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Manovra, l’agenda del governo

Manovra, legge elettorale e sicurezza: l’agenda del governo

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La manovra e una nuova legge elettorale. E poi i capitoli sicurezza, ambiente, tasse e migranti. Si fonda su questi pilastri il programma di governo che Giuseppe Conte ha presentato alla Camera nel suo discorso per ottenere la fiducia. Un programma di cui, ha assicurato, “sarò il garante e il primo responsabile”. Il premier ha iniziato il suo discorso rivolgendo un saluto al Capo dello Stato, accompagno da un applauso corale dell’Aula di Montecitorio dedicato a Sergio Mattarella.

Seduto tra il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese e Luigi Di Maio, Conte ha spiegato che “il programma non è l’elencazione di proposte eterogenee che si sovrappongono, né la sommatoria delle diverse posizioni politiche che sostengono questa iniziativa. E’, al contrario, una sintesi programmatica che disegna l’Italia del futuro, un progetto di governo del Paese fortemente collocato sul piano politico”. Quindi ha ribadito che il governo M5S-Pd “è un progetto politico di ampia portata, anche culturale che si sviluppa su un orizzonte temporale ampio, che finisce per abbracciare l’intero arco della legislatura”.

LESSICO E SOCIAL – Nel suo discorso, Conte ha invitato a un’invenzione di rotta sul linguaggio del governo, auspicando un lessico rispettoso: “Vogliamo volgerci alle spalle il frastuono dei proclami inutili e delle dichiarazioni bellicose e roboanti” ha spiegato il premier, contrastato da brusii e polemiche dai banchi dell’opposizione. “Io e tutti i miei ministri prendiamo il solenne impegno, oggi davanti a voi, a curare le parole, ad adoperare un lessico più consono e più rispettoso delle persone, della diversità delle idee – ha aggiunto -. Ci impegniamo a essere pazienti anche nel linguaggio, misurandolo sull’esigenza della comprensione. La lingua del governo sarà una lingua ’mite’, perché siamo consapevoli che la forza della nostra azione non si misurerà con l’arroganza delle nostre parole”. Per Conte serve “sobrietà che, mi auguro, possa essere contagiosa e orientare positivamente i comportamenti dei cittadini, a iniziare dall’uso responsabile dei social-network, che non di rado diventano ricettacoli di espressioni ingiuriose e di aggressioni verbali”.

Quanto al progetto di governo, Conte ha spiegato che “segna l’inizio di una nuova, risolutiva stagione riformatrice, è un progetto che presenta forti caratteristiche di novità”. “Nuovo – ha argomentato – nella sua impostazione, nuovo nell’impianto progettuale, nuovo nella determinazione a invertire gli indirizzi meno efficaci delle azioni pregresse; nuovo nelle modalità di elaborazione delle soluzioni ai bisogni dei cittadini, alle urgenze che assillano la società; nuovo nel suo sforzo di affrontare con la massima rapidità le questioni più sensibili e critiche”.

Conte ha poi citato l’ex presidente della Repubblica, Giuseppe Saragat: “Fate che il volto di questa Repubblica sia un volto umano. Ricordatevi che la democrazia non è soltanto un rapporto fra maggioranza e minoranza, non è soltanto un armonico equilibrio di poteri sotto il presidio di quello sovrano della Nazione, ma è soprattutto un problema di rapporti fra uomo e uomo. Dove questi rapporti sono umani, la democrazia esiste; dove sono inumani, essa non è che la maschera di una nuova tirannide’”.

MANOVRA , IVA E CUNEO FISCALE – Nello specifico, il discorso ha affrontato diversi temi, dalla scuola all’ambiente, passando per il sociale e il fisco fino all’annuncio di una banca pubblica per il rilancio degli investimenti al Sud. La priorità, comunque, resta la legge di Bilancio, che dovrà rispondere alle esigenze di crescita e di sostenibilità finanziari e che secondo Conte “sarà impegnativa”.

