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Manovra, cosa chiede l’Ue all’Italia

Manovra, cosa chiede l’Ue all’Italia

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Solida e interessante. Così viene considerata la proposta avanzata dal governo italiano per modificare la manovra economica in modo da tentare di evitare il lancio di una procedura per debito. Ed è apprezzato che sia stata messa, per la prima volta, per iscritto. D’altra parte l’Italia ha fatto uno “sforzo”, ha detto chiaramente il commissario europeo agli Affari Economici e Finanziari Pierre Moscovici, “veramente consistente e apprezzabile”. Tuttavia, al di là del deficit nominale al 2,04% del Pil nel 2019 annunciato da Conte – rispetto al 2,4% previsto originariamente nella manovra – nella trattativa con le autorità italiane l’obiettivo della Commissione è quello di avere uno sforzo strutturale positivo, cioè una riduzione del deficit al netto degli effetti del ciclo economico e delle misure una tantum o temporanee. Quello che l’Italia non può fare è ’deconsolidare’, cioè peggiorare il saldo strutturale. A livello di saldo strutturale resta tra le due parti, a quanto si apprende, uno scarto che deve essere colmato.

Senza entrare troppo nel tecnico (per dare un’idea di che cosa si parla, il saldo strutturale si calcola dividendo il saldo nominale, che può essere un deficit o un avanzo, per il Pil e sottraendo dal risultato il prodotto della semi-elasticità del saldo al ciclo economico per l’output gap, che è la differenza tra il Pil attuale e quello potenziale) giocheranno diversi fattori. Non ultimo il fatto che le proiezioni della Commissione europea sul peggioramento del saldo strutturale dell’Italia sono basate sullo spread Btp-Bund, o meglio sui rendimenti dei titoli di Stato italiani, di ottobre, mentre la mera prospettiva di un accordo ha già abbassato i rendimenti: da ben oltre 300 punti base, lo spread ha chiuso a 267. Il rendimento del decennale italiano è del 2,95%.

Pertanto – se per la Commissione l’Italia nel 2019 peggiorerà il saldo strutturale dell’1,2% del Pil (dello 0,8% secondo le stime italiane) – l’esecutivo Ue, se ci sarà l’accordo, rivedrà le sue stime basate su ipotesi di rendimenti dei titoli di Stato in uno scenario di tensione. In presenza di un accordo, lo scenario cambia e i rendimenti, e quindi lo spread, calano. E con esso gli interessi sul debito che l’Italia deve sborsare. Quanto verranno modificate le previsioni della Commissione, fa parte della trattativa in corso. C’è stato un incontro con un’atmosfera “molto costruttiva” ha detto la portavoce del ministro dell’Economia Giovanni Tria.

La base su cui si lavora “è la proposta italiana”. Si pensa “di riuscire ad arrivare” ad una “conclusione”, ma “non ci sono ancora tempi” certi. Moscovici ha auspicato che l’accordo si possa arrivare “rapidamente”. La Commissione, tuttavia, vuole dei chiarimenti e degli approfondimenti tecnici, perché la proposta italiana è arrivata ai servizi poche ore prima dell’incontro tra Conte e Juncker. Ora quindi l’esecutivo Ue vuole “capire e valutare” le singole misure. Insomma, “c’è ancora l’ultimo miglio da percorrere”. Per arrivare alla meta, dunque, manca ancora un poco. Ma l’obiettivo comune, dell’Italia e della Commissione, è quello di giungere ad un accordo che permetta di rispettare il calendario di lavoro italiano (ci sono scadenze parlamentari) e quello della Commissione, che mercoledì prossimo, 19 dicembre, riunirà il collegio dei commissari per l’ultima riunione del 2018, prima delle feste natalizie.

C’è dunque ancora qualche giorno di tempo per arrivare ad una soluzione. L’atmosfera è di cauto ottimismo, perché nel negoziato sono sempre possibili degli imprevisti. La situazione in Francia, dove la rivolta dei ’Gilet Gialli’ ha costretto il presidente Emmanuel Macron ad annunciare misure sociali che potrebbero aumentare il deficit oltre il 3%, ha influito a livello politico sull’atteggiamento della Commissione, ma anche a Parigi, a quanto si apprende, ci si rende conto della situazione e sono in corso lavori per trovare risorse aggiuntive tali da contenere il deficit. Secondo le stime della Commissione, prima delle misure annunciate da Macron, la Francia migliorava comunque il deficit strutturale dello 0,2%, a differenza dell’Italia che lo peggiora.

