La variabile “Intensity of Local Competition” (intensità della competizione locale) si riferisce al grado di rivalità tra le imprese che operano all’interno di un mercato geografico specifico. Questa variabile misura quanto è accesa la concorrenza tra le aziende che offrono prodotti o servizi simili nella stessa area, e può essere influenzata da diversi fattori, come il numero di concorrenti, la loro dimensione, la quota di mercato e le strategie di marketing adottate. Un’alta intensità di competizione locale implica che le imprese devono impegnarsi maggiormente per mantenere o aumentare la loro quota di mercato, utilizzando strumenti come la riduzione dei prezzi, il miglioramento della qualità dei prodotti o servizi, e l’innovazione per differenziarsi dalla concorrenza. In questo contesto, la pressione competitiva può spingere le aziende a migliorare continuamente le loro operazioni e la loro offerta al cliente. Al contrario, una bassa intensità della competizione locale potrebbe indicare che esistono poche imprese concorrenti o che le imprese presenti non si impegnano particolarmente nella concorrenza diretta, permettendo a ciascuna di mantenere una posizione più stabile senza sforzi significativi per attrarre clienti. L’intensità della competizione locale può avere un impatto significativo sulla redditività delle imprese, influenzando i prezzi, i margini di profitto e l’innovazione. Un mercato altamente competitivo tende a essere più dinamico, ma può anche comportare sfide maggiori per la sopravvivenza delle imprese, soprattutto per le nuove entrate o le piccole aziende. I dati fanno riferimento al periodo tra il 2013 ed il 2020.
Intensità della competizione locale nel 2020. L’intensità della competizione locale è un parametro cruciale per valutare la pressione competitiva tra le imprese in un determinato mercato. I dati forniti offrono una panoramica delle differenze globali in questo aspetto, mostrando come la competizione locale varia da un paese all’altro. Analizzando il quadro generale, possiamo vedere che i mercati più sviluppati e altamente industrializzati tendono ad avere un’intensità di competizione più elevata, mentre i mercati emergenti o in via di sviluppo mostrano una competizione locale relativamente più bassa.Nella parte superiore della classifica troviamo il Giappone con un punteggio di 87,2, seguito da Hong Kong (85,6), Stati Uniti (84,3) e Corea del Sud (83,9). Questi paesi sono noti per la loro economia altamente competitiva e dinamica, caratterizzata da un alto numero di imprese attive nei mercati chiave come la tecnologia, la produzione industriale e i servizi finanziari. Ad esempio, il Giappone e la Corea del Sud sono leader mondiali nei settori dell’elettronica e dell’innovazione tecnologica, dove la concorrenza è particolarmente intensa. La presenza di grandi conglomerati, unita a una forte cultura dell’innovazione, contribuisce ad aumentare la pressione concorrenziale.Hong Kong si distingue come uno dei principali centri finanziari globali, dove l’intensità della competizione locale è spinta dalla presenza di un elevato numero di banche, società di investimento e altre istituzioni finanziarie. In questo ambiente, le imprese devono competere non solo a livello locale ma anche con attori internazionali che operano in un mercato altamente integrato. La posizione di Hong Kong è ulteriormente rafforzata dalla sua vicinanza alla Cina continentale, che rende la competizione ancora più agguerrita, soprattutto nei settori legati al commercio e alla logistica.Gli Stati Uniti occupano il terzo posto, confermando il loro ruolo di leader globale nei settori della tecnologia, dell’innovazione e dei servizi. Silicon Valley, per esempio, è un simbolo di competizione feroce, dove aziende tecnologiche di tutte le dimensioni competono per ottenere la leadership in settori come l’intelligenza artificiale, il cloud computing e l’automazione. Questa elevata concorrenza ha portato gli Stati Uniti a mantenere una posizione dominante nei mercati globali e a stimolare continuamente l’innovazione.Osservando l’Europa, paesi come Olanda (80,5), Francia (80,0) e Regno Unito (79,9) mostrano anch’essi un’alta intensità della competizione locale. In questi mercati, l’elevata concorrenza è in parte dovuta alla densità delle imprese presenti e alla forte integrazione economica all’interno dell’Unione Europea. L’Olanda, per esempio, è un importante hub logistico e commerciale, facilitato dalla presenza di uno dei porti più grandi d’Europa, Rotterdam, che genera una competizione agguerrita tra imprese nel settore dei trasporti e della logistica. Allo stesso modo, la Francia e il Regno Unito, con economie diversificate e avanzate, vedono una competizione intensa nei settori della moda, della finanza e dei servizi tecnologici.In Medio Oriente, Turchia (80,5) e Israele (75,4) sono tra i paesi con livelli di competizione più elevati. La Turchia è un’importante economia emergente, e la competizione locale è alimentata dalla sua posizione strategica tra Europa e Asia, che la rende un punto di transito per numerose rotte