“Io, Kamala Devi Harris, giuro solennemente di sostenere e difendere la Costituzione degli Stati Uniti contro tutti i nemici, esterni e interni; di serbarle fedeltà e vero affidamento, senza alcuna riserva mentale o intenzione elusiva; e di bene e fedelmente adempiere ai doveri della carica che sto per assumere. Dio mi assista in questo”. E “Io, Joseph Robinett Biden Junior, giuro solennemente di adempiere con fedeltà all’ufficio di presidente degli Stati Uniti, e di preservare, proteggere e difendere la Costituzione al meglio delle mie abilità. Dio mi assista in questo”. Il momento è giunto: con queste esatte parole, precisamente alle 17.45 di ieri, gli Stati Uniti d’America hanno accolto il loro 46° Presidente e la sua Vicepresidente. Una cerimonia di insediamento diversa dalle precedenti, a causa della pandemia: nessun grande evento pubblico, nessuna folla che solitamente assiste all’inizio di un nuovo primo mandato. Vi è stato solamente il discorso di Biden, l’inno cantato da Lady Gaga e un’esibizione di Jennifer Lopez. Non ha presenziato il capo di stato uscente Donald Trump, che aveva già liberato lo Studio Ovale in mattinata e si era recato in Florida. Presente l’ormai ex-Vicepresidente Mike Pence, che aveva preso le distanze dall’operato del tycoon durante le battute finali delle elezioni presidenziali di novembre e soprattutto durante l’attacco del 6 gennaio al Campidoglio.
Il primo capitolo della nuova storia americana è stato preceduto da un lungo e travagliato prologo. Il risultato delle elezioni presidenziali, con tutti i record statistici che si porta dietro, aveva sin da subito dato ragione a Biden: più di ottantuno milioni di voti popolari e trecento sei grandi elettori ottenuti, rispettivamente il 51.4% e il 56.9% del totale. Risultati inequivocabili. Ma non per Donald Trump, che ha faticato a mollare la presa e solo a distanza di giorni dal verdetto ha acconsentito alla transizione. Tra accuse di brogli e minacce di riconteggio, la strada verso la nuova presidenza non è stata per nulla quieta. La bomba è scoppiata a inizio mese, con l’ormai tristemente famoso attacco al Campidoglio costato la vita a cinque persone, che ha peraltro comportato l’allontanamento definitivo del tycoon dal social network Twitter. L’ultima riga prima di voltare pagina. E lo si farà con una serie di misure che, lette tra le righe, veicolano significati non da poco: entro poche ore Joe Biden firmerà una serie di ordini esecutivi con cui intende interrompere la costruzione del muro al confine con il Messico. Non solo: la volontà è anche di reintegrare gli Stati Uniti negli accordi di Parigi, arrestare l’uscita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e soprattutto imporre l’obbligo della mascherina in tutte le proprietà del governo federale.
Forse proprio dietro queste decisioni si cela il vero significato del Make America Great Again tanto sbandierato da Donald Trump, ma il cui potenziale è rimasto fortemente inespresso. Lungi da questa sede esprimere giudizi, anche perché il 45° POTUS, come è indicato con l’acronimo, ha attuato anche mosse corrette; il punto è che la nuova era sembra quasi un colpo di spugna sul recente passato. Un passato che, senza se e senza ma, ha visto il suolo americano essere teatro di disuguaglianze e crimini commessi in nome delle stesse. La vicepresidenza affidata a Kamala Harris è un segnale forte e chiaro: prima donna vicepresidente degli Stati Uniti, prima afroamericana e prima asioamericana a ricoprire la carica. Una sinergia di culture e mondi diversi, che in un’epoca globalizzata dovrebbe essere considerata pane quotidiano. Proprio su questo verteva il discorso del neo presidente: sulla necessità di superare le divisioni per fronteggiare il momento difficile che sta vivendo non solo l’America, ma il pianeta intero. “Non c’è tempo da perdere quando si tratta di affrontare le crisi che dobbiamo affrontare” è il primo tweet del nuovo Capo di Stato. “Ecco perché vado subito allo Studio Ovale per mettermi subito al lavoro e offrire un’azione coraggiosa e sollievo immediato per le famiglie americane”. America, sei pronta? Si può ora, dunque, guardare al futuro con rinnovato entusiasmo e ritrovata speranza. Tra quattro anni bilanci e considerazioni, con l’augurio da parte di tutto il mondo che possano essere solo lieti.