L’obiettivo della Commissione, che è a fine mandato, è quello di non avere alcun Paese sotto procedura per deficit eccessivo (Edp), che nel nostro caso sarebbe basata sul debito: né l’Italia, né la Francia, né la Spagna. La Commissione Juncker, che sta per terminare il suo mandato, non ha alcuna voglia di lasciare in eredità a quella che le succederà un’eredità simile: l’obiettivo è consegnare al prossimo presidente della Commissione le chiavi di una casa in ordine.

Il miglioramento del deficit strutturale è uno dei punti della discussione. Ed è un punto che deve poggiare su fondamenta solide: gli impegni, insomma, devono essere ben documentati e legislati. Per stimare un miglioramento strutturale dello 0,05% non bastano impegni generici: più sono documentati, meglio è, per tutti. Anche perché in questo modo la Commissione potrà presentarsi all’Eurogruppo, e all’Ecofin, con una raccomandazione fondata su basi solide.

Il negoziato verte anche sul piano di dismissioni, del quale Conte ha annunciato il rafforzamento. Il Mef, i cui tecnici sono a Bruxelles con il ministro Giovanni Tria, che resterà a negoziare “finché non arriviamo ad un accordo”, ha presentato un obiettivo: la Commissione chiede maggiori dettagli. Naturalmente, non si richiede allo Stato italiano di dismettere beni pubblici nel giro di 48 ore, ma l’esecutivo Ue ha bisogno di maggiori informazioni, per capire in quale colonna iscrivere i proventi stimati, ai fini del calcolo del saldo strutturale. Per ora, comunque, le cose non vanno male, a quanto si apprende. E si punta a chiudere il negoziato il prima possibile. Salvando il Natale a tutti.

“Battisti non si trova”. Firmato decreto per estradizione

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Non si sa dove sia Cesare Battisti. L’ex terrorista dei Proletari Armati per il Comunismo (Pac), condannato in Italia a due ergastoli per quattro omicidi, è ricercato in base all’ordine di arresto emesso da Luiz Fux, giudice del Tribunale Supremo brasiliano. La polizia dello stato di San Paolo riferisce che da martedì non c’è traccia di lui a casa sua, a Cananeia. Per la polizia federale di San Paolo è un latitante, riporta il sito O Globo. Gli agenti lo hanno cercato nella sua abitazione, sul litorale di San Paolo, e anche agli indirizzi riconducibili a lui nella capitale paulista ma senza successo.

DECRETO PER L’ESTRADIZIONE – Oggi il presidente uscente del Brasile Michel Temer, riferiscono i media brasiliani, ha firmato il decreto per la sua estradizione. La decisione è stata presa in un vertice tenuto a Palacio do Planalto, la sede ufficiale della presidenza a Brasilia, e autorizza il ministero della Giustizia ad avviare il processo per arrivare a consegnare Battisti alle autorità italiane. Il decreto nelle prossime ore verrà pubblicato sul Diário Oficial da União, l’equivalente della Gazzetta Ufficiale. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha inviato a Temer un messaggio per ringraziarlo per la sua decisione: “Il gesto da Lei compiuto – scrive – costituisce una testimonianza significativa dell’antica e solida amicizia tra il Brasile e l’Italia e testimonia la sensibilità in relazione a una vicenda complessa e delicata”.

BATTISTI “SCOMPARSO” – La casa di Battisti, come riferisce il quotidiano, è sorvegliata costantemente e non risultano movimenti all’interno dell’abitazione. Alcuni vicini, interpellati da Folha, affermano che l’ex terrorista non è più stato visto nella zona da novembre. Un cronista del giornale, appostato davanti alla casa di Battisti, attraverso una finestra priva di tende ha notato che in una stanza dell’abitazione sono accatastati 14 libri. In garage è parcheggiata una Chevrolet Prisma.

“Stiamo seguendo le notizie dall’Italia e non sappiamo dove sia in questo momento. L’ultimo contatto risale a circa due mesi fa“, dice all’Adnkronos il nipote Antonio. Magno de Carvalho, un amico dell’ex terrorista, ha raccontato al quotidiano Folha che l’ultima volta che ha parlato con lui la scorsa settimana Battisti gli “ha detto che sarebbe andato a Rio, per parlare con l’editore del libro che stava scrivendo”.