“La sfida più rilevante, per quest’anno, sarà evitare l’aumento automatico dell’Iva e avviare un alleggerimento del cuneo fiscale – ha spiegato -. Le risorse saranno reperite con una strategia organica e articolata, che includerà un controllo rigoroso della qualità della spesa corrente – a questo riguardo vanno completate e rese efficaci le attività di spending review – e includerà, altresì, un attento riordino del sistema di tax expenditures, che salvaguardi l’importante funzione sociale e redistributiva di questo strumento, nonché un’efficace strategia di contrasto all’evasione, da condurre con strumenti innovativi e un ampio ricorso alla digitalizzazione”.

DECRETO SICUREZZA – Tra i punti fondamentali, ha detto Conte, ci sarà anche la revisione della “disciplina in materia di sicurezza alla luce delle osservazioni critiche formulate dal Presidente della Repubblica, il che significa recuperare, nella sostanza, la formulazione originaria del più recente decreto legge, prima che intervenissero le integrazioni che, in sede di conversione, ne hanno compromesso l’equilibrio complessivo”.

TAGLIO PARLAMENTARI – Per quanto riguarda invece il tema delle riforme costituzionali, Conte ha spiegato che “è nostra intenzione chiedere l’inserimento, nel primo calendario utile della Camera dei deputati, del disegno di legge costituzionale che prevede la riduzione del numero dei parlamentari”. Una riforma che “dovrà essere affiancata da un percorso volto a incrementare le garanzie costituzionali e di rappresentanza democratica, anche favorendo l’accesso democratico alle formazioni minori e assicurando il pluralismo politico e territoriale”.

RIFORMA ELETTORALE – “In particolare – ha ribadito Conte – occorrerà avviare un percorso di riforma, quanto più possibile condiviso in sede parlamentare, del sistema elettorale. Contestualmente, è nostro obiettivo procedere a una riforma dei requisiti di elettorato attivo e passivo per l’elezione del Senato e della Camera, nonché avviare una revisione costituzionale volta a introdurre istituti che assicurino più equilibrio al sistema e contribuiscano a riavvicinare i cittadini alle istituzioni”.

ASILI NIDO, FAMIGLIA E ISTRUZIONE – “Scuole e università di qualità, asili nido e servizi alle famiglie, specialmente quelle con figli, saranno le prime leve sulle quali agire” ha spiegato Conte. Tra le prime misure di intervento a favore delle famiglie del Conte 2, ha spiegato il premier sarà l’azzeramento delle “rette per la frequenza di asili-nido e micro-nidi a partire dall’anno scolastico 2020-2021 e per ampliare, contestualmente, l’offerta dei posti disponibili, soprattutto nel Mezzogiorno”.

Per quanto riguarda la scuola, invece, “occorre intervenire per migliorare la didattica e per contrastare la dispersione scolastica e contrastare il precariato”. Sul fenomeno dei giovani italiani all’estero, “occorre invertire questa tendenza – ha rimarcato – che espone la nostra Nazione al rischio di un inesorabile declino”. Le deleghe alla disabilità, invece “saranno in capo direttamente alla Presidenza del Consiglio” ha spiegato.

MIGRANTI – Nel suo discorso, Conte ha dedicato spazio anche al tema migranti. “Non possiamo più prescindere da un’effettiva solidarietà tra gli Stati Membri dell’Unione Europea. Questa solidarietà finora è stata annunciata, ma non ancora realizzata” ha detto il premier”.

FISCO – Conte ha poi affrontato il capitolo tasse. “Occorre perseguire una riforma fiscale che contempli la semplificazione della disciplina, una più efficace alleanza tra contribuenti e Amministrazione finanziari – ha detto – l’obiettivo primario è alleggerire la pressione fiscale, nel rispetto dei vincoli di equilibrio del quadro di finanza pubblica”. Tra gli obiettivi, ha osservato ancora, c’è poi quello di “introdurre una legge sulla parità di genere nelle retribuzioni: è una battaglia che vogliamo portare a termine al più presto in omaggio a tutte le donne”. La strategia del governo, ha spiegato ancora Conte, “è molto chiara: tutti devono pagare le tasse, affinché tutti possano pagare meno”.

