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“MEGLIO MORIRE CHE ARRENDERMI A INTERNET”

O si odia o si ama. Non ci sono evidentemente mezze misure. Sto parlando delle nuove tecnologie, tutti quei nuovi media che permettono a milioni (miliardi!) di persone di essere sempre connessi al mondo. Un atteggiamento e, soprattutto, un modus vivendi che mal era sopportato da un’anziana insegnante britannica di 89 anni che ha scelto l’eutanasia per dire addio a questo mondo.
cms_590/la_,emte.jpgLa scelta della cosiddetta dolce morte non era dovuta a una malattia terminale, ma all’insofferenza dell’anziana signora nei confronti di una realtà che l’aveva costretta alla difficile scelta tra l’adattarsi alle tecnologie, e al progresso, o piuttosto morire. La dolce nonnina si arrovellava giorno e notte su come poteva, alla sua veneranda età, vivere in un’epoca completamente digitale, fatta di e-mail, computer in ogni dove e per qualsiasi uso, consumismo e velocità nei rapporti tra persone. La risposta che infine si è data non poneva alternative di sorta: porre fine alla sua esistenza.
cms_590/155553862-f91072f7-486c-4d16-b514-2cafe329ae0e.jpgAnne, questo il nome datole dalla stampa inglese, è andata in una clinica svizzera e ha scelto l’eutanasia, convincendo i medici della bontà della sua tragica e dolorosa decisione: meglio la morte a una vita altamente e fortemente tecnologica. La signora inglese non poteva accettare che gli ultimi anni della sua vita fossero sconvolti da un’imposizione dei dettami della tecnica digitale, non era sopportabile per lei, vissuta nell’epoca dello splendore della radio, sedere di fronte a un freddo monitor e usare la tastiera per comunicare con la gente. La storia di Anne ci è giunta grazie a una sua intervista rilasciata al britannico Daily Telegraph, una confessione in letto di morte in cui l’anziana signora inglese racconta con estrema freddezza e intelligenza, la sua critica lucida e precisa della società dell’informazione, una disamina che ha convinto i medici della clinica svizzera Dignitas, convenuti sulle sue ragioni tanto da accompagnarla verso il sonno eterno.
cms_590/la_rete.jpgSarebbe dunque bastata una ferrea volontà della ragion pratica della donna a convincere i dottori svizzeri a consentirle di effettuare l’eutanasia, nonostante le ferree regole della clinica che stabiliscono che si possa offrire la dolce morte solo se una persona ha una malattia in fase terminale o una sofferenza o disabilità insopportabili. Ma Anne non aveva nessuna malattia. Era forte come una quercia. Aveva rispolverato un suo vecchio libro di filosofia e aveva messo i medici di fronte all’aut aut kierkegaardiano: adattarmi o morire.

Data:

1 Giugno 2014