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MARIA LAURA ANNIBALI, PRESIDENTE DEL ‘DI’ GAY PROJECT’ E PAPA FRANCESCO

La morte di Papa Francesco ha rappresentato una grande perdita non solo per i cattolici ma anche i laici e i fedeli di altre religioni in considerazione dell’elevata autorità morale esercitata sulle persone di ogni estrazione sociale con il suo messaggio di umanità e il suo agire per il bene e la pace.

L’impatto dell’evento sulla città di Roma è stato di una portata straordinaria e ha coinvolto l’intera cittadinanza e tra le voci più disparate che hanno voluto esprimere un’opinione sulla figura del Papa c’è stata anche quella di Maria Laura Annibali, femminista, animalista, videomaker e dal 2014 presidente di un’associazione di promozione sociale “Dì Gay Project”, fondata dall’attivista Imma Battaglia nel 2001.

Incontrando Maria Laura, non ho potuto fare a meno di chiederle cosa ha rappresentato Papa Francesco – di formazione gesuita – in questi 12 anni di Pontificato per lei, classe 1944, donna lesbica unita civilmente dal 2016, dichiarata pubblicamente dal 2001 all’età di 57 anni, non più cattolica dalla presa di coscienza della propria condizione esistenziale avvenuta alla soglia dei 30 anni – all’incirca nel 1973 – e in quanto tale non accettata dalla dottrina della Chiesa cattolica e ritenuta “disordinata” dal punto di vista sociale ed etico.

A questa mia domanda articolata su un arco temporale che va dalla giovinezza all’età adulta fino ai nostri giorni, Maria Laura ha dichiarato, come già fatto in passato, di non sentirsi più cattolica da oltre 25 anni a fronte delle rigide posizioni della Chiesa cattolica in tema di omosessualità e in un saggio biografico sulla sua vita curato da Antonella Giordano e pubblicato alla fine dello scorso anno da edizioni Croce ha affermato testualmente: “Mi ritengo cristiana con ascendenza buddista perché credo nel karma. Per la religione cattolica sono un’eretica e non voglio appartenere a chi mi rifiuta.” Tuttavia, ritiene di non poter disconoscere il valore e l’importanza di alcuni rappresentanti della Chiesa cattolica, figure entrate nella Storia a pieno titolo, come

Papa Giovanni XXIII, Pontefice dal 1958 al 1963 e fautore del Concilio Vaticano II.

Il messaggio pastorale di quest’ultimo ha lasciato un segno importante nell’anima e nella mente di Maria Laura, per la profonda umanità del c.d. “Papa buono” in alcune frasi pronunciate come  quella famosa “quando andate a casa fate una carezza ai vostri bambini”. Ma anche studiando all’università presso la facoltà di scienze politiche della Sapienza, Maria Laura si è imbattuta in in un esame sui Trattati tra la Chiesa cattolica e lo Stato italiano e ha constatato l’enorme lavoro di mediazione tra le parti e le buone intenzioni alla base delle disposizioni concordate tra i due interlocutori politici.

Allungando lo sguardo fino all’attualità e a Papa Francesco che ci ha lasciati il 21 aprile scorso, le considerazioni di Maria Laura risultano essere di grande ammirazione nei confronti di Papa Bergoglio, che per primo ha parlato con toni gentili e parole quasi amorevoli delle persone omosessuali evitando la condanna dei comportamenti e lo stigma della condizione.

Per la Annibali si è trattato di aperture inedite fino ad allora per un Papa, di cui si ricorderà sempre la nota esternazione a margine di uno dei tanti viaggi per il mondo “chi sono io per giudicare un gay”, e a ciò si aggiunge tutto l’atteggiamento nel suo complesso che evidenzia l’apertura di Bergoglio per la comunità LGBTQI+ ed anche verso le stesse Unioni civili che non sono fatte in nessuna occasione oggetto di attacchi diretti, lasciando prevalere un atteggiamento di umana comprensione. Tale posizione trova conferma per Maria Laura nell’indizione pubblica di un Giubileo delle persone omosessuali e delle loro famiglie messo in calendario per la prima decade di settembre prossimo, segnando sicuramente un passo in avanti rispetto alle posizioni ufficiali tenute in passato della Chiesa cattolica verso la tematica.

Le ombre che si sono adombrate rispetto alle buone intenzioni manifestate da Papa Francesco  dall’inizio del Pontificato verso le persone omosessuali, secondo Maria Laura, sono da imputarealle gerarchie  ecclesiastiche integraliste che da sempre governano l’apparato della Chies cattolica  impedendone un’evoluzione nella direzione di integrazione della comunità LGBTQI+ nel variegato consesso della comunità cattolica. Insomma, il giudizio della presidente di DìGay Project su Papa Bergoglio rimane un giudizio sostanzialmente positivo nel suo complesso, con un unico neo rappresentato dalle esternazioni di quest’ultimo sugli animali divenuti in quest’era moderna oggetto di cura ed attenzione eccessiva da parte delle persone a discapito di altri esseri umani spesso abbandonati dalle famiglie e dalle persone vicine, come gli anziani molto spesso collocati in case di riposo ed estromessi dai nuclei familiari perché abbisognevoli di cure che non ci si sente di dare in quanto ritenute molto faticose e che sottraggono energia al tempo libero. Ma lo sguardo del Pontefice appena scomparso si è soffermato anche sul fatto che spesso i giovani preferiscono la cura degli animali a quella dei figli che ci si astiene di mettere al mondo perché ritenuto un impegno troppo gravoso per i ritmi della vita moderna.

A questo riguardo, Maria Laura è dell’avviso che la cura degli animali possa tranquillamente coesistere con tutti gli altri spazi della vita familiare dagli anziani alla prole e che pertanto gli animali non sottraggono tempo ed energie a persone di buona volontà. E infine, soffermandosi sul nome che Papa Bergoglio ha scelto per il suo Pontificato che è quello del Santo Patrono d’Italia, Francesco, rileva che non abbia avuto lo stesso atteggiamento del Santo di Assisi verso    gli animali, esseri molto presenti nei discorsi di quest’ultimo.

Su questo punto, si può comunque replicare che le priorità che una guida spirituale, come può essere quella di un Papa al giorno d’oggi, possono essere differenti e nel caso del paragone tra San Francesco e Papa Bergoglio ci sono ben 8 secoli di storia che li dividono con i relativi contesti diversissimi tra di loro, in quanto nel caso del primo l’umanità era decisamente più circoscritta e gli interessi erano rivolti a uno spazio più limitato, mentre al giorno d’oggi un Pontefice ha davanti a sé una platea di dimensioni  planetarie e in questo mare magnum di guerre e conflitti tra i popoli è tenuto a focalizzare l’attenzione sulle vicende umane che vanno in frantumi sotto l’egida di valori   effimeri e il discorso va riportato alla essenzialità per non risultare dispersivo.

In attesa dell’elezione del nuovo Papa, a cui guarda il mondo intero dalla politica alle masse sociali, rimane fondamentale non disperdere l’eredità di Papa Francesco per il modo in cui ha affrontato i problemi del nostro tempo e su questo Maria Laura si dice convinta che il messaggio cristiano profuso in tutti questi anni lascerà segni tangibili nell’intera comunità, perché l’esempio dato gode del favore della memoria nel tempo. Almeno si spera!

  

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Data:

5 Maggio 2025

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