POVERTA’ – Contro la povertà, la ricetta del Conte 2 sarà quella di “creare le condizioni affinché il tessuto del Paese sia forte e altamente produttivo e basi la sua capacità di ’stare sui mercati’ non sul lavoro precario e a basso costo, ma sulla qualità e l’innovazione dei prodotti”. Parole d’ordine “una crescita integrale e inclusiva, che ponga al centro il benessere del cittadino e del lavoratore, nella prospettiva di uno sviluppo equo e solidale”.

BANCA PER IL SUD – Conte ha poi annunciato “un piano straordinario di investimenti per il Mezzogiorno, anche attraverso l’istituzione di una banca pubblica per gli investimenti, che aiuti le imprese in tutta Italia e dia impulso all’accumulazione di capitale fisico, umano, sociale e naturale del Sud”.

AMBIENTE – Tra gli obiettivi del governo c’è poi la realizzazione di Green New Deal, “che promuova la rigenerazione urbana, la riconversione energetica verso un progressivo e sempre più diffuso ricorso alle fonti rinnovabili, la protezione della biodiversità e dei mari, il contrasto ai cambiamenti climatici”. Sulle trivellazioni, “siamo determinati a introdurre una normativa che non consenta più il rilascio di nuove concessioni di trivellazione per estrazione di idrocarburi – ha detto Conte -. Chi verrà dopo di noi, se mai vorrà assumersi l’irresponsabilità di far tornare il Paese indietro, dovrà farlo modificando questa norma di legge”.

AUTOSTRADE – Spazio anche al tema della revisione delle concessioni autostradali, avviata dopo il crollo del ponte Morandi. Conte ha assicurato che il governo “porterà a completamento il procedimento senza nessuno sconto per gli interessi privati, avendo quale obiettivo esclusivo la tutela dell’interesse pubblico e, con esso, la memoria delle 43 vittime, una tragedia che rimarrà una pagina indelebile della nostra storia patria”.

Pallottoliere Senato a 168: Richetti non vota

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La novità di oggi è quella di Matteo Richetti: il senatore Pd ha fatto sapere che non dovrebbe partecipare al voto di fiducia domani in aula al Senato. Dunque un voto in meno per la maggioranza. Ma i numeri restano comunque solidi per il Conte 2. Al momento, il pallottoliere è fermo su quota 168, dopo la decisione di Richetti. E sono ben 12 i voti incerti. Tra questi, i senatori a vita. Sebbene, ad esempio, ambienti parlamentari della maggioranza contino sul sì di Liliana Segre e Mario Monti.
Nel dettaglio, ci sono i 105 dei 5 Stelle (non viene conteggiato il dissidente Gian Luigi Paragone). E poi 50 Pd, se Richetti confermerà di non partecipare al voto. Ed ancora 9 del Misto: i 4 senatori di LeuLoredana De Petris, Francesco La Forgia, Pietro Grasso e Vasco Errani; il socialista Riccardo Nencini e gli ex-M5S Maurizio Buccarella, Gregorio De Falco, Saverio De Bonis, Paola Nugnes.

Non dovrebbe invece votare con la maggioranza un’altro ex-5 stelle, il senatore Carlo Martelli. Tra i 12 incerti anche i 5 senatori a vita, poi Emma Bonino, i due senatori del Maie, Ricardo Merlo e Adriano Cario, ed infine i 3 della Svp. Sebbene proprio ieri in un’intervista Julia Unterberger, presidente delle Autonomie, ha detto che voterebbe la fiducia al Conte 2. Infine l’opposizione. I no alla fiducia dovrebbero essere 139: 61 di Fi (la presidente Elisabetta Casellati non vota), 18 di Fratelli d’Italia, 58 della Lega e il dissidente Paragone.

M5S in aula con Pd, scontenti Senato alzano tiro: “21 voti in bilico”

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(Antonio Atte) – In vacanza con la Lega, al rientro col Pd. Quando alla Camera dai banchi del Carroccio si alzano le prime urla durante il discorso del premier Giuseppe Conte – tornato a Montecitorio per chiedere la fiducia al suo secondo esecutivo – l’effetto straniamento per i grillini è inevitabile. Quelli che fino a poche settimane fa erano gli alleati si sono trasformati in rumorosi avversari, mentre i ’nemici’ rossi di un tempo adesso plaudono alle parole del presidente del Consiglio e siedono al governo con i gialli.

