Mattarella: “Bene dialogo con Ue”
“Ho valutato molto positivamente la scelta del governo di avviare un dialogo costruttivo con la Commissione europea – che ha agito con spirito collaborativo – sulla manovra di bilancio per giungere a soluzioni condivise, raggiunte in questi giorni”. Lo ha affermato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione dell’incontro al Quirinale con le Alte cariche dello Stato.
“Vi è una tendenza, risalente nel tempo, diffusa in tutta l’Unione, a osservarla, e a giudicarne i comportamenti, come se si trattasse di un soggetto estraneo. L’Europa non è un ’vincolo esterno’ ma piuttosto un moltiplicatore della nostra influenza internazionale, della nostra capacità di espansione economica e commerciale, oltre che della preziosa libertà di movimento, particolarmente per i nostri giovani” ha detto Mattarella, che poi – facendo un riferimento al 52esimo Rapporto Censis, che “ha presentato l’immagine di un’Italia delusa e incattivita preda della paura” – ha sottolineato come “ricercare coesione nel tessuto sociale costituisce una necessità, oltre che un dovere, per le Istituzioni. E necessario contrastare la tendenza alla disgregazione, al ripiegamento su se stessi che si manifestano diffusamente in ambito interno e in ambito internazionale”.
“Al Parlamento, espressione e interprete della sovranità popolare – ha poi proseguito il capo dello Stato – è affidato il ruolo centrale della democrazia disegnata dalla Costituzione. Ruolo che contrassegna ogni democrazia parlamentare; e che va rispettato e preservato per non alterare l’essenza di ciò che la nostra Carta definisce e prescrive”.
Tagli a reddito e quota 100
Tagli a reddito di cittadinanza e quota 100, ma il deficit per il 2019 resterà al 2,04%. Nessun colpo di scena, quindi, contenuto nelle tabelle della lettera che l’Italia ha inviato a Bruxelles con le modifiche da introdurre nella manovra, dove il numero annunciato nei giorni scorsi dal governo scompare, sostituito da una stima al 2%. Fonti dell’esecutivo precisano infatti che nella missiva inviata all’Ue il rapporto deficit/Pil è indicato con una sola cifra decimale come è nella prassi dei documenti ufficiali, ma non ci sono revisioni rispetto all’accordo con la Commissione europea e rispetto al saldo 2.04. Il 2% indicato, quindi, è solo un arrotondamento.
Per quanto riguarda invece la stima dell’impatto che avranno le misure introdotte, le risorse da destinare alla riforma delle pensioni, con l’introduzione di quota 100, vengono tagliate di 2,7 miliardi. Quelle destinate al reddito di cittadinanza subiranno una decurtazione di 1,9 miliardi. Dalle tabelle emerge inoltre che la rivalutazione delle pensioni legata all’inflazione subirà un ’’raffreddamento’’ che alleggerirà le tasche dei pensionati di 2,2 miliardi nei prossimi tre anni. In particolare il prossimo anno il risparmio per l’erario ammonta a 253 milioni, a cui si aggiungono 745 nel 2020 e 1,23 miliardi nel 2021. Le pensioni saranno rivalutate al 100% per gli importi fino a 1.521 euro mensili. Per gli assegni superiori è previsto il ’’raffreddamento’’: quelli fino a 2.535 euro saranno rivalutati del 90% e quelli superiori del 75%.
Nel 2020 l’Iva aumenterà di 23,1 miliardi che l’anno successivo diventeranno 28,7 miliardi. E’ l’effetto del ritorno ’integrale’ delle clausole di salvaguardia. Nella missiva è presente anche la stima sul prodotto interno lordo dell’Italia, che il prossimo anno crescerà dell’1%, nel 2020 dell’1,1% e nel 2021 dell’1%.
Secondo il governo, inoltre, l’introduzione della web tax consentirà di incassare 150 milioni il prossimo anno, a cui si aggiungono 600 milioni nel 2020 e altri 200 milioni nel 2021. Dal taglio delle pensioni d’oro è previsto un mini gettito: 76 milioni il prossimo anno, 80 milioni nel 2020 e 83 milioni nel 2021. Il totale è pari a 236 milioni nel triennio. Il contributo sulle pensioni d’oro sarà del 15% per i redditi tra 100.000 e 130.000 euro e andrà a salire fino ad arrivare al 40% per quelli superiori a 500.000 euro. Le fasce sono complessivamente cinque e, oltre alla minima e la massima, è previsto un prelievo: del 25% per i redditi tra 130.001 e 200.000 euro; del 30% per i redditi tra 200.001 e 350.000 euro; del 35% per i redditi tra 350.001 e 500.000 euro.
