Con queste parole Fabrizio De Andrè rendeva omaggio a Pier Paolo Pasolini, uno degli intellettuali che più hanno influito nel pensiero dell’Italia del secondo dopoguerra, divenendo la ruota motrice di un rinascimento culturale che, con la sua tragica scomparsa nel 1975, ha subito una grave perdita.
Ernesto Marchetti, invece, proprio come dichiara ironicamente il titolo della pellicola, è “l’ultima ruota del carro”, quella che viene trainata, la meno importante, quella che porta su di sé i carichi più pesanti. La sua vicenda, per nulla speciale, si innesta negli avvenimenti più grandi della storia italiana degli ultimi sessant’anni, dal sequestro Moro a tangentopoli, dalla comparsa dei cartelloni con il sorridente faccione di un imprenditore milanese che scendeva in campo promettendo un “nuovo miracolo italiano” alla febbre per i gratta e vinci. Cresciuto dagli scappellotti paterni sui campi di terra battuta della periferia romana, Ernesto è dotato di un’autentica ingenuità che gli permette di guardare il mondo da due occhi pregni di stupore, che palesemente rimandano allo sguardo candido del fanciullino pascoliano. La vita normale del protagonista è riassumibile in poche righe: ha un unico grande amore, la moglie Angela; presta le braccia, le spalle e il sudore della fronte alla professione di traslocatore; ha due inseparabili amici, il coetaneo Giacinto e un pittore appellato come “il Maestro”. Ma è proprio in questa normalità che è possibile desumere la specialità di Ernesto, una persona vera, sempre coerente con i propri valori e portatrice di una purezza, comune a tanti italiani.Con L’ultima ruota del carro, il regista Giovanni Veronesi rende giustamente omaggio a tale qualità, discostandosi dalle pellicole più da cassetta girate in passato (come la trilogia di Manuale d’amore), ed esibendo un nuovo smalto che, se perseguito, porterà buoni frutti. L’ottimo cast, in cui primeggia un sempre più bravo Elio Germano nella parte di Ernesto Marchetti, è composto da Alessandra Mastronardi, Sergio Rubini, Ricky Menphis e Alessandro Haber. Le accurate musiche sono affidate ad Elisa che, per la prima volta, si cimenta nella composizione di una colonna sonora.