Attacchi israeliani nella Striscia: a novembre 2024, 1,9 milioni di persone sono sfollate e i morti sono oltre 44mila. Non arrivano gli aiuti e i bambini muoiono per malnutrizione. Secondo Save the Children, a Gaza ogni 15 minuti muore un bambino.
“Sono passati quasi 12 mesi dal tragico e terribile attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre 2023 contro lo Stato di Israele e i suoi cittadini. Tante famiglie vivono nell’incertezza sulla sorte dei loro cari, degli ostaggi e tanti cittadini sono stati colpiti dagli eventi del 7 ottobre. Anche a Gaza si sta consumando una tragedia umanitaria e umana di proporzioni senza precedenti, con un totale di distruzione e sofferenza umana che non abbiamo mai visto nel XXI secolo in questa misura”.
«Quanto accaduto nell’ultimo anno ha distrutto le fondamenta stesse della vita a Gaza e minaccerà il futuro dei minori palestinesi per le generazioni a venire. È straziante vedere bambini così piccoli privati di ogni speranza. Infortuni che cambiano la vita, fame, crisi sanitaria ed educativa… L’impatto cumulativo di tali danni, a tutti i livelli, non mette a rischio solo la vita dei bambini ogni giorno, ma anche il loro futuro. Stiamo facendo tutto il possibile per rispondere ai bisogni dei più piccoli, continueremo a chiedere il rispetto dei diritti dei bambini e del diritto internazionale, per tutto il tempo necessario, e che vengano accertate le responsabilità quando ciò non avviene. Occorre un cessate il fuoco immediato e definitivo. Ogni giorno senza cessate il fuoco diventa sempre più difficile aiutare i bambini a rimettere insieme i frammenti delle loro vite. Per migliaia di loro è già troppo tardi», afferma Jeremy Stoner, Direttore regionale di Save the Children per il Medio Oriente, il Nord Africa e l’Europa dell’Est.
È “GENOCIDIO”?
Edward Said, il più grande intellettuale palestinese, scomparso il 25 settembre 2003, scriveva che l’essenza della tragedia del suo popolo è quella di essere “vittime delle vittime”. E ciò diventa ancor più tragico quando le vittime, pur trasformandosi in carnefici, pretendono di essere considerate ancora tali. E di avere il monopolio della sofferenza e dell’essere vittime di genocidio.
Scavano tra le macerie a mani nude. Nuove bombe, nuove decine di morti. È la realtà insanguinata di Gaza. È l’orrore di Gaza. È il genocidio di Gaza. Bisogna chiedere a gran voce il cessate il fuoco! I Territori palestinesi occupati sono attualmente il luogo più letale al mondo per i bambini, che a Gaza devono affrontare una costante esposizione alla violenza e non hanno accesso a un’assistenza sanitaria adeguata. Secondo le organizzazioni umanitarie, nella Striscia, dove si registrano alti tassi di malnutrizione infantile, non riesce ad arrivare ben l’83% degli aiuti alimentari che sarebbero necessari.
Interrompete il genocidio, così la Corte di giustizia dell’Aja in gennaio 2024. “A Gaza massacro senza precedenti, Netanyahu spietato”. Così dichiarava Riccardo Noury di Amnesty International in gennaio 2024: “Dal punto di vista umanitario e dei diritti umani è qualcosa di dimensioni mai viste. La sola via d’uscita è il cessate il fuoco immediato. La denuncia del Sudafrica all’Aja va presa sul serio, Amnesty ha prove schiaccianti dei crimini di Israele”.
Lo scorso gennaio 2024, La Corte internazionale di giustizia intimava a Tel Aviv di impedire il genocidio, ma non ordinava il cessate il fuoco. La Corte internazionale di giustizia dell’Aja riteneva che fosse legittima la controversia tra Israele e Sudafrica, paese denunciante che attribuiva alla corte la giurisdizione per pronunciarsi sul caso. Lo ha affermato la giudice americana Joan Donoghue, secondo cui “almeno alcuni atti sembrano in grado di rientrare nella convenzione sul genocidio”, e “la Corte ritiene di non poter accogliere la richiesta di Israele di archiviare il caso”.
La Corte Internazionale di Giustizia ha ordinato a Israele di adottare misure “per impedire che siano commessi atti” che violano la Convenzione sul genocidio, ma non ha soddisfatto la richiesta del Sudafrica di un immediato cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, che non è nelle sue attribuzioni. I giudici della Corte hanno stabilito che Israele deve adottare misure per prevenire qualsiasi atto che rientri nell’articolo II della Convenzione, ossia uccidere membri di un gruppo, causare danni fisici e mentali a un gruppo, infliggere in modo deliberato condizioni di vita progettate per provocare la distruzione totale o in parte di un gruppo, imporre misure per impedire le nascite.
