Traduci

L’ORRORE DI GAZA – Il genocidio dell’infanzia -2^Parte

Non solo Gaza. In Cisgiordania a dettare legge sono i coloni in armi, spesso coperti e spalleggiati dall’esercito israeliano. Dall’inferno di Gaza alla Cisgiordania in fiamme. 

Esiste ancora la Cisgiordania? La Cisgiordania rischia di non esistere più e al suo posto venga edificato il “Regno di Giudea e Samaria”.  Un “regno” militarizzato, popolato da oltre 500mila coloni, molti dei quali in armi, dove è in vigore un sistema di apartheid per i palestinesi che lo popolano.

“Questo attacco militare coordinato nella Cisgiordania occupata fa seguito all’escalation, negli ultimi mesi, delle uccisioni illegali da parte delle forze israeliane e metterà in pericolo altre vite palestinesi. Dall’ottobre 2023 in Cisgiordania – Gerusalemme Est compresa – c’è stato un terribile aumento della violenza mortale da parte delle forze israeliane e degli attacchi dei coloni, sostenuti dallo stato israeliano. Le forze israeliane hanno ucciso almeno 662 palestinesi, tra i quali almeno 142 bambini”, ha dichiarato Erika Guevara-Rosas, alta direttrice per le ricerche e le campagne di Amnesty International.

“Sono passati quasi 11 mesi dal tragico e terribile attacco terroristico di Hamas contro lo Stato di Israele e i suoi cittadini. (…) A Gaza si sta consumando una tragedia umanitaria e umana di proporzioni senza precedenti, con un totale di distruzione e sofferenza umana che non abbiamo mai visto nel XXI secolo in questa misura». Così Sigrid Kaag, coordinatrice per gli aiuti umanitari e la ricostruzione a Gaza delle Nazioni unite, arrivando al recente Consiglio informale Affari esteri, in corso a Bruxelles: “Dobbiamo continuare a insistere sul cessate il fuoco, sul rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi e sulla restituzione delle salme ai loro cari in Israele» ha spiegato Kaag, sottolineando anche la necessità di «un massiccio aumento dell’assistenza umanitaria”. È il 328° giorno di guerra e la mattanza continua.

Dall’ottobre dell’anno scorso, sono almeno 750 i palestinesi uccisi in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, dalle forze di occupazione israeliane e dai coloni terroristi. Un dato spaventoso che tuttavia non deve far dimenticare come la storia della sofferenza palestinese sia molto più lunga e risalga a quasi 80 anni fa. È vero che le parole e le azioni dell’attuale governo estremista di Israele colpiscono per la loro schietta brutalità, ma sono perfettamente in linea con la politica seguita dagli israeliani da quando – a partire dalla Nakba – hanno cominciato a perseguire la pulizia etnica del popolo palestinese, bruciando i villaggi, uccidendo gli abitanti o costringendoli a trasferimenti forzati.

Anche i coloni non sono una novità, visto che l’occupazione militare e coloniale della Palestina dura dal 1967. I loro furti di terra e i loro violenti soprusi sono avvenuti e avvengono nella totale inerzia della comunità internazionale, nonostante centinaia di risoluzioni delle Nazioni Unite abbiano condannato da subito queste azioni unilaterali, che costituiscono un’aperta violazione del diritto internazionale.

L’operazione “campi estivi”, in codice dell’affondo militare israeliano, lanciata nell’estate del 2024, ne è l’ennesimo, devastante capitolo. Il Segretario generale delle Nazioni unite Antonio Guterres si è detto “profondamente preoccupato per gli ultimi sviluppi nella Cisgiordania occupata, compresa l’offensiva militare su vasta scala lanciata da Israele”. Chiedendo la «fine immediata di queste operazioni», Guterres ha “condannato con forza la perdita di vite umane, comprese quelle di bambini”.

