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LO STRANO MONDO DELLE ASSOCIAZIONI ANIMALISTE IN ITALIA – Parte 2

Dai canili lager agli stalli casalinghi o ai rifugi gestiti da alcune associazioni animaliste. A cosa servono questi passaggi?

Negli ultimi 3 anni ho letto migliaia di post pubblicanti sui social da volontari, gli stessi che dichiarano di amare gli animali più delle persone, con frasi come “questo cane si trova in un mega canile di 2500 cani senza volontari. Ha bisogno di uscire” oppure “salviamo questo cane dal mega canile o morirà nel box”.

Il 90% dei post riporta la seguente frase: si trova in Calabria (o Napoli, o in Sicilia, o in Puglia, ecc.) ma verrà affidato al centro-nord o nord con staffetta dopo iter pre-affido e post affido.

Inizia quindi la corsa contro il tempo per “togliere” il povero animale dal mega canile che inizia con la valutazione delle richieste di adozione, se ci sono, di cui si occupano i volontari. Se non ci sono richieste di adozione o quelle che ci sono vengono valutate “non idonee” (a discrezione degli stessi volontari) si opta per un’altra soluzione: lo stallo casalingo o il rifugio gestito da alcune associazioni animaliste. Lo stallo consiste nel prendersi cura dell’animale per un periodo provvisorio in attesa di trovargli un’adozione. Ovviamente ciò con compenso economico. Iniziano così le raccolte fondi da parte dei privati.

Quindi, il cane esce dal canile lager e consegnato agli “stallanti” o nei rifugi. Il cane resta per un periodo provvisorio se è fortunato, altrimenti, nella maggior parte dei casi, quando i fondi raccolti sono esauriti, il povero animale torna nel canile di provenienza.

Durante il periodo dello stallo il cane si affeziona agli stallanti e si adatta al nuovo ambiente…dal quale sarà staccato per tornare in quello dal quale è stato tolto.

I gestori dei canili lager percepiscono però i fondi statali e i cani non ricevono alimentazione e cure adeguate. I volontari che pubblicano i posti sui social sono a conoscenza di tale realtà ed invece di combattere il sistema, facendo sentire la loro voce con organizzazione a livello nazionale di manifestazioni contro i canili lager, preferiscono ricorrere all’iter dello stallo.

Mi chiedo se non sarebbe meglio risolvere il problema a monte: i canili lager non dovrebbero proprio esistere e nel caso in cui se ne scoprisse l’esistenza ci si dovrebbe attivare per la loro chiusura e procedere contro i gestori. Invece questo non avviene.

Se si chiede ai volontari di procedere a depositare denuncia questi rispondono che preferiscono di “no” perché “non vogliono avere problemi” oppure perché “lo stato non funziona” o perché “non si risolve nulla”. Quindi è preferibile chiudere un occhio (anzi, due occhi).

Data:

29 Dicembre 2024

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