La figura di Lilith, descritta come la prima donna creata da Dio prima di Eva, è avvolta in un mistero impenetrabile legato alle diverse interpretazioni filosofiche e teologiche del mito e dei testi sacri. Più volte ho discusso con sacerdoti e studiosi in merito a questo leggendario personaggio, purtroppo senza riuscire ad elaborare un quadro esaustivo che potesse rappresentarla fedelmente. Anche chi non ha una conoscenza approfondita della tradizione giudaico-cristiana conosce la storia di Adamo ed Eva, il primo uomo e la prima donna secondo il Libro della Genesi, creati per popolare il Paradiso Terrestre. Tuttavia, una tradizione alternativa del folklore ebraico propone una versione diversa: prima di Eva, Dio creò Lilith. Questa donna, formata dalla stessa terra usata per creare Adamo, appare come una figura ambigua per i “non iniziati”, una figura che si è evoluta nel tempo fino a incarnare significati profondamente ambivalenti, arrivando persino a trasformarsi in un demone.
Lilith nacque come compagna alla pari di Adamo. Entrambi, essendo stati creati dalla stessa sostanza, erano uguali in essenza. Tuttavia, questa uguaglianza fu fonte di attrito. Secondo una nota leggenda, Adamo e Lilith entrarono in conflitto quando quest’ultima rifiutò di sottomettersi a lui, sostenendo di essere stata creata allo stesso modo e quindi con pari dignità. Adamo, contrariato, cercò di imporre la propria autorità, sostenendo che fosse naturale per lui dominare Lilith. La disputa tra i due si fece aspra: Adamo affermava di avere il diritto di stare “sopra” di lei, mentre Lilith ribadiva fermamente di non voler assumere una posizione inferiore rispetto a quella dell’uomo.
Questa ribellione la portò a un gesto estremo: Lasciò il Giardino dell’Eden per propria scelta dopo aver pronunciato il nome sacro e impronunciabile di Dio, violando uno dei principali divieti divini. Questa decisione le permise di evitare l’espulsione e la punizione che in seguito colpì Adamo ed Eva e le conferì una sorta di eternità, non come premio ovviamente ma come maledizione (più volte nelle leggende ebraiche troviamo la vita eterna conferita da Dio come punizione e non come premo). La prima donna divenne così anche la prima vera ribelle, colei che si oppose sia all’uomo sia a Dio.
Secondo alcune leggende, Lilith si stabilì sulle rive del Mar Rosso, dove incontrò creature demoniache con cui generò una prole di spiriti oscuri e jinn. Adamo, che nel frattempo aveva chiesto a Dio una nuova compagna, sentiva comunque la mancanza di Lilith e implorò che fosse riportata a lui. Dio inviò tre angeli per convincerla a tornare, ma Lilith rifiutò fermamente, affermando di preferire la compagnia dei demoni alla sottomissione.
Col tempo, la leggenda di Lilith ha assunto toni sempre più oscuri. Nella tradizione rabbinica e in alcuni testi cabalistici, Lilith è raffigurata come una figura maligna, accusata di rapire i neonati, sedurre gli uomini e persino causare le polluzioni notturne, fenomeni interpretati come un modo per perpetuare la sua discendenza demoniaca. Lilith si è trasformata, così, da figura ribelle a succube, un demone femminile assimilato a creature come Lilitu, spirito notturno mesopotamico, e Lamia, figura della mitologia greca.
Attraverso l’evoluzione della sua figura, Lilith è stata trasformata da “prima moglie di Adamo” a demone oscuro e madre di tutti i demoni. Questo cambiamento è frutto di un intreccio di tradizioni mitologiche che hanno influenzato il folklore ebraico e le successive interpretazioni. Nella mitologia sumera e accadica, ad esempio, Lilith è collegata a una triade demoniaca composta da Lilitu, Lilu e Ardat-Lili, figure che rappresentano rispettivamente uno spirito femminile, uno maschile e una figlia demoniaca. Lilith è descritta come un’entità che vive tra il giorno e la notte, una figura selvaggia e inafferrabile che abita i confini tra l’umano e il divino.
Nonostante le connotazioni demoniache attribuitele nel corso dei secoli, Lilith è stata rivalutata nella cultura moderna. Nelle religioni neopagane è venerata come dea della libertà e della ribellione. Non più vista esclusivamente come entità maligna, è considerata una manifestazione della forza e della volontà femminile, un’icona che simboleggia la possibilità di scegliere un percorso alternativo a quello imposto dalle norme sociali e religiose. Lilith, con il suo rifiuto di conformarsi e la scelta di vivere come desidera, rappresenta oggi un simbolo di resistenza contro la tradizionale immagine femminile subordinata e obbediente, una visione spesso alla base di violenze e femminicidi giustificati da un fanatismo religioso mai estintosi.