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Mattarella: presidente non è notaio

Mattarella: presidente non è notaio

cms_9187/Sergio_Mattarella_Luigi_Einaudi_foto_quirinale.jpg“Luigi Einaudi si servì in pieno delle prerogative attribuite al suo ufficio ogni volta che lo ritenne necessario. Fu il caso illuminante del potere di nomina del presidente del Consiglio dei ministri, dopo le elezioni del 1953. Nomina per la quale non ritenne di avvalersi delle indicazioni espresse dal principale gruppo parlamentare, quello della Democrazia Cristiana”. Così il capo dello Stato, Sergio Mattarella, a Dogliani per il 70esimo anniversario dell’inserimento al Quirinale di Luigi Einaudi come primo presidente della Repubblica eletto dal Parlamento.

“Fu un passaggio – ha aggiunto Mattarella – di un esecutivo di pochi mesi, guidato dall’ex ministro del Tesoro, Giuseppe Pella, e che portò al chiarimento politico con la formazione di una maggioranza tripartita che governò, con Mario Scelba, sino alla scadenza del settennato dello stesso Einaudi”.

La presidenza di Einaudi fu “tutt’altro che ’notarile’” ha detto Mattarella, ricordando che “Einaudi rinviò due leggi approvate dal Parlamento, perché comportavano aumenti di spesa senza copertura finanziaria, in violazione dell’art. 81 della Costituzione”. Una presidenza tutt’altro che notarile come dimostrò anche “la vicenda del diritto di nomina dei cinque giudici di spettanza del Presidente, secondo il disposto dell’art. 135 della Costituzione. La questione portò, nel 1951, in occasione della legge che integra quell’articolo, poi approvata nel 1953, a un aperto contrasto con il governo e si concluse con la piena conferma dei poteri del Presidente stabiliti dalle norme costituzionali”.

“Spettava a Luigi Einaudi una esperienza senza precedenti: essere il moderatore dell’avvio della vita dell’Italia repubblicana. Con la discrezione e la fermezza che lo caratterizzavano – ha affermato il capo dello Stato – diede vita a un dialogo di permanente leale collaborazione istituzionale, proponendo una penetrante ’moral suasion’ nei rapporti con il governo, a partire dall’esercizio del potere previsto all’art. 87 della Costituzione, che regola la presentazione alle Camere dei disegni di legge di iniziativa governativa”.

“Il costituzionalismo di Luigi Einaudi, testimoniato dalla sua attivissima partecipazione al dibattito dell’Assemblea costituente – ha detto ancora Mattarella – si può riassumere nel binomio libertà e buongoverno. Due elementi che esprimevano le convinzioni più profonde dello studioso Einaudi: solo una società libera e robusti contropoteri avrebbero impedito abusi“.

Rendere omaggio oggi al primo presidente ’costituzionale’ della Repubblica significa riflettere sui caratteri della nostra democrazia – ha sottolineato Mattarella – Era, quella italiana, una democrazia in bilico, erano avvenute scelte divaricanti” ma “i risultati delle elezioni generali del 18 aprile 1948 avevano rappresentato lo spartiacque, la democrazia uscì vincente dalla prova. Difatti, la divaricazione tra le forze politiche legittimate a guidare il Paese e le forze politiche alle quali era assegnato il ruolo di opposizione non si tradusse mai in una democrazia dissociativa che avrebbe reso la Repubblica fragile e debole”.

Berlusconi riabilitato, ora si può candidare

cms_9187/berlusconi_auto_ftg.jpgSilvio Berlusconi potrà di nuovo correre per le elezioni. A deciderlo il Tribunale di Sorveglianza di Milano. Lo scrive il Corriere della Sera. Vengono dunque di fatto cancellate le conseguenze della condanna del 2013 legata al processo sul diritti Mediaset che aveva fatto scattare l’incandidabilità per l’ex premier prevista dalla cosiddetta legge Severino.

Non abbiamo ancora letto il provvedimento, solo dopo valuteremo cosa fare” dice il procuratore generale di Milano, Roberto Alfonso, contattato dall’Adnkronos. La procura generale, che attende le motivazioni dell’ordinanza, ha 15 giorni di tempo per presentare opposizione alla decisione della Sorveglianza. La decisione di ricorrere in Cassazione non è scontata.

