Il fatto: la Confartigianato di Palermo ha lanciato un bando per reclutare 15 lustrascarpe, stipendiati, da posizionare sul territorio, in punti strategici come il Tribunale oppure l’aeroporto. Fin qui non ci sarebbe nulla di male, anzi… cercare di inventare nuovi modi per vivere lavorando è encomiabile, ma ciò che lascia perplessi è il mestiere che si vuole esaltare. E, ancora più inquietante, è che a proporsi siano stati anche molti laureati, tra i 70 che hanno fatto domanda. Lustrascarpe di professione, il paese di Sciuscià si riappropria delle sue radici a quanto pare, ma forse ci si dimentica che lo shoeshine, lo sciuscià appunto, prese piede come attività nell’Italia devastata dalla guerra. Ci si rivolgeva ai soldati americani in cerca di un obolo. Si è parlato di rispolverare antichi mestieri per far fronte al disavanzo economico che travolge famiglie e speranze. Qualcuno ha ironizzato, dicendo che a questo punto si potrebbe riproporre la figura della prefica, la donna che nel mondo antico era pagata per piangere ai funerali. Possiamo iniziare a sognare quindi, sotto Natale, gli zampognari con il tesserino, e poi ancora i pastori pagati per far transitare le pecore lungo l’Appia Antica, nel tour del pecorino
dell’Agro Romano.
Fa effetto vedere una Nazione, che fa parte delle 8 potenze industriali globali, ridotta a far propaganda alla miseria, all’impossibilità di assicurare un futuro per cui si è studiato, per cui ci si è impegnati sui banchi di scuola prima e sui testi universitari dopo. Considerando inoltre i dati dell’Anagrafe Nazionale Studenti, in base ai quali, per l’anno accademico 2015/2016 è stato evidenziato lo spostamento di circa 46.000 dalla Sicilia verso atenei situati in altre regioni, non si può non pensare ai genitori che si sono privati di molto pur di far conseguire la laurea ai propri figli, per poi vederli far domanda per un posto da lustrascarpe. Questo non è costruire il futuro, qui non si gettano le basi per ponti, semmai si punta alla sopravvivenza, all’accontentarsi. Esiste un divario sempre più profondo e largo tra ricchezza e povertà, in cui le classi intermedie si inseriscono con sempre maggior fatica, costrette da spese, conti, imposte e tutto quanto concorre all’impoverimento economico, all’emarginazione sociale, ai sogni mediocri.
Perché alla fine, tirando le somme, questo sta accadendo, nonostante si mandino messaggi suggestivi e pittoreschi su un possibile ritorno alle origini. In realtà si sta cercando semplicemente di turare le falle con provvedimenti di fortuna, con stratagemmi, come farebbe qualsiasi persona senza prospettive davanti a sé, ma con la voglia di non arrendersi, esattamente come accadeva nel film Sciuscià, di Vittorio De Sica. Peccato che nella pellicola nessuno dei sognatori protagonisti riuscì ad avere quanto sperato. Perché, ingannati da chi deteneva il potere, trovarono solo le lacrime e dolore.