A ogni vigilia del match contro l’Inghilterra, come già accade da alcuni anni, anche in questa edizione del torneo buona parte della stampa sportiva britannica acclama a “gran voce” l’uscita dell’Italia dal “Sei Nazioni”. Se non fosse per le deludenti prestazioni in diciassette anni di presenza in quest’ antica competizione , si potrebbe pensare a una pretattica degli inglesi; ma le statistiche, e quanto accaduto nelle precedenti partite, mettono d’accordo tutti riguardo al basso profilo competitivo della nostra nazionale di rugby. Sicuramente gli inglesi, inventori di questa disciplina e campioni del mondo nel 2003, hanno pieno diritto a giudicare un’avversaria almeno dal punto di vista tecnico, ma non gli fa onore sotto il profilo del fair play. Per loro non è un voler tornare a disputarsi il torneo a cinque squadre. Si tratta solo di una sostituzione: fuori l’Italia, dentro la Georgia. Proprio così! Stiamo parlando della Nazione Transcaucasica con una popolazione equivalente a quella di Roma. Per carità, niente di campanilistico; ma si fa presto a fare i conti. Stiamo parlando di un paese a vocazione prevalentemente agricola e ancora in via di sviluppo, che non lascia presagire niente di buono sotto l’aspetto dei ricavi in termini di marketing. Pertanto vien da chiedermi: Perché l’Inghilterra insistite con sta tiritera? La risposta vorrei lasciarla “al campo”, ma a onore del vero, non sono per niente fiducioso circa l’esito positivo del prossimo match azzurro in terra di Albione. Per fortuna è giunto, in aiuto dell’Italrugby, il sostegno del chief executive del Six Nations di rugby, John Feehan che, in risposta alla “questione” Italia apparsa in questi giorni sul Daily Mail, dice: “Non c’è posto per la Georgia nei Sei Nazioni. In questo momento siamo perfettamente felici di avere le sei squadre più forti d’Europa, nel torneo. Servirà un po’ di tempo per vedere come vanno le cose, almeno dai 10 ai 15 anni”.
Tornando al rugby giocato, è stato scelto il XV per l’Inghilterra. Ma sentiamo cosa ha detto ieri in conferenza stampa il tecnico azzurro Conor O’Shea: “Basta compatirci, non c’è niente da piangere: concentriamoci sulla partita di domenica. Abbiamo lavorato molto sugli errori fatti con l’Irlanda soprattutto nelle prime fasi, colpa mia: evidentemente, non avevo preparato nel modo giusto i ragazzi”. Sono quattro i cambi rispetto alla débâcle con l’Irlanda.
Tra gli avanti, rientra dal primo minuto Steyn al posto di Mbandà in terza linea, mentre le altre novità riguardano la mediana e la linea arretrata: in cabina di regia, confermato Edoardo Gori, la maglia numero dieci di apertura va per la gara di Twickenham a Tommaso Allan, la cui ultima partenza dal primo minuto in Nazionale risale al test vinto a giugno a Toronto contro il Canada. All’ala rientra Bisegni al posto di Esposito, mentre tra i centri, in coppia con McLean, O’Shea schiera dal primo minuto Michele Campagnaro, partito dalla panchina nelle prime due giornate. In panchina trovano posto il tallonatore Gega, i piloni Rizzo e Ceccarelli, il seconda linea Biagi, il flanker Mbandà, i due mediani Bronzini e Canna e Benvenuti come utility back. Questo è il 23 scontro contro l’Inghilterra, unica a non essere mai stata battuta dagli Azzurri. Arbitra il francese Romain Poite. L’incontro sarà trasmesso in diretta da DMAX canale 52 ed in streaming su DPlay alle ore 16, con collegamento in diretta a partire dalle 15.20.
Italia: Padovani – Bisegni, Campagnaro, McLean, Venditti – Allan, Gori – Parisse, Favaro, Steyn – Van Schalkwyk, Fuser – Cittadini, Ghiraldini, Lovotti. A disposizione: Gega, Rizzo, Ceccarelli, Biagi, Mbandà, Bronzini, Canna, Benvenuti.