Il Tribunale di Sorveglianza di Milano che ha concesso la riabilitazione a Berlusconi, dopo la condanna per frode fiscale nel processo relativo ai diritti tv Mediaset, ha dato atto dell’espiazione della pena e dei risarcimenti alle parti civili e ha considerato non ostativo il fatto che sia ancora sotto processo per il caso Ruby. E’ quanto emerge da fonti giudiziarie. Nel provvedimento, di quattro pagine, si fa riferimento a tre relazioni di servizio delle questure di Milano e Roma e dei carabinieri di Arcore in cui si dà atto della ’buona condotta’ del leader di Forza Italia. Un requisito necessario per concedere la riabilitazione che estingue le pene accessorie e ogni altro effetto della condanna, inclusa la legge Severino, e restituisce all’ex premier la possibilità di candidarsi alle elezioni.

Berlusconi ha dunque rispettato i criteri per ottenere il sì: ha risarcito il danno, si è ravveduto rispetto al reato per il quale è stato giudicato e ha messo in atto una ’buona condotta’ (rapportata e valutata alla luce della gravità del reato commesso) per il periodo intercorso dalla condanna del 2013 (quattro anni di reclusione, di cui tre coperti da indulto) fino alla scadenza dei tre anni che la legge prevede debbano trascorrere dall’espiazione della pena.

Inoltre, nel provvedimento si evidenzia come due denunce presentate per diffamazione e voto di scambio sono state archiviate. Per i giudici, i processi ancora in corso sul caso Ruby sono considerati non ostativi per il principio costituzionale di non colpevolezza. In pratica, secondo le regole della riabilitazione, denunce e processi per fatti successivi alla sentenza (a cui si riferisce l’istanza) non sono per legge automaticamente ostativi alla concessione della riabilitazione, ma sono valutati caso per caso dal Tribunale per trarre elementi di convincimento rispetto al giudizio complessivo.

NODO CORTE STRASBURGO – Una volta ottenuta la riabilitazione e la possibilità di ricandidarsi, ora in Forza Italia si chiedono se Silvio Berlusconi continuerà a percorrere anche la strada della Corte europea dei diritti dell’uomo dove ha presentato un ricorso contro la legge Severino. Dopo aver accolto la sentenza del Tribunale di sorveglianza di Milano con la famiglia e la compagna Francesca Pascale a Villa Maria, ora il Cav dovrà decidere con i suoli legali, Franco Coppi e Niccolò Ghedini, se ’sfilarsi’ da Strasburgo perché appagato dalla riabilitazione che gli ha ridato l’agibilità politica o andare avanti fino in fondo quasi per una questione di onore e principio e ottenere un riconoscimento anche nel merito della vicenda.

In queste ore c’è chi, tra gli azzurri, lo invita a fermarsi qui nel timore che il verdetto della ’Grande Chambre’ possa essere negativo. Il presidente di Fi, raccontano, valuterà i pro e i contro nei prossimi giorni con lo staff legale. Bisognerà vedere, infatti, se prevarrà il Cav pragmatico o quello di pancia. Il ricorso contro la sua decadenza da senatore in base alla legge Severino è stato presentato alla Corte Ue nel 2013. La prima e unica udienza di fronte ai giudici di Strasburgo si è tenuta il 22 novembre scorso. Ora si attende la decisione definitiva, che secondo alcuni rumors potrebbe arrivare quest’estate.

LO SFOGO DEL CAV – Nessuno mi ripagherà degli anni di sofferenza e di veleni e di aver privato gli italiani del leader in cui si riconoscevano, si sarebbe sfogato l’ex premier con chi ha avuto modo di sentirlo in queste ore. Per il Cav questa riabilitazione che gli ha consentito di recuperare l’agibilità politica non sarebbe nulla rispetto a quello che ha subito in questi anni, nelle vesti di ’anatra zoppa’, penalizzata in tutte le campagne elettorali, da ultimo le politiche del 4 marzo scorso.

Per Berlusconi la sentenza dei giudici di Milano non cambia nulla rispetto alla trattativa in corso tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio per formare un governo giallo-verde. Allo stato, l’orientamento prevalente nel partito e in queste ore anche del leader azzurro sarebbe quello di votare contro la fiducia, come suggerito da praticamente tutti i big azzurri (tra questi Antonio Tajani) e Gianni Letta, il suo uomo al Colle. L’ex premier, insomma, sta alla finestra, vuol vedere cosa porterà a casa la coppia Di Maio-Salvini. Molto dipenderà dal nome del premier e dei ministri, ma anche dal programma che i grillini e i leghisti riusciranno a proporre. E fino ad allora preferisce tenersi le mani libere per poi decidere il da farsi all’ultimo momento utile.