commerciali. Israele, invece, è nota per il suo settore tecnologico avanzato, spesso definito “Startup Nation”, dove la competizione tra le giovani imprese tecnologiche è particolarmente intensa, specialmente nel campo della sicurezza informatica e delle tecnologie militari.Scorrendo la classifica verso il basso, vediamo un calo nell’intensità della competizione locale nei paesi emergenti e in via di sviluppo. Brasile (68,2), India (67,6), Bangladesh (67,5) e Nigeria (68,7) hanno punteggi significativamente più bassi rispetto alle economie avanzate. Ciò può essere attribuito a diversi fattori, tra cui una minore densità di imprese, economie meno diversificate e infrastrutture meno sviluppate, che riducono le opportunità di competizione diretta. Tuttavia, anche se la competizione locale è meno intensa, questi mercati offrono grandi opportunità di crescita per le imprese internazionali, dato l’aumento della domanda interna e la crescente apertura ai mercati globali.Per esempio, in India, la competizione locale è in crescita, soprattutto nei settori della tecnologia e del commercio elettronico, dove aziende come Amazon e Flipkart competono per dominare il mercato. Tuttavia, molti settori tradizionali rimangono meno competitivi, a causa di barriere regolamentari e infrastrutturali.Nella parte inferiore della classifica troviamo paesi come Iran (58,0), Croazia (57,1), Argentina (55,4) e Ethiopia (45,6). Questi paesi mostrano una competizione locale relativamente bassa, spesso a causa di fattori economici o politici che limitano lo sviluppo di mercati competitivi. In Iran, per esempio, le sanzioni economiche internazionali e il controllo governativo su molti settori dell’economia hanno ridotto la possibilità di una concorrenza aperta tra le imprese private. Allo stesso modo, in Etiopia, la bassa intensità della competizione è in parte dovuta alla mancanza di infrastrutture adeguate e a un’economia che è ancora fortemente basata sull’agricoltura.In Argentina, l’instabilità economica, l’inflazione elevata e le frequenti crisi finanziarie hanno reso difficile per le imprese competere in modo efficace, portando a un mercato meno dinamico rispetto ad altre economie della regione. Anche se l’Argentina ha un potenziale significativo in settori come l’agricoltura e le risorse naturali, l’incertezza economica continua a rappresentare un freno allo sviluppo di una competizione locale più intensa.I dati mostrano chiaramente che l’intensità della competizione locale varia notevolmente tra i paesi, riflettendo le differenze economiche, culturali e politiche. Nei mercati avanzati come Giappone, Stati Uniti e Corea del Sud, la competizione è spinta dall’innovazione, dalla densità delle imprese e dalla sofisticazione dei consumatori. Nei paesi emergenti, la competizione è in crescita, ma è spesso ostacolata da fattori come la mancanza di infrastrutture e un accesso limitato ai mercati internazionali. Infine, nei paesi con bassa intensità di competizione, le barriere economiche e politiche continuano a limitare la crescita del settore privato e l’espansione delle opportunità di mercato.
Intensità della competizione locale tra il 2013 ed il 2020. ‘analisi dei dati sull’intensità della competizione locale nei vari paesi tra il 2013 e il 2021 rivela tendenze significative nei mercati globali, con alcune economie che hanno visto un aumento della competizione interna, mentre altre hanno registrato un calo. L’intensità della competizione locale è una misura importante del dinamismo economico, poiché un alto livello di concorrenza tra le imprese può favorire l’innovazione, migliorare la qualità dei prodotti e dei servizi e ridurre i prezzi per i consumatori. Un aspetto rilevante emerso dai dati è l’aumento significativo dell’intensità della competizione locale in diversi paesi, in particolare quelli emergenti o in via di sviluppo. Un esempio lampante è rappresentato dalla Guinea, che ha registrato un aumento impressionante di 24,6 punti tra il 2013 e il 2021, con una variazione percentuale del 47,95%. Questo potrebbe riflettere un’accelerazione del processo di industrializzazione e una maggiore partecipazione delle imprese locali nel mercato globale, contribuendo così a intensificare la concorrenza. Un altro paese che ha sperimentato un significativo aumento della competizione locale è l’Armenia, con una variazione assoluta di 26,1 punti e una variazione percentuale del 54,95%. Anche in questo caso, possiamo ipotizzare che il miglioramento dell’ambiente economico e la liberalizzazione dei mercati abbiano facilitato la crescita del numero di imprese attive, stimolando la concorrenza interna. Lo stesso vale per paesi come Serbia (+20,5 punti) e Albania (+19,8 punti), entrambi in forte crescita economica nel periodo post-crisi finanziaria globale. Inoltre, l’incremento dell’intensità della competizione locale in paesi come Colombia (+13,1 punti), Honduras (+10,3 punti) e Vietnam (+10,5 punti) suggerisce che questi mercati stiano evolvendo verso modelli economici più aperti e dinamici. L’integrazione di questi paesi nelle catene di valore