Natura morta – Pastello
Per i bambini piccoli, quella di sapere impugnare una matita risulta una grande conquista. Una bacchetta magica che lascia segni sul foglio, mossa da un semplice gesto della mano. Il bambino, disegnando grovigli di righe, si trova di fronte a qualcosa di propria produzione. Ne è meravigliato e orgoglioso. L’informità di una moltitudine di linee colorate sovrapposte dà vita a sagome che solo lui sa riconoscere. Finché non scaturisce un tratto più nitido, pulito, una forma chiara che tutti possiamo comprendere.
L’uso di matita e pastello si trasformano in strumenti di svago, apprendimento, espressione. Un potere che si acquisisce e resta alla base di tutto: il disegno a matita. Per non chiamarlo metrica a matita, solfeggio a matita, sbarra a matita… L’inizio dell’apprendere: l’inizio della propria libertà in ogni ambito dela conoscenza.
di Sabrina N.
disegnando profumi, capita la nostalgia
di aprire un libro a tre dimensioni
profondo nel viola, coi tagli dei rovi a esporre le more
i fichi spaccati, incollati alle mani
e filari in vendemmia
“che quando seguivo mio padre nella vigna
era festa, dal pampino all’ultimo chicco di uva”
Maternità – pastello
Conservo mozziconi di pastelli in un vecchio barattolo di latta, come a dare perimetro e protezione a quel fascio di bastoncini colorati che mantengono ancora palpabile il ricordo della mia infanzia. Oggi, da grande, prediligo le terre sanguigne, quelle bruciate. Terra d’ombra su carta invecchiata, il segno che suona sul foglio come le note dei Notturni di Chopin.
Cerco di dare vita a un evento tra gesto e pensiero. L’idea collocata in un preciso luogo spaziale e temporale in cui appoggiare la punta del pastello: il confine tra forma e colore.
Il confine si annulla dove l’atmosfera inghiotte i contorni ed entra tra l’incarnato e le pieghe con il solo piano forte della mano. Il tocco che impugna il giusto peso per creare, con un solo colore su di un foglio appiattito, l’illusione di una scultura contenente due anime. Quella del soggetto e quella di me medesimo autore.
Tra ombre e luce, il foglio accoglie gli ultimi tratti. Taluni tendono a ripassare sullo scuro, altrivanno ulteriormente ad accentare il chiaro. La mente è li, nei contrasti più evidenti.
Esattamente lì, riconosco il mio Essere me: nella profondità del buio, nel rilievo del bianco.
Solo in quel preciso momento entra in gioco lo scambio delle due entità spirituali: colui che trasmette creazione e colui che si prepara a raccoglierla.
disegno di Lorenzo
tra un po’ di te e un po’ di me
voglio una matita che mi faccia da invenzione
un’ombra sui capelli, una pupilla accesa
e la sveglia che suoni dalle tue labbra
amore mio
per sfumarti addosso con le dita la vita che cambia
lasciando invariata la spinta di Stendhal
sul tuo ritratto.