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L’OLANDA CHIEDE SCUSA PER IL COLONIALISMO

Lo schiavismo colonialista in Olanda ha avuto un ruolo significativo durante il periodo coloniale olandese, che si estendeva dal XVI al XIX secolo. Durante questo periodo, i Paesi Bassi hanno stabilito una serie di colonie in diverse parti del mondo, comprese regioni dell’Asia, Africa e Americhe.

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Gli olandesi coinvolsero attivamente la tratta degli schiavi per scopi economici, sfruttando persone provenienti principalmente dalle regioni dell’Africa occidentale. Questi schiavi venivano trasportati in colonie olandesi, come Suriname, Curacao, Aruba, e altre isole dei Caraibi, nonché nelle Indie orientali olandesi (l’attuale Indonesia). Le condizioni degli schiavi nelle colonie olandesi erano estremamente disumane, sottoponendoli a lavori forzati nelle piantagioni di zucchero, tabacco, caffè e altre coltivazioni. La brutalità e il trattamento spietato erano all’ordine del giorno, causando immense sofferenze e perdite (molti non riuscivano a reggere a lungo le condizioni impietose). Con il passare del tempo, la crescente pressione internazionale contro la tratta degli schiavi portò alla sua abolizione ufficiale nei Paesi Bassi nel 1814. Tuttavia, la pietra tombale a una pratica indecente anche nelle colonie olandesi fu posta solo nel 1863. La storia dello schiavismo coloniale in Olanda è un capitolo oscuro e controverso nella storia del paese.

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Oggi, il popolo olandese affronta a viso aperto il proprio passato coloniale e il coinvolgimento nella tratta degli schiavi, cercando di affrontare le conseguenze di questo periodo storico e promuovendo una società inclusiva e consapevole. Il re Willem-Alexander dei Paesi Bassi ha infatti rilasciato scuse ufficiali per il coinvolgimento del suo paese nella schiavitù coloniale: “sono davanti a voi oggi come sovrano e come membro del governo, chiedo scusa oggi“, ha affermato in occasione di un evento dedicato al 150° Anniversario della Liberazione dalla schiavitù nelle attuali ex colonie. Il servizio commemorativo, tenutosi ad Amsterdam, ha riunito migliaia di discendenti di schiavi del Suriname e delle isole caraibiche di Aruba, Bonaire e Curaçao. Alle scuse del re, pronunciate nei giardini di Oosterpark, sono seguite le scuse del primo ministro olandese Mark Rutte, che ha presentato formalmente le sue scuse a nome del governo lo scorso dicembre. “La tratta degli schiavi e la schiavitù sono riconosciute come crimini contro l’umanità“, ha asserito il monarca, aggiungendo che la House of Orange non ha intrapreso alcuna azione per porvi fine.

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Il discorso è stato trasmesso in diretta televisiva. Il sovrano ha menzionato nel suo discorso la disposizione legale olandese del 1644 secondo cui “nella città di Amsterdam e all’interno della sua giurisdizione tutti gli uomini sono liberi e non chi è lo schiavo“, aggiungendo che “di tutti i modi in cui una persona può essere privata della libertà, la schiavitù è senza dubbio il più doloroso, il più vile e il più disumano“. Circa 600mila persone furono trasportate attraverso l’Atlantico su navi olandesi per essere vendute come schiave e costrette a lavorare nelle piantagioni, di cui circa 75mila non sopravvissero alla traversata. “Qui nei Paesi Bassi europei la schiavitù è severamente vietata, mentre è considerata normale nelle colonie d’oltremare, dove è praticata su larga scala. Una verità straziante“, ha osservato il re. Il mese scorso, un sondaggio indipendente ha calcolato che la famiglia reale olandese avrebbe guadagnato l’equivalente di oltre 545 milioni di euro tra il 1675 e il 1770 dalle colonie. Guadagni che verranno metaforicamente e non seppelliti assieme a un passato da ricordare per non ricadere più in gravi errori come la schiavitù

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Data:

3 Luglio 2023