Nella sua Gaeta, città d’adozione, ieri (20 aprile 2022) Lina Senese ha iscritto un ennesimo successo nel repertorio della sua celeberrima carriera ultratrentennale tra le ribalte nazionali ed estere.
Il suo concerto “Io, Eva…femmena e malafemmena” sul palcoscenico del Teatro Ariston non ha smentito le attese del pubblico oceanico che fedelmente la segue in ogni appuntamento che la vede presente nella bella cittadina del sud pontino, dove l’artista è un’icona da sempre.
Le “anime” della donna e l’artista poliedrica
Di di lei faccio fatica a trovare una definizione che, nello spazio di una sintesi, possa perfettamente coniugarsi con la sua straordinaria tempra artistica. “Incanta la voce della Senese”, “Magia di Lina”, “Lina Senese poetessa in musica”, “Lina Senese, emozioni in musica”… sono alcune delle espressioni riportate nelle rassegne stampa che la riguardano.
Tutte appropriate, tutte senza indulgenze celebrative. Ho voluto repertoriare quelle cui accedo con autentica adesività ma mi si conceda di dire con franchezza che ciascuna di esse comunica, nella sua essenza polirematica, “declinazioni frazionate” della Senese.
Il tutto della Senese lo apprezza solo se si assiste dal vivo ad un suo spettacolo perché è allora che si partecipa di un’intensità vocale in cui poesia e musica vorticano nella magica affabulazione prodotta dalla loro compresenza e complementarità.
Poliedricità artistica unica sostenuta dalle sue anime.
Per essere precisi sono due le anime della Senese. E’ lei stessa a dichiararlo nella titolazione data al suo doppio CD, La mia doppia anima, che le è valso in Francia e in Belgio l’appellativo di Nouvelle Piaf.
Lina appartiene a quella parte dell’Italia che è motivo di orgoglio nazionale nel mondo. Come lo stesso Presidente francese Macron ha affermato: “le sue interpretazioni in francese hanno la stessa forza emotiva che nella sua lingua natale”.
Il francese, d’altra parte, è la sua seconda lingua, la lingua che ha sempre amato. Dopo la laurea in lingue straniere con una tesi sperimentale presso la Sorbona di Parigi e il diploma post lauream di interpretariato, ha formato centinaia di studenti e continua è la sua opera di traduzione (ultimamente la SIAE le ha riconosciuto la paternità della versione francese di Era di maggio).
Ma non sono solo Francia e Belgio i Paesi ad accoglierla con entusiasmo. Nel giugno 2019 ha rappresentato l’Italia al Cairo, in occasione della Festa della Musica. La manifestazione, organizzata dal Ministero degli esteri e dalla SIAE si è rivelata senza precedenti anche l’aver lei fatto, contestualmente, da madrina all’inaugurazione di un percorso tattile per non vedenti, presso il museo egizio cairota. Entrambi gli eventi sono stati ripresi dalla RAI che ne ha fatto uno speciale dal titolo “Napoli tra le piramidi”.
Ma la doppia anima di Lina Senese non è solamente quella che riluce sui palcoscenici. E vi dico perché.
La Vita che fa la Storia
Avevo ricevuto in dono il CD di Lina Senese e, affascinata dall’intensità della sua voce, volli far salpare l’emozione lungo le rotte della navigazione 2.0. Ho preso virtualmente parte ai suoi tanti spettacoli dal vivo e, come sempre mi accade, ho patriotticamente gioito per gli apprezzamenti che ha riscosso all’estero. Mi sono determinata, dunque, oltre che a riservarle uno spazio nella Rubrica di Cultura dell’InternationalWebPost ad incontrarla.
Amo conoscere le vite che fanno la Storia, quella storia che va indagata e riportata perché sia trasmessa alle generazioni future con tutto il suo carico di bellezza.
Ho scoperto la Lina Senese donna, professionista, attivista di pace, tutta la forza di un vissuto nella diuturna sfida contro le limitazioni inferte da un male inesorabile: una retinite pigmentosa, malattia a oggi incurabile che la sta conducendo alla cecità.
Un male che l’avrebbe condannata oltre che alla fine dell’attività professionale all’inerzia forzata, ponendo un punto d’arresto anche all’ impegno operativo presso le numerose associazioni di volontariato che sostiene.
Per una esistenza ordinaria sarebbe sicuramente avvenuto ma quella di Lina è deputata a divenire una Vita che fa la Storia, una vita straordinaria che non si arrende alle contumelie. La vista le si spegne impietosamente compromettendo l’autonomia ma la sua voce potente parla a chi l’ascolta, commuove, emoziona. La sua voce può essere strumento per aiutare chi versa nel bisogno. Lina lo sa. E canta Lina, canta ovunque c’è un cuore che soffre. E’ artista richiesta e lei va senza misurare distanze e difficoltà. Senza risparmiarsi. Affabulano le sue anime gremendo le platee e i suoi concerti raccolgono fondi per la ricerca e il sostegno di svariate associazioni valendole prestigiosi riconoscimenti (Premio nazionale Megaris (1992), Croce dei Sette Valori della Croce Rossa Italiana (1995), Premio internazionale La Mimosa come donna dell’anno (2003), Premio nazionale Portico D’Onofrio (2003), Premio Solidarietà Associazione Rosy (2005), Premio CRC e nomina ad Ambasciatrice di Solidarietà (2008), Premio L’uomo e gli altri (2015).