globali potrebbe aver contribuito a stimolare una maggiore concorrenza locale, soprattutto nei settori manifatturiero e dei servizi. Anche alcune economie sviluppate hanno registrato un aumento dell’intensità della competizione. Gli Stati Uniti, ad esempio, hanno visto un aumento di 6,9 punti con una variazione percentuale dell’8,91%. Questo incremento può essere attribuito all’innovazione tecnologica e all’emergere di nuove industrie, come quella tecnologica e dell’e-commerce, che hanno introdotto una concorrenza dinamica e continua. Silicon Valley, come centro tecnologico globale, ha favorito una competizione agguerrita tra startup e giganti del settore, contribuendo al risultato complessivo. Anche il Giappone ha registrato un aumento dell’intensità della competizione locale, con un incremento di 3,1 punti e una variazione percentuale del 3,69%. Il paese è noto per il suo ambiente economico altamente competitivo, soprattutto nei settori automobilistico ed elettronico. La continua innovazione e la pressione sui margini di profitto in questi settori potrebbero aver ulteriormente spinto l’intensità della competizione. Interessante è anche l’aumento osservato in paesi come la Francia (+5,4 punti) e il Regno Unito, anche se quest’ultimo ha registrato una lieve diminuzione nel 2021 rispetto al picco precedente. Questi dati riflettono un mercato europeo che, nonostante le difficoltà legate alla Brexit e alla pandemia, continua a mantenere un elevato livello di concorrenza, specialmente nei settori della moda, della finanza e delle tecnologie avanzate. D’altra parte, alcuni paesi hanno registrato una diminuzione nell’intensità della competizione locale. Paesi Bassi, Germania e Belgio hanno visto cali rispettivamente di 4,1 punti, 3,5 punti, e 4,1 punti, con variazioni percentuali negative comprese tra il 4,85% e il 4,96%. Questi risultati potrebbero indicare una saturazione del mercato o un consolidamento delle imprese, dove pochi attori dominano il panorama economico, riducendo così la concorrenza diretta tra le imprese. Nei mercati maturi, le fusioni e acquisizioni e la concentrazione delle imprese possono essere fattori che contribuiscono a una minore competizione. In particolare, il calo dell’intensità della competizione in Paesi Bassi e Germania potrebbe essere collegato alla crescente regolamentazione e al ruolo predominante delle grandi imprese, che possono scoraggiare la concorrenza delle piccole e medie imprese. Inoltre, questi paesi hanno economie altamente avanzate, e una certa stabilizzazione del livello di competizione può essere naturale in mercati maturi. Anche in alcuni paesi emergenti o in via di sviluppo si osserva una riduzione dell’intensità della competizione locale. In India, per esempio, l’intensità della competizione è diminuita di 5,3 punti con una variazione percentuale del 7,27%. Questo dato potrebbe sorprendere, considerando che l’India è una delle economie emergenti più grandi e dinamiche al mondo. Tuttavia, fattori come le barriere regolatorie, la complessità burocratica e la difficoltà di fare impresa potrebbero aver contribuito a limitare la crescita della concorrenza interna, soprattutto per le piccole e medie imprese. In modo analogo, paesi come il Qatar (-13,3 punti) e lo Sri Lanka (-9,6 punti) hanno registrato cali significativi, che potrebbero essere attribuiti a crisi economiche, instabilità politica o un maggiore controllo statale su alcuni settori chiave. In Qatar, ad esempio, l’economia fortemente dipendente dal settore energetico potrebbe aver limitato lo sviluppo di altri settori, riducendo così la concorrenza locale. Un’ulteriore osservazione importante riguarda le significative differenze regionali. Paesi africani come la Nigeria (+9,8 punti) e il Kenya (+6,5 punti) hanno visto un aumento della competizione locale, il che suggerisce che alcune economie africane stanno rapidamente evolvendo, con un crescente numero di imprese che si contendono il mercato interno. Questi mercati emergenti stanno attirando sempre più investimenti internazionali, il che potrebbe contribuire a intensificare la competizione. Nel contesto dell’America Latina, paesi come Messico (+7,4 punti) e Ecuador (+14,9 punti) mostrano anch’essi un aumento dell’intensità della competizione. Questo potrebbe essere correlato alle riforme economiche e all’apertura commerciale, che hanno favorito un ambiente più competitivo. L’analisi dei dati sull’intensità della competizione locale dal 2013 al 2021 mette in luce una tendenza globale verso una maggiore concorrenza, specialmente nei mercati emergenti. Tuttavia, si osservano anche segni di consolidamento e calo della concorrenza in alcune economie mature, probabilmente dovuti alla concentrazione del mercato e all’emergere di attori dominanti. Le dinamiche della concorrenza locale sono influenzate da fattori economici, politici e regolatori, e variano notevolmente da paese a paese. In definitiva, l’intensità della competizione locale rimane un indicatore chiave per comprendere il dinamismo economico e le prospettive di crescita in diverse regioni del mondo.