La dismissione degli immobili consentirà invece allo Stato di incassare 950 milioni il prossimo anno, più altri 150 milioni l’anno nel biennio 2020-2021. L’aumento delle tasse sui giochi farà incassare all’erario 450 milioni l’anno.
E ancora stop agevolazioni e crediti imposta: azzeramento del credito d’imposta per i beni strumentali nuovi; abrogazione del credito d’imposta Irap; stop alle agevolazioni Ires per gli enti non commerciali, sono infatti alcune delle modifiche che saranno inserite dal governo nella legge di bilancio e che dovrebbero consentire di risparmiare quasi mezzo miliardo nel prossimo anno. In particolare l’azzeramento del credito d’imposta per i beni strumentali farà risparmiare 204 milioni; altri 118 milioni arrivano dalla cancellazione delle agevolazioni Ires per gli enti non commerciali e dall’abrogazione del credito d’imposta Irap arriveranno altri 113 milioni per un totale di 435 milioni. Stop alle assunzioni nella PA a tempo indeterminato fino a novembre: gli enti pubblici non economici, le università, i ministeri (compresa la presidenza del Consiglio) non potranno effettuare assunzioni a tempo indeterminato fino a novembre del 2019. Il risparmio stimato ammonta a 100 milioni di euro. La ’’riprogrammazione’’ del fondo delle Ferrovie dello Stato, del fondo sviluppo e coesione, del fondo Cofinanziamento nazionale consentirà di recuperare 2,25 miliardi nel 2019. In particolare 800 milioni arrivano da Fsc, 600 milioni da Fs e 850 milioni da Fcn. Con le modifiche che il governo inserirà nella manovra sarà possibile ’racimolare’ 10,25 miliardi nel prossimo anno; altri 12,2 miliardi nel 2020 e 16 miliardi nel 2021.
Si dimette il capo di gabinetto del Mef
Ha rassegnato le dimissioni il capo di gabinetto del ministero dell’Economia Roberto Garofoli, da tempo sotto attacco del Movimento 5 Stelle. A quanto apprende l’Adnkronos, al suo posto, accanto al ministro dell’Economia Giovanni Tria, potrebbe arrivare Luigi Carbone, esperto di semplificazione amministrativa e già componente dell’autorità per l’Energia elettrica. Ex magistrato, arrivato al Tesoro con l’allora ministro Pier Carlo Padoan sotto i governi Pd di Renzi e poi Gentiloni, era stato accusato dai pentastellati di essere ’la manina’ che aveva introdotto in manovra una norma pro-Croce Rossa.
Per Garofoli “mi dispiace molto, lui all’inizio mi aveva detto che probabilmente voleva cambiare, io lo avevo obbligato a rimanere fino alla legge di bilancio”, dice ai cronisti al Quirinale il ministro Tria, dopo le dimissioni. “Domani – aggiunge – parlerò con lui. Ora torna al suo mestiere nella magistratura”.
“Garofoli aveva deciso di andare via” già a giugno ma “io avevo chiesto di restare poiché entravo in un ministero complesso e dovevo lavorare al Def. Mesi fa mi aveva avvertito che finita la legge di Bilancio sarebbe andato via”, ha detto il ministro dell’Economia Giovanni Tria a ‘Porta a Porta’ sulle dimissioni del capo di gabinetto del Mef Roberto Garofoli.
Sul caso glissa invece il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. A una cronista che insiste sulle dimissioni del tecnico, il premier risponde con una battuta: “Questa domanda me la faccia alla conferenza di fine anno – risponde dopo aver deciso con i giornalisti la data della conferenza stampa di fine anno, presumibilmente sabato prossimo – la tenga buona per quell’occasione, se la giochi lì”. “Questa volta non c’entro, non è colpa mia”, il commento del vicepremier Matteo Salvini.