Come ha affermato a Ginevra la portavoce dell’Alto Commissariato Onu, Ravina Shamdasani: “Un’importante operazione delle forze di sicurezza israeliane nella Cisgiordania occupata rischia di aggravare seriamente la situazione già catastrofica nei Territori palestinesi occupati” e “porta il bilancio complessivo delle vittime in Cisgiordania a 637 dal 7 ottobre. Ciò rappresenta il numero più alto di vittime in un periodo di otto mesi da quando l’Onu ha iniziato a registrare le vittime in Cisgiordania due decenni fa”, ha detto la portavoce in un comunicato. Ha aggiunto Shamdasani, “Israele, in quanto potenza occupante, deve rispettare i propri obblighi ai sensi del diritto internazionale”.

L’ambasciatore israeliano all’Onu Danny Danon, respingendo le critiche del segretario generale delle Nazioni unite, sulla vasta operazione lanciata dallo Stato ebraico in Cisgiordania in agosto 2024, risponde sui social usando il nome biblico Giudea e Samaria per quella che oggi è conosciuta come Cisgiordania: “Dal 7 ottobre, l’Iran ha lavorato attivamente per introdurre di nascosto sofisticati ordigni esplosivi in Giudea e Samaria, destinati all’uso in attentati suicidi nel cuore delle città israeliane”.

Secondo Amnesty International: “Questo attacco militare coordinato nella Cisgiordania occupata fa seguito all’escalation, negli ultimi mesi, delle uccisioni illegali da parte delle forze israeliane e metterà in pericolo altre vite palestinesi”.

Dall’ottobre 2023 in Cisgiordania – Gerusalemme Est compresa – c’è stato un terribile aumento della violenza mortale da parte delle forze israeliane e degli attacchi dei coloni, sostenuti dallo stato israeliano. Le forze israeliane hanno ucciso almeno 662 palestinesi, tra i quali almeno 142 bambini”, secondo Erika Guevara-Rosas, alta direttrice per le ricerche e le campagne di Amnesty International, mentre Ravina Shamdasani, portavoce delle Nazioni Unite per i diritti umani, ha dichiarato in un comunicato: “Ciò rappresenta il numero più alto di vittime in un periodo di otto mesi da quando l’Onu ha iniziato a registrare le vittime in Cisgiordania due decenni fa. Molti bambini sono stati uccisi mentre lanciavano pietre contro le forze di sicurezza israeliane altamente protette, così come altri palestinesi che non rappresentavano una minaccia imminente per la vita o di lesioni gravi. Un uso della forza così non necessario o sproporzionato e l’aumento di apparenti uccisioni mirate e sommarie sono allarmanti”.

“Un’operazione militare delle dimensioni di quella in corso causerà senza dubbio un aumento della violenza mortale e ulteriori perdite di vite palestinesi. Probabilmente causerà anche un aumento degli sfollamenti forzati, della distruzione di infrastrutture fondamentali e delle punizioni collettive, che sono i pilastri del sistema israeliano di apartheid contro i palestinesi e dell’occupazione illegale dei Territori palestinesi occupati”, ha dichiarato Guevara-Rosas di Amnesty International.

E ancora: “Ci sono notizie allarmanti secondo le quali le forze israeliane hanno circondato gli ospedali impedendovi l’accesso. Amnesty International sollecita le autorità israeliane ad agire per tutelare le strutture sanitarie e il loro personale e a garantire che coloro che hanno bisogno di cure mediche possano riceverle. Come potenza occupante, Israele ha il chiaro obbligo di proteggere i palestinesi, le loro abitazioni e le loro infrastrutture in tutti i Territori palestinesi occupati”, ha sottolineato Guevara-Rosas.

Dalle ricerche dell’organizzazione per i diritti umani Amnesty International emerge che le forze israeliane commettono uccisioni illegali, anche attraverso l’uso della forza letale in modo non necessario e sproporzionato durante le proteste e le incursioni e il diniego dell’assistenza medica alle persone ferite. Amnesty International ha anche denunciato lo scioccante aumento della violenza dei coloni, sostenuti dallo stato, contro i palestinesi. “Tutto questo prosegue senza sosta. Le forze israeliane hanno anche fatto maggiore ricorso agli arresti e alle detenzioni arbitrarie per stroncare ogni forma di dissenso palestinese”. 