L’ORDINE D’ARRESTO – L’ordine d’arresto per Battisti è stato deciso da un giudice del Tribunale Supremo brasiliano, Luiz Fux. Durante la campagna elettorale e dopo la vittoria, Jair Bolsonaro ha più volte ripetuto la sua intenzione di estradare in Italia Battisti, che dal 2011 vive in libertà in Brasile (LE TAPPE DELLA VICENDA). Con la sua decisione, il giudice ha accolto la richiesta della procuratrice generale Raquel Dodge, dell’arresto preventivo di Battisti, una misura definita “necessaria” per “evitare il rischio di fuga e per assicurare l’eventuale futura estradizione in Italia”. A questo proposito il giudice Fux ha ricordato quando, nell’ottobre 2017, Battisti è stato fermato a Corumba, sulla frontiera con la Bolivia, mentre – secondo quanto dichiarato dalle autorità – cercava di attraversare il confine con euro e dollari non dichiarati.

IL RICORSO– I legali di Battisti, gli avvocati Igor Tamasauskas e Otavio Mazieiro, hanno presentato ricorso contro l’ordine d’arresto e hanno chiesto la sospensione del provvedimento. Se il giudice Fux non dovesse tornare sui propri passi, gli avvocati chiedono che il Tribunale supremo esamini il ricorso in sessione plenaria prima della fine dell’anno. La difesa, come riferisce O Globo, sostiene che “non c’è più spazio” perché il governo brasiliano riveda la decisione di consegnare Battisti all’Italia, poiché sono passati più di cinque anni dal ’no’ all’estradizione. L’ex presidente Luiz Inacio Lula da Silva respinse la richiesta di estradizione presentata dall’Italia il 31 dicembre 2010. I legali ritengono che Battisti non debba subire gli effetti dei “cambiamenti nella scena politica brasiliana e la conseguente possibilità di essere consegnato al suo paese d’origine”.

I PARENTI DELLE VITTIME Alberto Torregiani, figlio di Pierluigi, il gioielliere ucciso nel 1979 da un commando dei Proletari Armati per il Comunismo e rimasto a sua volta gravemente ferito nell’agguato, commenta così all’Adnkronos la richiesta di arresto dell’ex terrorista: “Aspetto il momento in cui scenderà dall’aereo e andrà in carcere: solo a quel punto dirò: è finita”. “Tante volte sembrava che fossimo arrivati all’obiettivo e poi invece non è avvenuto nulla”, dice Torregiani, che in conseguenza dell’attacco terroristico è rimasto paraplegico. “Mi aspettavo che avvenisse a gennaio e non ora, vale a dire dopo l’insediamento del neopresidente Jair Bolsonaro che, evidentemente, sta realizzando quello che ha promesso”.

Adriano Sabbadin, figlio di Lino Sabbadin, il macellaio ucciso a Mestre il 16 febbraio del ’79, dice: “Speriamo che sia la volta buona, speriamo che Battisti venga arrestato e sconti la sua pena”. L’ex terrorista dei Pac nell’omicidio di Sabbadin fece da copertura armata al killer. Una richiesta di giustizia che, secondo Adriano Sabbadin, “vale per me ma anche per tutti gli italiani che hanno condiviso questo momento. Sono 40 anni che cerchiamo i colpevoli di nostro padre“. Quell’omicidio resterà sempre impresso negli occhi del macellaio: “Non si cancellerà mai dalla nostra mente”, conclude.

Maurizio Campagna, fratello di Andrea, agente della Digos ucciso per mano di Battisti, osserva: “Mi auguro che la polizia brasiliana sia preparata e lo stia monitorando per evitare che fugga ancora una volta. E’ dal 2004 che si rincorre Battisti, speriamo si arrivi finalmente all’epilogo che tutti noi familiari delle vittime auspichiamo, che giustizia venga fatta”. L’arresto, che dovrebbe preludere all’estradizione, “chiuderebbe finalmente un’attesa che dura da troppi anni. E’ ora che questo terrorista venga a scontare i tre ergastoli in Italia, nelle patrie galere”.

Facebook, nuovo bug: esposte foto di mln di utenti
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Facebook ha pubblicato foto di milioni di utenti senza alcuna autorizzazione. Il social network fa mea culpa per il bug che ha consentito agli sviluppatori di App di accedere alle foto che non sarebbero state condivise dai proprietari. Il problema potrebbe aver riguardato fino a 6,8 milioni di utenti. Il bug, a quanto pare, avrebbe garantito il potenziale accesso alle foto caricate sul social network ma, alla fine, non pubblicate.

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15 Dicembre 2018