Toti: “Berlusconi non si candidi”
’’E’ una sua scelta, ma onestamente io consiglierei a Berlusconi di non candidarsi alle europee. Il presidente in passato ha fatto tante battaglie, con grande successo e onore, ma credo che oggi Fi non sia nelle condizioni ottimali per questa corsa’’. Il consiglio al Cavaliere arriva da Giovanni Toti, governatore della Liguria che in una intervista all’Adnrkonos ha parlato del leader di Forza Italia, ma anche del futuro del centrodestra, di manovra e del ministro Danilo Toninelli.
Per Toti l’idea lanciata da Silvio Berlusconi di andare a caccia di grillini scontenti per dar vita a un nuovo governo di centrodestra, con l’apporto di ’responsabili’ pescati soprattutto tra i Cinquestelle, è da bocciare: “L’operazione scoiattolo? Gli scoiattoli – spiega ancora all’Adnkronos – li lascerei al campo della zoologia, ai documentari sulla natura e non al Parlamento…’’.
Toti torna poi a lanciare un j’accuse nei confronti del partito e dei suoi vertici: ’’Forza Italia ha snobbato con qualche sciatteria l’esigenza di rinnovamento, di democrazia interna, di meritocrazia e di cambiamento dei propri quadri. La ’base’ è andata via. L’opposizione che facciamo in Parlamento, talvolta quasi indistinguibile da quella del Pd, non è la risposta che i nostri elettori cercano”.
“Fi – avverte – si deve aprire, si deve aprire alla democrazia, deve trovare una sua posizione chiara in Europa, deve trovare un equilibrio. Così non si può andare avanti. D’altra parte -sottolinea- la matematica parla chiaro: avevano 9 milioni di voti, oggi viaggiamo intorno ai 4 milioni, eravamo il primo partito del centrodestra, ora spesso le liste dei governatori e dei sindaci sopravanzano i voti di Fi, come quella mia e di Bucci a Genova”.
“Nel complesso Fi resta una forza politica moderata del 18% ma chi oggi è andato a fare una esperienza civica non tornerà in una Fi che non si è rinnovata”.
E sulla possibilità di creare una nuova maggioranza di centrodestra con il soccorso dei parlamentari delusi in caso di crisi del governo Conte, ammette: “Non so se è possibile” ma ’’io lo riterrei molto inutile, forse addirittura dannoso. Ritengo che sia il centrodestra che il centrosinistra debbano compiere un percorso di maturazione per tornare la governo. L’opinione pubblica non vedrebbe di buon occhio l’ennesimo tentativo di trasformismo parlamentare dopo un governo come quello gialloverde fatto con la colla. Oggi vedere un ulteriore ribaltone – avverte il governatore ligure – con un pezzo di partito che si spacca e una serie di novelli responsabili, non è esattamente quello che la gente vuole’’.
Il governatore del resto si augura “che ci sia una seconda gamba del centrodestra. Spero che l’appello della Meloni pian piano si costruisca“, ma – spiega parlando della casa comune dei sovranisti-conservatori lanciata da Meloni per dare vita a un nuovo soggetto politico alleato del Carroccio salviniano – Fratelli d’Italia non può ridursi a ’doppione’ della Lega e deve cambiare il ’’messaggio culturale’’ improntato a un ’’nazionalismo esasperato’’.
“Credo – spiega ancora Toti all’Adnkronos – che la posizione di oggi di Fdi sia molto simile a quella di Salvini, mentre penso che il partito della Meloni debba essere un pezzo di uno schieramento molto più ampio, che però sappia cucire e rappresentare nuove culture oggi non rappresentate nemmeno dagli ultimi ingressi nuovi. Va rappresentata la cultura cattolica, liberale e riformista e anche a quella socialista. Se Giorgia saprà fare questo, ovviamente sciogliendo Fdi in un nuovo contenitore più ampio facendo spazio a tante esperienze amministrative come quella in Liguria, di Musumeci in Sicilia e di altri sindaci molto bravi, taluni provenienti anche dal mondo della sinistra e dell’ex renzismo, lo spazio c’è’’ per un’alternativa a Lega, sinistra e M5S.
“Bisogna, però – avverte – che cambi culturalmente il messaggio che parte dalle fila di Fdi. Questo nazionalismo esasperato, il ritorno allo statalismo, una certa visione dello Stato etico che indirizza il cittadino alla leva obbligatoria, sono molto lontani dalla mia visione politica’’. Quale nome immagina per il nuovo contenitore politico? “Come insegna l’esperienza europea, ci devono essere i nomi dei Conservatori e repubblicani’’, taglia corto Toti.