“E’ stato molto strano vedere la Lega dall’altra parte della barricata”, ammette il deputato Sergio Battelli, mentre il Transatlantico è tutto un brulicare di leader vecchi e nuovi, ministri passati e futuri, sottosegretari uscenti ed entranti. E intanto al Senato scatta l’allarme numeri: “C’è il rischio che 21 dei nostri facciano mancare il loro voto domani”, dice all’Adnkronos un esponente del direttivo M5S a Palazzo Madama. Cifre che al momento non trovano conferme, perché finora l’unico a esporsi pubblicamente contro la fiducia al Conte bis è stato Gianluigi Paragone.

Ma in attesa del passaggio al Senato, va in scena la prima fiducia targata M5S-Pd a Montecitorio. Al loro debutto nel ’Palazzo’, le ministre dell’Interno Luciana Lamorgese e dell’Innovazione Paola Pisano, quest’ultima ’scortata’ da alcuni deputati 5 Stelle come il piemontese Luca Carabetta (in odore di sottosegretariato).

La deputata ortodossa Doriana Sarli tira un sospiro di sollievo: “Rispetto alla Lega è sicuramente un’altra cosa. Le parole di Conte sul tema migranti e sul ’nuovo umanesimo’ fanno ben sperare”. Ma non mancano gli scontenti di questo nuovo corso: l’immagine dei ministri M5S che affiancano i dem nella prima foto di questo nuovo album di famiglia giallorosso, per alcuni eletti è come un pugno nell’occhio.

E il giovane Luigi Iovino, Commissione Difesa, non ne fa mistero mentre in buvette si sfoga con alcuni suoi colleghi. “In Campania l’alleanza con il Pd non va assolutamente fatta”, le parole del deputato campano. Ci pensa poi Manlio Di Stefano a sgomberare il campo chiudendo definitivamente all’ipotesi di un accordo tra pentastellati e democratici in vista delle prossime regionali: “Non è possibile, al 100% non si farà”.

Ma è la partita dei sottosegretari la principale causa di fibrillazioni e malumori all’interno del corpaccione parlamentare grillino. E i mal di pancia che in queste ore si registrano a Palazzo Madama vengono letti da molti come un tentativo, da parte di alcuni senatori, di alzare la posta per ottenere incarichi di peso. La gara è entrata nel vivo e, tra manovre sotterranee e autocandidature più o meno alla luce del sole, in tanti scalpitano per avere un posto al sole nel prossimo sottogoverno.

“Discontinuità”, la parola d’ordine invocata da tanti: “D’altronde – osserva un parlamentare – con le ’graticole’ abbiamo assistito a diverse bocciature…”. Ostenta tranquillità Stefano Buffagni, alla Camera oggi senza cravatta: “La mia unica fede è l’Inter”, si limita a dire dribblando qualsiasi domanda sull’attualità politica. Per il lombardo si parla di un ruolo come sottosegretario o addirittura viceministro al Mef, casella che nel precedente governo era occupata da Laura Castelli (la quale spera in una riconferma).

Concluso il sudoku del sottogoverno – mercoledì la deadline ipotizzata – potrebbe iniziare presto la corsa alla poltrona di capogruppo di Senato e Camera dopo la promozione a ministro di Stefano Patuanelli e il possibile ’upgrade’ come sottosegretario di Francesco D’Uva (Cultura o Rapporti col Parlamento le destinazioni ipotizzate). I nomi che circolano a Palazzo Madama per il post Patuanelli sono quelli del vicecapogruppo Gianluca Perilli e degli ex ministri Barbara Lezzi e Danilo Toninelli. A Montecitorio, se D’Uva dovesse entrare nel sottogoverno, potrebbero entrare in partita Francesco Silvestri e Riccardo Ricciardi.