Il più recente le viene attribuito nel 2020, durante il lockdown: per l’impegno profuso nel dare sollievo alla solitudine di tanti, donando la sua voce l’INSPAD (Institute of Peace and Developpement) e la Gandhi Peace Foundation Nepal la nomina Ambasciatrice mondiale per la pace .
Teatro Ariston di Gaeta: Sold out per “Io Eva..femmena e malafemmena”
L’evento di punta della rassegnadi primavera al Teatro Aristondi Gaeta ha confermato le attese: un vasto repertorio con brani per quello che a tutti gli effetti è stato un concerto dal forte impatto emotivo.
Parole e musica in connubio per trasmettere le storie delle donne rese famose perché celebrate nei testi entrati nella tradizione popolare e in quella canora di autori d’eccezione.
Donne come la Ninì Tirabusciò, le donne della Tammurriata, la Maruzzella di Carosone, la Malafemmena di Totò, la Lei di Asnavour, la Nera protagonista di Voce e’ notte, la Rosa di I te vurria vasà, Matalena la zingara, Ayse Karacagil di Vecchioni.
Un viaggio emozionante, talvolta ammiccante e sensuale dove, in un caleidoscopio di suoni e luci, Lina Senese fa sublimare la bella, gioiosa, pittoresca, maliziosa canzone napoletana. Io Eva… femmena e malafemmena è uno spettacolo dove cultura, divertimento e sensibilità sociale si fondono in un unicum.
Desidero che le persone escano dal teatro arricchite e felici. Farò in modo che dalla sala dell’Ariston si elevi un canto collettivo per ritrovare quell’unità, quella condivisione che tanto ci è mancata in questi ultimi due anni, ha dichiarato prima dell’esibizione.
Nessuno ne avrebbe dubitato. Nessuno dei suoi fans, vecchi e nuovi.
Ho assistito allo spettacolo e vi assicuro che la Senese si è rivelata una conferma di una presenza scenica travolgente tanto quanto la vasta cultura. Personalmente trovo in queste sue doti, in parte innate, in parte frutto di impegno (studia quotidianamente ma a ridosso dell’esibizione il tempo che dedica alle prove non conosce pause di riposo), la carica magnetica che va in osmosi con la potenzialità canora.
Penso che chiunque riferisce della sua doppia anima rischia di rendere un’immagine che potrebbe apparire marginalizzabile esclusivamente alla duplice espansione professionale di docente di lingue e cantante.
Dopo aver assistito ai suoi spettacoli io riconosco in Lina Senese più anime, tante quante sono le protagoniste e i protagonisti delle canzoni perché, nell’interpretarli, di ciascuno di essi si prende cura, raccontando luoghi e umanità, penetrando nelle loro vite in un’osmosi tale da renderli vivi, da animarli nella complicità di luce e colore come solo i talenti poliedrici sanno fare. Tale capacità di “animazione” mette a nudo l’entità di un lavoro non comune in una disciplina rigorosa e ciò prima ancora dell’arte giunge tangibile nella sensorialità del pubblico.
“L’elemento interno dell’opera è il suo contenuto – affermava Kandinskij –. È dunque indispensabile la vibrazione dell’anima perché l’opera d’arte possa venire alla luce”.
E perché possa, suscitando un’emozione spirituale, accompagnare l’anima nel suo viaggio verso l’infinito la musica, quella bella, non conosce barriere sociali o anagrafiche, perché parla al cuore delle persone. Il repertorio di Lina è caleidoscopico come la sua arte: tristezza e rabbia, sorriso e speranza, dolore e riscatto, talvolta pietas. Quella pietas che esprime la realtà di un vissuto attraversato e traslato in immagini musicate con le note vibranti della volontà di comunicare il pieno recupero dei valori, abbandonando la sciatteria e l’abbrutimento.
Le sue canzoni trascendono le generazioni (i giovani che assistono ai suoi concerti sono sempre tanti) e gli stili musicali in un crescendo verso quello che, per restare in ambito musicale è il punto agogico, l’esplosione della bellezza.
Se è un interprete, l’artista deve avere la capacità di interrogare il passato: spesso vive nella solitudine del confronto con autori che per vari motivi restano in una dimensione perimetrata. L’incanto in Lina è proprio questo essere artista di una società e per la società con le due anime che incantano e attraggono insieme a tutte quelle porta con sé nell’interpretazione scenica ma con una voce, una voce divina. La voce di una donna che con la sua vita fa la Storia.