Un nuovo rapporto di Human Rights Watch denuncia Israele come responsabile degli sfollamenti forzati dei civili palestinesi e di diversi altri crimini di guerra, azioni che equivalgono a una pulizia etnica. Le autorità israeliane hanno provocato il deliberato e massiccio sfollamento forzato dei civili palestinesi a Gaza e dall’ottobre 2023 sono responsabili di crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Lo afferma un nuovo rapporto di Human Rights Watch (Hrw).
Hrw descrive in 154 pagine la distruzione causata dalla campagna militare di Israele a Gaza durata un anno, che ha causato lo sfollamento di oltre il 90% della popolazione, circa 1,9 milioni di persone. I ricercatori hanno raccolto prove basate su interviste ai palestinesi sfollati e hanno analizzato immagini satellitari, ordini di evacuazione israeliani e dichiarazioni di alti funzionari israeliani, tra cui Benjamin Netanyahu.
All’Assemblea generale delle Nazioni Unite è stato presentato il rapporto di una Commissione speciale dell’Onu, creata nel 1968 per monitorare le azioni israeliane nei territori occupati, che usa per la prima volta la parola genocidio per descrivere quanto sta accadendo nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre 2023. Il documento, redatto da esperti di Sri Lanka, Malaysia e Senegal e pubblicato il 14 novembre scorso, afferma che “le politiche e le pratiche di Israele sono coerenti con le caratteristiche del genocidio”. Non si tratta di un’accusa generica: il rapporto elenca una serie di azioni specifiche che secondo la commissione dimostrano l’intento di distruggere la popolazione palestinese di Gaza.
Anche secondo il Comitato speciale delle Nazioni Unite i metodi di guerra a Gaza sono coerenti con il genocidio, Cosi si legge in un rapporto sulle pratiche dell’esercito israeliano in un comunicato stampa di novembre 2024: “Dall’inizio della guerra, i funzionari israeliani hanno pubblicamente sostenuto politiche che privano i palestinesi delle stesse necessità richieste per sostenere la vita: cibo, acqua e carburante. La negazione sistematica e illegale degli aiuti umanitari dimostra l’intento di Israele di strumentalizzare le forniture salvavita per guadagni politici e militari“. Tel Aviv trattiene intenzionalmente gli aiuti, usando la fame come arma di guerra, afferma il rapporto Onu.
Il documento denuncia i “bombardamenti indiscriminati che hanno ucciso in massa i civili”, il blocco deliberato degli aiuti umanitari e l’uso della fame come arma di guerra. Gli esperti Onu denunciano anche la creazione di “condizioni di vita insostenibili” attraverso la distruzione di ospedali, case e infrastrutture essenziali, che hanno portato a “un aumento di aborti spontanei e bambini nati morti”. Il rapporto presenta un quadro dettagliato della devastazione. Secondo il documento delle Nazioni Unite, nei primi mesi del 2024 sono state sganciate su Gaza oltre 25.000 tonnellate di esplosivi, “una potenza equivalente a due bombe nucleari”. Questa massiccia campagna di bombardamenti ha causato quello che gli esperti definiscono “un disastro ambientale che avrà impatti duraturi sulla salute” della popolazione.
Inoltre, viene spiegato che la distruzione delle infrastrutture civili va oltre le necessità militari. Il rapporto documenta il “collasso dei sistemi idrici e igienico-sanitari” e denuncia come Israele abbia “reso inabitabili ampie aree di Gaza “attraverso demolizioni sistematiche, distruggendo intenzionalmente “scuole e istituzioni religiose e culturali, anche dopo che le ostilità erano ampiamente cessate in un’area”.
Secondo il comitato, l’enorme bilancio delle vittime civili nella Striscia di Gaza solleva serie preoccupazioni sull’uso da parte d’Israele di sistemi di puntamento potenziati dall’intelligenza artificiale. “L’uso da parte dell’esercito israeliano di sistemi di puntamento potenziati dall’intelligenza artificiale, con una minima supervisione umana, combinato all’uso di bombe ad alto potenziale, è un chiaro segnale del mancato rispetto da parte d’Israele dell’obbligo di distinguere tra combattenti e civili, e di adottare misure di protezione adeguate per questi ultimi”, si legge nel rapporto. Il Comitato ha espresso preoccupazione anche per le notizie di nuove direttive che abbassano i criteri di selezione dei bersagli umani, permettendo all’esercito di usare l’intelligenza artificiale “per generare rapidamente decine di migliaia di bersagli, nonché per seguirli fino alle loro case, anche di notte, quando sono riuniti ai loro familiari”.