’’Mi sembra – mette poi in guardia il governatore – che ci sia un sovraffollamento di sovranisti e un’assenza di normalità, cioè l’assenza di un partito conservatore che dovrebbe esserci anche in Italia”, come fu Fi nel ’94 . “Salvini occupa la destra dello schieramento molto bene, restano, però, totalmente senza risposte le richieste di crescita e modernizzazione, sburocratizzazione del Paese, insomma quelle richieste che sono da sempre del mondo produttivo del Paese”.
Anche con il Carroccio al 30% secondo gli ultimi sondaggi, spiega ancora il governatore, ’’c’è sicuramente spazio per un’altra formazione di centrodestra. Innanzitutto, bisogna vedere quanto il 30% sia dovuto a un reale voto degli italiani e quanto, invece, all’astensione per l’assenza appunto di un’altra forza politica. Oggi la Lega di Salvini rappresenta ottimamente le aspettative sovraniste di destra, di una destra popolare e populista se vogliamo, che per me non è un brutto termine. Quindi, c’è bisogno certamente di una seconda gamba del centrodestra”.
L’alleanza Lega-M5S non fa perdere voti a Salvini? “Mi pare che i sondaggi dimostrino l’esatto opposto”, taglia corto Toti. ’’Salvini -aggiunge all’Adnkronos – ha sicuramente un problema, di cui forse non si rende conto per l’ebbrezza del successo che sta vivendo, si tratta dello iato, della distanza tra il blocco sociale della Lega e le proposte che questo governo sta portando avanti”. “Mi riferisco per esempio – spiega -, al maxi ammortamento che gli industriali gradivano moltissimo e serviva allo sviluppo del Paese o alla timidezza sulla difesa delle grandi opere’’.
“La mia convinzione profonda – aggiunge – è che metà del successo, e forse più di metà, dei grillini e, in parte anche di Salvini, derivi dalle colpe di Fi e di Renzi, ovvero dall’incapacità dei partiti con vocazione di governo di dare ascolto e risposte alle esigenze del Paese”.
Per quanto riguarda invece il lavoro del governo, Toti boccia la legge di bilancio gialloverde: “Questa manovra non va bene, ma non perché lo dice l’Europa che mi sembrano i Soloni di un tempio che non c’è più… Questa manovra non va bene, perché è sbagliata in quanto investe poco e spende troppo”.
Sulle infrastrutture, Toti bacchetta Toninelli: “Ormai – dice ancora all’Adnkronos – sta diventando teatro di maniera quello tra me e lui, a cui riconosco persino la buona fede e di essere una persona per bene. Ma un ministro delle Infrastrutture che blocca le infrastrutture, è come Dracula all’Avis… E’ un ossimoro politico, una cosa che non si può sentire’’.
Sulla ricostruzione del Viadotto del Polcevera, Toti aggiunge: “Non c’è ancora il nome del nuovo Ponte, né ne ho uno io. Quello distrutto si chiamava Ponte Morandi dal nome del progettista, questo si dovrebbe chiamare Ponte Piano, da lui è stato donato, ma temo che possa essere equivocato. Sembra un ponte che non sia né in salita né in discesa… Sarà un ponte donato da Renzo Piano, non credo che se lo voglia intestare, lui si vuole intestare un disegno per la città che ama”. In ogni caso, “posso dire che sarà un bellissimo ponte, che sarà costruito da alcuni campioni industriali italiani’’, assicura Toti.
Stop agevolazioni Ires per Chiesa
Stop alle agevolazioni Ires per la Chiesa. Questa, a quanto apprende l’Adnkronos, una delle misure introdotte nel maxiemendamento del governo alla manovra. Nel vertice di governo di domenica scorsa a Palazzo Chigi si era ragionato sull’ipotesi di riscuotere l’Imu, applicando, con una norma ad hoc, la sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea che imponeva alla Chiesa di pagare l’Ici sugli immobili commerciali e al governo di recuperarla, riformando una decisione della Commissione che escludeva la chiesa dal pagamento della tassa negli anni 2008-2012 in virtù del fatto che fosse impossibile riscuoterla. Ma, muovendosi in questa direzione, gli introiti sarebbero finiti nelle casse dei Comuni. Da qui la decisione del governo di ‘ripiegare’ sull’Ires.