Da non sottovalutare, infine, il capitolo Commissioni, molte delle quali sono presiedute da esponenti della Lega. I giallorossi rischiano di non avere vita facile e il deputato leghista Igor Iezzi lo fa capire chiaramente, con un pragmatismo non oxfordiano ma di sicura efficacia: “Qui non passa un cazzo”.

Fdi-Lega in piazza, “elezioni subito”

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“Elezioni subito”. E’ il coro che si alza da piazza Montecitorio (Video) (Foto), gremita per la manifestazione organizzata da Fratelli d’Italia contro il governo guidato da Giuseppe Conte. “Tutta questa gente chiede di votare. Il popolo si ribella alla truffa” del Conte bis, dice Giorgia Meloni, leader di Fdi. “Oggi in piazza Montecitorio è “un vaffa day per i 5 stelle”, aggiunge, puntando il dito contro “i ladri di democrazia”.

“Gli mando un saluto, dico no ai poltronari che sono chiusi nel palazzo perdendo onore e dignità, hanno vergogna a chiedere il voto degli italiani, ma noi non molliamo”, dice il leader della Lega, Matteo Salvini, accolto con un’ovazione. “Se per far dispetto a me si dovesse tornare indietro su quota 100 e tornare alla Fornero, o sul decreto sicurezza, li facciamo uscire da quel palazzo”, afferma ancora prima di fissare il prossimo appuntamento. “Ci rivediamo in piazza il 19 ottobre, magari a piazza San Giovanni, senza bandiere”.

“Oggi questo è il posto migliore dove essere, in piazza”, dice il governatore della Liguria, Giovanni Toti. “Questo è un governo tra partiti bocciati dagli italiani. Di queste piazze ce ne devono essere tantissime, perché tantissimi sono i guai che farà questo governo”, aggiunge.

“Renzi, Di Maio, fuori dai c…, il popolo vuole libere elezioni”, è uno degli slogan che si alzano, mentre sul palco si alternano a parlare politici e amministratori locali del partito di Meloni. Tutti chiedono “elezioni subito, contro i ladri di poltrone” . Non viene risparmiato il premier Conte, a cui vengono indirizzati fischi e cori ’buffone-buffone’.

Berlusconi: “Al governo ci sono due partiti comunisti”

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“Oggi al governo ci sono due partiti comunisti…prima mi battevo con uno, oggi sono due…”. Silvio Berlusconi parla ai gruppi parlamentari di Fi nella sala della regina di Montecitorio e con una battuta lancia una stilettata al nascente governo giallorosso, formato da Pd e M5S. “Ci sono due partiti comunisti al governo, uno da salotto, il Pd, e uno da strada, i Cinque stelle…”, dice rivolgendosi ai deputati. Come riferiscono fonti azzurre, Berlusconi ha proposto un tavolo comune del centrodestra in parlamento per coordinare opposizione al Conte Bis nel migliore dei modi.

“Di Maio ministro per proteggere figlio Grillo”, la stoccata di Sgarbi

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“E’ tempo di grandi padri e di elevati maestri. Questo è il governo Grillo-Renzi. Quando Piero Piccioni fu accusato del delitto Montesi, il padre, il ministro Attilio Piccioni, si dimise. Quando invece il figlio dell’elevato Grillo è stato accusato di stupro, Grillo ha fatto Di Maio ministro degli Esteri, cercando la copertura del Pd che controlla i giudici, come si è visto bene con il caso Palamara”. Lo ha detto il deputato Vittorio Sgarbi nel corso delle dichiarazioni in dissenso, al termine del dibattito sulle dichiarazioni programmatiche del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.

“Grillo – ha aggiunto – si è agitato come un ossesso per fare un governo amico con il nemico Renzi, ha rinnegato il suo movimento, arroccandosi nel Palazzo con assoluta spudoratezza e con il sostegno dei parlamentari terrorizzati di perdere il seggio, dopo aver acceso il mutuo per comprare la casa. Non c’è alcun rispetto per gli elettori ma su di loro pesa come un macigno, la riflessione di Paolo Borsellino: ’la rivoluzione si fa nelle piazze con il popolo ma il cambiamento si fa con il voto nelle cabine elettorali’”, ha concluso Sgarbi.

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10 Settembre 2019