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L’OLANDA SI SCUSA PER LO SCHIAVISMO COLONIALE

Altra giornata storica in chiave diritti umani, l’Olanda ha presentato ufficialmente, il 19 dicembre scorso, le proprie scuse per il coinvolgimento durato 250 anni del Paese nel commercio degli schiavi in passato. “Il passato non può essere cancellato, per secoli il nostro paese ha permesso, incoraggiato e tratto profitti dallo schiavismo“, così ha esordito il primo ministro olandese Mark Rutte nel discorso di scuse tenutosi all’Aia. Le parole del premier erano molto attese e sono arrivate a margine delle missioni di differenti ministri olandesi nelle sette ex colonie: le isole caraibiche di Bonaire, Sint Maarten, Aruba, Curaçao, Saba e Sint Eustatius e in Suriname. Le missioni erano volte al dibattito e discussione di varie tematiche, tra cui appunto il traffico di schiavi della popolazione colonizzata. “Oggi, a nome del governo olandese, mi scuso per le azioni passate dello Stato olandese. Oggi mi scuso a nome del governo olandese per le azioni dello Stato nel passato: a titolo postumo, chiedo scusa a tutti gli schiavi del mondo che hanno sofferto per questo atto“, ha aggiunto il premier Rutte. Parole forti e dense di significato che hanno anche scaturito reazioni opposte e tante critiche. Le scuse olandesi arrivano dopo che, due anni fa, una commissione d’inchiesta ha inoltrato al governo un rapporto sul passato coloniale olandese, i problemi attuali con il razzismo e la questione della restituzione di tesori artistici con eventuale risarcimento per i danni materiali e umanitari causati alle popolazioni schiavizzate.

La commissione, inoltre, aveva anche indicato che lo schiavismo olandese era equiparabile ad un crimine contro l’umanità ed aveva raccomandato, per l’appunto, oltre alle scuse anche un risarcimento. Rutte, comunque, aveva già toccato entrambe le tematiche prima del suo discorso, declinando, però, la possibilità di un risarcimento per i danni causati dallo sfruttamento delle popolazioni. Nonostante il rifiuto, tuttavia, il primo ministro si è detto disponibile alla creazione di un fondo di 200 milioni per scopi educativi sull’argomento. Pur non essendo equiparabile ad un risarcimento, l’educazione sull’argomento schiavitù olandese è comunque un buon passo avanti, essendoci molta poca conoscenza sul tema. Secondo gli storici, durante i 250 anni, il Paese dei Tulipani avrebbe trasportato più di mezzo milione di africani in America, principalmente in Brasile e nella regione dei Caraibi. L’Olanda ebbe un ruolo centrale nel traffico di schiavi in virtù delle note capacità nel settore della navigazione e del commercio marittimo. Poco viene detto e spiegato, però, riguardo alla Dutch West India Company e aalla Dutch East India Company, aziende che in quel periodo giocarono un ruolo tristemente fondamentale nel trasferimento degli schiavi.

Tornando alle “scuse istituzionali”, come accennato queste hanno generato anche molte critiche. La prima è stata esposta da alcuni gruppi di minoranze che hanno affermato che l’ammissione delle responsabilità nello sfruttamento delle popolazioni delle colonie dovrebbero venire direttamente dal re Guglielmo-Alessandro, in quanto capo di Stato ed erede di una monarchia direttamente responsabile, all’epoca, dello schiavismo. Altra criticità è che questo discorso è stato fatto in un giorno qualsiasi di dicembre, mentre sarebbe stato opportuno proferirlo il prossimo primo luglio 2023, nel 150esimo anniversario della fine della schiavitù e in occasione di una celebrazione annuale chiamata ’Keti Koti’ (Rompere le catene) in surinamese. Ulteriore critica è stata fatta verso il luogo in cui le scuse sono arrivate. Alcuni hanno segnalato che il discorso doveva avvenire in Suriname, una delle principali ex-colonie olandesi, mentre la prima ministra di St. Marteen, un’isola dei Caraibi che fa ancora formalmente parte dei Paesi Bassi, Silveria Jacobs si è rifiutata di accettare scuse dall’Olanda se non accompagnate da una discussione bilaterale. Al di là di tutto, un minimo passo in avanti è comunque stato fatto. Tanti gli errori e situazioni che potevano essere gestiti in altro modo, ma le parole di Mark Rutte rappresentano un buon punto di partenza, considerato che il razzismo è diventato un problema significativo nell’Olanda di oggi.

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Data:

20 Dicembre 2022