Lo psicologo giuridico è una figura professionale, ovvero uno psicologo specializzato, che negli ultimi anni ha assunto un ruolo di crescente importanza all’interno dei procedimenti giudiziari.
Egli viene nominato dal magistrato o dalla parte nei procedimenti civili per: affidamento di minori in caso di separazione conflittuale e divorzio dei genitori, interdizione, inabilitazione, amministrazione di sostegno, danno alla persona, valutazione delle capacità nella persona anziana.
Inoltre, nel proprio lavoro deve rispettare il codice deontologico sia dello psicologo che dello psicologo forense[1].
In ambito penale, invece, lo psicologo può essere chiamato a valutare: l’imputabilità, la simulazione di malattia psichica, la pericolosità sociale, la personalità dell’imputato in tema di misure cautelari e compatibilità con le stesse, la predizione della pericolosità nei confronti degli altri, la capacità di stare in giudizio, le conseguenze che fatti penalmente rilevanti hanno avuto sulla persona offesa e sul testimone, il testimone minore.
L’Ordine Nazionale degli Psicologi, facendo riferimento alla classificazione EUROPSY, definisce lo psicologo forense e giuridico come colui che si occupa dei processi cognitivi, emotivi e comportamentali aventi rilevanza per l’amministrazione della giustizia, con riferimento alle persone intese sia come autrici di reato sia partecipanti al processo giudiziario in qualità di imputati, testimoni, parti lese, avvocati e giudici.
Le applicazioni delle conoscenze e dei metodi di psicologia clinica al contesto giudiziario costituiscono un ausilio sia per l’emissione di sentenze sia per tutelare interessi di parte. Ci si riferisce, ad esempio, all’assesment e alla diagnosi psicologica, alla valutazione della pericolosità, dell’imputabilità e responsabilità penale di adulti e minori, alla valutazione e quantificazione del danno psichico ed esistenziale, al criminal profiling, alla valutazione di minori e del contesto familiare in casi di pregiudizio, all’assesment di minori autori di reato, alla valutazione dei minori e delle capacità genitoriali in casi di affidamento per separazione o divorzio, alla mediazione e risoluzione dei conflitti, alla valutazione per lo sviluppo di percorsi di riabilitazione e reinserimento sociale e lavorativo di autori di reato.
Con le novità introdotte dalla Riforma Cartabia, la Psicologia Giuridico-Forense è entrata a far parte integrante delle categorie disciplinari cui i Tribunali italiani possono attingere per la creazione dei propri Albi.
Difatti per poter lavorare come C. T. U., Consulente Tecnico d’Ufficio in Tribunale, su incarico del Magistrato, invece, è obbligatorio iscriversi all’Albo dei Periti, in ambito penale, e dei Consulenti, in ambito civile (Art. 15 Codice di Procedura Civile).
[1] Linee Guida per lo Psicologo Giuridico approvato dal Consiglio Direttivo dell’Associazione Italiana di Psicologia Giuridica a Roma il 20 settembre 2019 e dalla Assemblea Generale dei Soci dell’Associazione Italiana di Psicologia Giuridica a Chieti il 25 ottobre 2019.
—————————————————————————————–