Prendendo di mira le parole di Papa Francesco che, nel libro La speranza non delude mai. Pellegrini verso un mondo migliore, aveva affermato che è necessario verificare se a Gaza, come rilevano molti esperti, sia in atto un genocidio, l’Ambasciata d’Israele presso la Santa Sede aveva risposto: “Il 7 ottobre 2023 c’è stato un massacro genocida di cittadini israeliani e da allora Israele ha esercitato il proprio diritto di autodifesa contro i tentativi provenienti da sette diversi fronti di uccidere i suoi cittadini. Qualsiasi tentativo di chiamare questa autodifesa con qualsiasi altro nome significa isolare lo Stato ebraico”. Nello specifico il Papa ha scritto che occorre «indagare con attenzione per determinare se (ciò che sta accadendo a Gaza) s’inquadra nella definizione tecnica di genocidio formulata da giuristi e organismi internazionali». Giuristi come quelli che nel novembre 2024 al Palazzo di Vetro hanno documentato il genocidio di Gaza.
Considerando che nelle stime delle Nazioni Unite, quasi il 70% delle vittime a Gaza sono donne e bambini, Sigrid Kaag, coordinatrice per gli aiuti umanitari e la ricostruzione a Gaza delle Nazioni unite nel corso del Consiglio informale Affari esteri di Bruxelles. “Dobbiamo continuare a insistere sul cessate il fuoco, sul rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi e sulla restituzione delle salme ai loro cari in Israele” – ha spiegato Kaag, sottolineando anche la necessità di un massiccio aumento dell’assistenza umanitaria. “Abbiamo bisogno delle condizioni giuste per pensare e progettare le idee e attuare una rapida ripresa e ricostruzione, sulla base, naturalmente, degli accordi politici e di sicurezza in vigore, tenendo conto dell’importanza del ritorno dell’Autorità palestinese, nonché dei legittimi interessi e delle preoccupazioni dello Stato di Israele in materia di sicurezza” – aggiunge Kaag.
“Israele vuole annettere Gaza, la comunità internazionale lo impedisca”, ci mette in guardia l‘ambasciatrice di Palestina Abeer Odeh in una intervista a cura di Umberto De Giovannangeli pubblicata il 30 novembre 2024 sull’Unità: “L’accordo per il cessate il fuoco è una buona notizia, ma c’è ancora tanto da fare. Il movimento dei coloni sta facendo perlustrazioni a Gaza per valutare dove costruire nuovi insediamenti. La comunità internazionale deve impedirlo”.
“Non è solo il popolo palestinese ad essere sacrificato a Gaza, ma l’intero ordine internazionale nato dopo la Seconda Guerra Mondiale con l’intento di stabilire regole condivise basate su principi fondamentali ritenuti da tutti inviolabili. Assistiamo infatti ad un enorme passo indietro, per cui a Gaza prevale semplicemente la legge del più forte, ed è possibile che vengano uccisi davanti agli occhi di tutti più di 44.000 civili, per lo più donne e bambini”.
Eppure, “per i fautori di Eretz Israel, Gaza è secondaria. Va spianata, ma è secondaria. Il vero obiettivo è la giudeizzazione della West Bank. E questo è ciò che sta avvenendo”. Dunque, gli obiettivi di Israele sono due:cancellare la West Bank e occupare la striscia “costringendo la popolazione palestinese – sopravvissuta ai bombardamenti, alla distruzione e alla fame utilizzata come arma di guerra – a trasferirsi altrove. Lo si vede chiaramente dalla massiccia militarizzazione dei valichi, che priva gli abitanti di Gaza dello spazio in cui vivere e li obbliga ad abbandonare le proprie case. Il movimento dei coloni israeliani sta già facendo perlustrazioni a Gaza per valutare dove e come costruire nuovi insediamenti. La comunità internazionale deve intervenire immediatamente, impedendo che questo piano di annessione si realizzi continuando a seminare morte e disperazione”. Tre giorni fa il bilancio delle vittime di Gaza era di 44.330. È chiaro che se Israele mira a un solo Stato allora deve decidere se vuole essere uno Stato ebraico o uno Stato democratico, perché non può essere entrambi.
(Continua)