Politiche economiche per la promozione dell’intensità della competizione locale. Le politiche economiche volte a promuovere l’intensità della competizione locale sono essenziali per migliorare l’efficienza dei mercati, stimolare l’innovazione, ridurre i prezzi e accrescere la qualità dei prodotti e dei servizi offerti ai consumatori. Un’economia competitiva non solo favorisce il progresso tecnologico e l’efficienza produttiva, ma incoraggia anche la creazione di nuove imprese, aumenta la mobilità sociale e contribuisce alla crescita economica generale. Tuttavia, la promozione della concorrenza richiede un’attenzione particolare da parte dei governi e degli organismi regolatori, i quali devono implementare politiche mirate a rimuovere gli ostacoli alla concorrenza e creare un ambiente favorevole all’ingresso e alla crescita delle imprese. Uno dei principali strumenti di politica economica per aumentare l’intensità della concorrenza locale è la regolamentazione della concorrenza. Attraverso l’introduzione di leggi antitrust e di vigilanza sulle pratiche di mercato scorrette, i governi possono prevenire comportamenti anticoncorrenziali, come la formazione di cartelli, l’abuso di posizione dominante e le fusioni che riducono la competizione. Le autorità garanti della concorrenza giocano un ruolo chiave in questo processo, monitorando i mercati e intervenendo quando necessario per assicurarsi che le imprese non abusino del loro potere economico. Ad esempio, multe salate e sanzioni possono essere inflitte a quelle aziende che cercano di monopolizzare il mercato o di adottare pratiche anticoncorrenziali, come prezzi predatori o accordi di esclusiva. Un’altra leva fondamentale è la liberalizzazione dei mercati chiusi o fortemente regolamentati. In molti paesi, settori come l’energia, i trasporti, le telecomunicazioni e i servizi finanziari sono stati tradizionalmente dominati da monopoli statali o oligopoli, limitando la competizione e ostacolando l’ingresso di nuovi operatori. La liberalizzazione di questi mercati permette l’ingresso di nuovi attori e stimola la concorrenza, portando a una maggiore efficienza e a benefici per i consumatori. Ad esempio, l’introduzione della concorrenza nel settore delle telecomunicazioni in molti paesi ha portato a un calo significativo dei prezzi e a una miglior qualità del servizio. Un fattore critico per promuovere la concorrenza locale è anche l’agevolazione dell’ingresso nel mercato per nuove imprese. Barriere regolatorie e burocratiche elevate possono impedire l’entrata di nuovi attori, limitando la concorrenza. Riforme che riducono i costi di avvio di nuove imprese, semplificano le procedure di licenza e diminuiscono gli oneri amministrativi possono avere un impatto significativo nell’intensificare la concorrenza locale. Politiche di questo tipo incentivano l’imprenditorialità e permettono a piccole e medie imprese di entrare e competere con attori più grandi e consolidati. Un altro aspetto cruciale è rappresentato dalle politiche di sostegno all’innovazione e alla ricerca e sviluppo (R&S). L’innovazione è uno dei principali motori della concorrenza, poiché introduce nuovi prodotti e servizi nel mercato, aumenta l’efficienza produttiva e riduce i costi. I governi possono incentivare l’innovazione attraverso sovvenzioni dirette, crediti d’imposta per la R&S e la creazione di istituzioni pubbliche di ricerca che collaborano con il settore privato. Inoltre, promuovere una concorrenza aperta basata sull’innovazione richiede una protezione efficace dei diritti di proprietà intellettuale, garantendo che le imprese innovative siano protette dal plagio, ma senza creare ostacoli ingiustificati alla diffusione di nuove tecnologie. Le infrastrutture efficienti sono un altro elemento chiave per favorire la concorrenza locale. In molti paesi, soprattutto in quelli in via di sviluppo, la mancanza di infrastrutture adeguate rappresenta un grande ostacolo all’intensificazione della competizione. Strade, porti, reti elettriche e infrastrutture digitali sono essenziali per consentire alle imprese di operare in modo efficiente e di competere con altri attori nel mercato. I governi possono promuovere la concorrenza investendo in infrastrutture pubbliche e incentivando il settore