Nelle operazioni che si susseguono in Cisgiordania, l’esercito israeliano ha usato in questi mesi centinaia di soldati, oltre a droni e mezzi corazzati, e molti giornali internazionali hanno paragonato quanto sta succedendo alle operazioni in Cisgiordania che Israele faceva circa vent’anni fa durante la seconda Intifada, cioè la seconda rivolta di massa del popolo palestinese nei confronti dell’occupazione israeliana. Amnesty International continua a documentare l’intensificarsi dell’ ondata di violenza contro i palestinesi della Cisgiordania.

Recentemente la Corte Penale Internazionale ha emesso mandati di cattura per il premier israeliano e il suo ex ministro della difesa Gallant, suscitando reazioni sul fronte politico. La Corte Penale Internazionale (CPI) è una pietra miliare della costruzione di un mondo più giusto, pacifico e democratico. Uno strumento di giustizia internazionale che trova il suo fondamento giuridico nella Carta delle Nazioni Unite e nelle Convenzioni internazionali sui diritti umani.

I principi cardini che vigono per qualsiasi tribunale che opera in uno Stato di diritto sono: la legge è uguale per tutti, la presunzione d’innocenza, il diritto di difesa e le garanzie processuali dell’imputato (principio rafforzato nello Statuto di Roma, istitutivo della Corte, che non prevede processi in contumacia, come sta avvenendo per quello in corso a Roma per Giulio Regeni). Principi che valgono anche per la CPI, ai quali si aggiunge l’obbligo di cooperazione da parte degli Stati firmatari dello Statuto..

Sei mesi è durato il periodo che la Camera Preliminare della Corte penale internazionale (CPI) si è dato prima di dare il via libera alla richiesta del Procuratore Karim Khan, per i mandati di arresto per crimini di guerra e crimini contro l’umanità richiesti per Benjamin Netanyahu e Yoav Gallant, rispettivamente Premier e ora destituito ministro della difesa del governo israeliano, e Mohammed Deif, capo delle Brigate al-Qassam nella Striscia di Gaza.

Evidentemente Netanyahu non aveva preso sul serio, lo scorso maggio, la richiesta del Procuratore, visto che non ha minimamente cercato di porvi rimedio. Il primo Ministro israeliano aveva tre strade: sospendere azioni militari che configuravano crimini di guerra e crimini contro l’umanità, come dettagliatamente e compiutamente descritti negli atti di accusa a seguito di approfondite e ampie indagini da parte dell’ufficio del Procuratore; liberarsi degli elementi più estremisti della sua compagine di governo (quelli che oggi, come reazione alla decisione della CPI, chiedono “l’applicazione della sovranità su tutta la Cisgiordania e l’insediamento in tutte le parti del paese”); concedere al sistema legale interno l’opportunità di avviare un procedimento domestico che avrebbe dimostrato che lo Stato d’Israele non era “unable or unwilling” di mettere questa leadership sul banco degli imputati,

Parallelamente, Hamas ha pochi motivi per applaudire visti i crimini efferati che ha compiuto il 7 ottobre e per gli ostaggi prelevati e imprigionati in condizioni disumane, ragion per cui il suo vertice, prima di essere decimato, era oggetto di analoghi procedimenti da parte della Corte. 

L’affermazione della giustizia penale internazionale è un processo laborioso ma è l’unico sistema che si conosca che fissi regole che valgono per tutti nell’interesse collettivo. Se non ci fosse la CPI responsabili di orrendi crimini, ad ogni latitudine, rischierebbero di rimanere impuniti e le loro vittime di rimanere senza giustizia. 

Per questo la decisione presa dalla Corte Penale Internazionale di emettere ordini di arresto nei confronti dell’attuale Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu e dell’ex Ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant è estremamente importante, perché rafforza la decisione della Corte Internazionale di Giustizia in merito al genocidio in corso a Gaza e riporta la giustizia al centro della scena internazionale.

(continua)

——————————————————————————————————————–

Data:

4 Dicembre 2024