel rapporto annuale si stima un deficit per il 2019 intorno al 2,6/2,7% del PIL, mentre per il 2020-21 il disavanzo è previsto a circa il 2,8-2,9% “a meno che non vi sia un ampio sostegno politico per attivare la clausola di salvaguardia IVA o trovare misure compensative (nella misura pari allo 0,7-0,8% del PIL)”; interventi “che tuttavia si sono rivelati molto difficili in passato”.

CRESCITA – L’impatto sulla crescita italiana delle “notevoli misure di stimolo” previste dal governo Conte nella manovra è “incerto per i prossimi due anni e probabilmente negativo nel medio periodo, se dovesse persistere un livello elevato di spread” per i nostri titoli di Stato: è questo infine il giudizio espresso dall’Fmi, che “raccomanda invece di intraprendere un modesto e graduale consolidamento fiscale per mettere il debito pubblico su una solida traiettoria di discesa e per ridurre i costi di finanziamento”.

SALVINI – Allarme dell’Fmi? “No, io sono sicuro che si creerà lavoro e crescita. Lo dimostreranno i fatti, ne sono sicuro” dice all’Adnkronos il vicepremier Matteo Salvini, replicando alle critiche del Fondo monetario internazionale sulla manovra.

Ivanka vs Melania

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Bellissime, eleganti e anche un po’ rivali. Tra Melania e Ivanka Trump non scorrerebbe buon sangue o, meglio, per usare le parole del ’New York Times’ tra first daughter e first lady i rapporti sarebbero “complicati”. La competizione tra le due è nota, eppure, secondo quanto racconta il prestigioso quotidiano americano, lo staff della Casa Bianca sarebbe intervenuto più volte per placare le acque tra le donne più importanti di Donald Trump. E mentre dalla Casa Bianca smentiscono, “La first lady e Ivanka hanno ottimi rapporti” fa sapere un funzionario che preferisce restare anonimo, pare che Ivanka faccia molta attenzione a non pestare i piedi alla matrigna.

L’incidente più recente risale al viaggio di Melania in Africa. La terza moglie di The Donald avrebbe battuto sul tempo Ivanka nel recarsi in Ghana, Kenya ed Egitto, visto che la first daugher aveva programmato lo stesso viaggio, poi slittato a gennaio. Ma a generare ulteriori tensioni è stata la visita di Melania ad Accra, in Ghana, dove è stata fotografata mentre teneva in braccio un bambino. Appena due giorni dopo Ivanka ha pubblicato su Instagram un video girato dal team della Casa Bianca nel quale appare con in braccio un bambino di colore. E tanto è bastato affinché tra le due si generassero ulteriori frizioni, tanto da chiedere la mediazione del capo dello staff della Casa Bianca, John F.Kelly.

A detta del Nyt, le due donne vivrebbero un rapporto “complicato” e riuscirebbero a coesistere nell’universo trumpiano grazie a una piccola sovrapposizione di ruoli. Raramente sono apparse insieme. E non è un segreto che vivano i rispettivi ruoli in maniera diversa. L’una, Ivanka, rivendica con orgoglio il ruolo da consigliera del padre e ha un suo ufficio nell’ala Ovest della Casa Bianca. L’altra, invece, come ogni first lady prima di lei, ha il dominio dell’ala Est.

Gli esperti fanno fatica a definire la relazione tra le due. Quel che è certo è che entrambe esercitano un’enorme influenza sul presidente degli Stati Uniti. Katherine Jellison, professoressa dell’Università dell’Ohio, ha fatto notare un piccolo precedente storico nel quale first daughter e first lady si siano trovate nella condizione di coabitare alla Casa Bianca. Si tratta di Eleanor Roosevelt e Sara Delano Roosevelt, rispettivamente moglie e madre del presidente Franklin D. Roosevelt. “Entrambe hanno avuto una grande influenza sul presidente – ha spiegato l’esperta -. Nel caso di Melania e Ivanka, a volte ad essere in prima linea è una, a volte è l’altra”.

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13 Novembre 2018