privato a partecipare allo sviluppo infrastrutturale attraverso partenariati pubblico-privati. Un’altra importante area di intervento è quella delle politiche commerciali. L’apertura al commercio internazionale stimola la concorrenza locale, poiché le imprese nazionali sono costrette a competere con quelle estere. La riduzione delle barriere tariffarie e non tariffarie, insieme alla facilitazione degli scambi internazionali, permette l’ingresso di beni e servizi stranieri che aumentano la pressione concorrenziale sui produttori locali, incentivandoli a migliorare la loro efficienza e innovazione. Tuttavia, le politiche commerciali devono essere attentamente bilanciate, poiché un’apertura eccessiva senza adeguati strumenti di sostegno può mettere in difficoltà le imprese locali, specialmente in settori ancora in via di sviluppo. La trasparenza e accessibilità delle informazioni rappresenta un ulteriore aspetto fondamentale per aumentare la competizione locale. I mercati funzionano meglio quando le informazioni sui prezzi, sui prodotti e sui fornitori sono facilmente accessibili a tutti i partecipanti. I governi possono implementare misure per garantire che le informazioni sul mercato siano pubbliche e facilmente accessibili, riducendo la possibilità che grandi attori sfruttino la loro posizione di vantaggio per influenzare i prezzi o adottare pratiche sleali. Le tecnologie digitali possono giocare un ruolo chiave in questo contesto, facilitando la creazione di piattaforme online per la comparazione dei prezzi o per la trasparenza nei bandi di gara pubblica. Le politiche economiche devono inoltre considerare il ruolo delle piccole e medie imprese (PMI), che sono spesso più vulnerabili alla concorrenza da parte di grandi imprese, ma svolgono un ruolo cruciale nel promuovere un’economia locale diversificata e dinamica. Per supportare le PMI e consentire loro di competere efficacemente, i governi possono offrire incentivi fiscali, accesso agevolato al credito e programmi di formazione. Inoltre, la promozione delle reti di collaborazione tra PMI e grandi imprese può favorire la crescita delle prime, permettendo loro di accedere a nuove risorse e competenze. L’ultimo aspetto rilevante è l’educazione e la formazione del capitale umano. Un mercato del lavoro dinamico, con lavoratori altamente qualificati, aumenta la competitività locale, poiché le imprese possono contare su una forza lavoro preparata a rispondere alle sfide del mercato globale. Politiche che investono nell’istruzione e nella formazione continua sono cruciali per garantire che i lavoratori possano adattarsi alle nuove tecnologie e alle esigenze di un mercato in evoluzione. Inoltre, incentivare la mobilità lavorativa all’interno e tra settori diversi può contribuire a migliorare l’efficienza dei mercati locali. In sintesi, le politiche economiche per promuovere l’intensità della competizione locale devono essere multidimensionali, abbracciando una combinazione di regolamentazioni mirate, liberalizzazione dei mercati, supporto all’innovazione e alle PMI, investimenti in infrastrutture e capitale umano, nonché apertura commerciale bilanciata. Un approccio olistico che tenga conto delle specificità del contesto economico e politico di ciascun paese è essenziale per creare un ambiente favorevole alla concorrenza e alla crescita economica sostenibile.
Conclusioni. Il valore dell’intensità della competizione locale è cresciuto in media nei paesi considerati da un ammontare di 64,10 unità fino ad un valore di 68,54 unità ovvero pari ad un ammontare di +4,44 unità pari a 6,94%. Vi sono dei paesi nei quali il valore dell’intensità della competizione locale è cresciuto assai più del valore medio rilevato per i paesi considerati nel periodo tra il 2013 ed il 2020 ovvero: Armenia con +54,95%, Algeria con +53,63%, Guinea con +47,95%, Serbia con +47,02%, Russia con +43,52%. Vi sono dei pesi nei quali il valore dell’intensità della competizione locale è diminuito significativamente tra il 2013 ed il 2020 ovvero: Emirati Arabi Uniti con -9,21%, Sri Lanka con -12,82%, Ungheria con -16,71%, Qatar con -16,86%, Yemen con -18,31%. Se consideriamo i paesi a reddito medio-alto risulta che il valore medio dell’intensità della competizione locale è pari a 74,87.