Spettro aumento Iva

cms_9187/spesa_carrello_donna.jpgSe il prossimo esecutivo non riuscisse a sterilizzare l’aumento dell’Iva, nel corso del 2019 ogni famiglia italiana subirà un incremento medio di imposta pari a 242 euro. Nel dettaglio, tale rincaro sarà pari a 284 euro per famiglia al Nord, a 234 euro nel Centro e a 199 euro nel Mezzogiorno. A questo risultato è giunto l’Ufficio studi della Cgia che, attraverso una simulazione di carattere teorico, ha dimensionato gli effetti economici che graveranno sulle famiglie dal prossimo 1 gennaio. Infatti, se non verranno recuperati entro la fine di quest’anno 12,4 miliardi di euro, l’aliquota ordinaria passerà dal 22 al 24,2%, mentre quella ridotta dal 10 salirà all’11,5%.

Non solo. Se non verrà disinnescato l’aumento, dal 2019 l’Italia sarà il Paese con l’aliquota Iva ordinaria più elevata dell’area dell’euro. Il balzo al 24,2% ci consentirebbe di scavalcare tutti e di posizionarci in testa alla classifica dei più tartassati dalle imposte indirette.

Dalla sua apparizione ad oggi, prosegue la Cgia, sono trascorsi 45 anni. L’aliquota ordinaria dell’Iva, infatti, è stata introdotta per la prima volta nel 1973 e fino a quest’anno è aumentata 9 volte.

Tra i principali Paesi della zona euro siamo quello in cui è cresciuta di più: ben 10 punti, un record, ovviamente, che nessuno ci invidia. Se nel 1973 l’aliquota era al 12%, ora si attesta al 22%. Seguono la Germania, con una variazione di +8 punti (era all’11 adesso si attesta al 19%), l’Olanda, con un aumento di 5 punti (era al 16 oggi è al 21%), l’Austria e il Belgio, con degli aumenti registrati nel periodo preso in esame rispettivamente del +4% e del +3%. La Francia è l’unico Paese presente in questa comparazione che non ha registrato alcun incremento.

“Se è vero che in questi 45 anni – conclude il Segretario della Cgia Renato Mason – abbiamo subito l’incremento d’aliquota più significativo, è altresì vero che nel 1973 quella applicata in Italia era, ad esclusione della Germania, la più contenuta. Tuttavia, se l’aumento previsto non sarà ulteriormente spostato in avanti, dal 2019 i consumatori italiani saranno sottoposti all’aliquota Iva ordinaria più elevata tra tutti i Paesi dell’area dell’euro, con un serio rischio che l’economia sommersa assuma dimensioni ancor più preoccupanti”.

Per il coordinatore dell’associazione, Paolo Zabeo, “bisogna assolutamente evitare l’aumento dell’Iva. Non solo perché colpirebbe in particolar modo le famiglie meno abbienti e quelle più numerose, ma anche perché il ritocco all’insù delle aliquote avrebbe un effetto recessivo per la nostra economia. Ricordo, infatti, che il 60% del Pil nazionale è riconducibile ai consumi delle famiglie. Se l’Iva dovesse salire ai livelli record previsti, per le botteghe artigiane e i piccoli commercianti sarebbe un danno enorme, visto che la stragrande maggioranza dei rispettivi fatturati è attribuibile alla domanda interna”, conclude Zabeo.

Carburanti, rincari a raffica

cms_9187/benzina_diesel_mano_ftg.jpgI prezzi dei carburanti, nei prossimi giorni, dovrebbero registrare un aumento compreso tra +0,5 e 0,7 cent al litro. A sostenerlo, nell’Osservatorio prezzi, è il presidente di Figisc – Confcommercio, Maurizio Micheli.

“A meno di drastiche variazioni in più od in meno delle quotazioni internazionali alla chiusura dei mercati di oggi o del tasso di cambio euro/dollaro -sottolinea-, ci sono ad oggi plausibili presupposti per una aspettativa di prezzi in aumento, media dei due prodotti benzina e gasolio e delle due modalità di servizio ’self’ e ’servito’, per i prossimi giorni con scostamenti compresi attorno ai 0,5/0,7 centesimi/litro in più”.

Al monitoraggio, effettuato in collaborazione con Assopetroli – Assoenergia, dei prezzi pubblicati dalla Commissione Ue risulta che nella data del 7 maggio lo ’stacco Italia delle imposte sui carburanti’ è di +22,1 cent/litro per la benzina e +20,6 per il gasolio e le imposte hanno inciso nella settimana sul prezzo finale della benzina per il 62,68 % e per il 58,55 % su quello del gasolio”.

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13 Maggio 2018