Quando si parla di latino e greco le si indicano sempre come lingue morte, perché nella realtà di oggi esse non hanno alcun utilizzo pratico. Si studiano fondamentalmente per allenare la mente e anche per introdurre a un passato fatto di grandi nomi che hanno cambiato il corso della storia. Basti pensare che il latino è stato utilizzato da grandi scienziati e filosofi, come Galileo, e che il suo uso si sia protratto fino al 1800 in Italia, dove anche la chiesa lo utilizzava ancora durante le messe. Il resto è storia recente di una materia che viene studiata soprattutto nei licei, ma di cui si fa fatica a trovare l’utilità. Secondo alcuni esperti stranieri dello studio del linguaggio, il latino servirebbe per lo più a formare un proprio vocabolario. Sappiamo infatti che ogni parola ha una sua etimologia, ossia che proviene da una radice latina o greca. I termini di queste due lingue, a loro volta, hanno esportato le radici del ceppo indeuropeo, un gruppo di lingue parlate dall’omonimo popolo nomade che nell’antichità si spostò dall’Asia fino all’Europa, prima della nascita delle grandi civiltà che hanno inventato la scrittura. E proprio attraverso la morfologia del linguaggio, che permette di risalire alla radice originaria di una parola, se ne possono formare tante altre dalla stessa, aiutandoci a costruire un vocabolario ampio. Ogni parola, seppur derivante dalla stessa radice, ha però un significato differente che va adattato al singolo contesto di una frase. Quindi, andare alla radice di una parola, secondo gli studiosi, sarebbe una soluzione molto più semplice che risalire al significato stesso delle parole.
In America si sta cercando di portare lo studio del latino anche nelle scuole primarie, per permettere agli studenti di apprendere l’importanza di radici, suffissi e prefissi latini nell’arricchire il proprio vocabolario personale. In altre parti, invece, piuttosto che far studiare una nuova lingua, si preferisce insegnare solo le radici da cui derivano le parole, che siano esse greche o latine. A questo proposito ha assunto un ruolo rilevante il programma Caesar’s English di Michael Clay Thompson. Infatti, quest’ultimo permette già da piccoli di studiare in più livelli le radici latine o greche da cui formare le parole inglesi. Coloro che intraprendono gli studi classici possono studiare su libri di un livello più avanzato, che si presentano come dei veri saggi, con all’interno anche mappe e immagini per migliorare ulteriormente l’apprendimento. Questi libri, inoltre, forniscono anche lezioni dettagliate sulla storia romana e sull’evoluzione della lingua latina rapportata alla letteratura inglese e ad altre lingue. Con il Caesar’s English, Thompson si propone di unire “il vocabolario della scienza, della matematica, della storia, della letteratura, dell’arte e di altre discipline in un grande tessuto di vocabolario che renderà gli studenti migliori in ogni materia e prepararli per il college avanzato e il vocabolario professionale come nessun altro curriculum ha mai avuto”.
In alcune scuole, invece, ci si focalizza sullo studio di una radice a settimana da cui ricavare delle parole. In altre sulle unità tematiche, per cui si parte da un tema per conoscerlo in maniera approfondita.