Migranti, Cdm giovedì a Cutro per ’stretta’ su scafisti
Pene più severe per gli scafisti, ma non solo. Nel Consiglio dei ministri che si terrà a Cutro giovedì prossimo “ci sarà ciccia”, assicurano fonti di governo, vale a dire “il primo tassello, l’inizio di un percorso articolato” e di lungo periodo per fronteggiare l’emergenza migranti, un passo dietro l’altro. Nel paesino di appena 10mila anime nel crotonese, dove si è consumata una strage destinata a restare nella storia del Paese, giovedì arriverà il governo al gran completo, compreso il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi che rientrerà di corsa da Bruxelles (in agenda la riunione dei ministri degli Interni, ndr.) per esserci.
La sua è una presenza che non può mancare, dopo giorni di polemiche che hanno portato Palazzo Chigi a smentire seccamente un incontro in giornata con il premier Giorgia Meloni, decisa, stando ad alcune indiscrezioni, a ’commissariare’ il responsabile del Viminale, finito nell’occhio del ciclone per le sue dichiarazioni su un dramma in cui hanno perso la vita oltre 70 persone: non ci sarebbero “divergenze sulla linea interna al governo sull’immigrazione”, assicurano dal quartier generale dell’esecutivo.
Piantedosi, intanto, domani è atteso alla prova dell’Aula: riferirà a Montecitorio su quanto accaduto a Cutro -nell’emiciclo, salvo cambi di programma in corsa, al momento non è prevista la presenza del premier- e mercoledì replicherà a Palazzo Madama. Il clima si preannuncia rovente, con le opposizioni sul piede di guerra, pronte a chiedere a gran voce un passo indietro del ministro. Ma di dimissioni non c’è nemmeno l’ombra, così come non c’è traccia delle richieste di un passo indietro da parte del presidente del Consiglio: “Al netto di questa vicenda, per Meloni la squadra non si tocca: uno dei suoi obiettivi è di non cambiare nessuna pedina, da qui a fine corsa”, assicura un fedelissimo del premier all’Adnkronos.
A Cutro Meloni vuole portare il volto di un governo compatto, con un gesto simbolico ma anche con misure concrete, dove il peso specifico maggiore -in queste ore è aperto il confronto sul provvedimento da varare tra i vari ministeri interessati, con la regia di P.Chigi- avrà proprio l’affondo sui ’trafficanti di vite umane’, a partire da un inasprimento delle pene. Il Cdm avrà luogo nel pomeriggio al Palazzo comunale, seguito da un momento in cui verrà reso omaggio alle vittime. Anche per cancellare gli scivoloni dei giorni scorsi, nonché le accuse di assenza di cui è stato additato il governo in una polemica che, a distanza di giorni, non accenna a spegnersi.
Intanto, da Potenza, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è tornato a far sentire la sua voce, chiedendo che il cordoglio per una strage che “ha commosso l’intero Paese” si traduca “in scelte concrete operative da parte di tutti”, dell’Italia ma anche dell’Europa. Un monito che Meloni è pronta a raccogliere, segnando un cambio di passo a partire dal Cdm di giovedì, rispendendo al mittente le accuse di assenze e di eccessivo silenzio. Ed evitando nuovi scivoloni di esponenti della sua maggioranza, a partire proprio da Piantedosi, travolto dalle polemiche per aver sostenuto, a poche ore dalla tragedia, che la “disperazione non può mai giustificare condizioni di viaggio che mettono in pericolo le vite dei propri figli”.
Parole distanti anni luce da quelle pronunciate oggi dal Capo dello Stato, che, ricordando le immagini disperate di appena due anni fa dell’aeroporto di Kabul, in cui profughi afghani imploravano un passaggio sulla pista aggrappandosi persino agli aerei pronti a spiccare il volo pur di fuggire, ha richiamato proprio quei fotogrammi per “comprendere perché intere famiglie cercano di lasciare la loro terra per cercare un futuro altrove”. Giovedì Meloni dovrà tentare di risollevare l’immagine di un governo che dalla strage di Cutro è uscita ammaccata. E se è vero che la “squadra non si tocca”, di certo nuovi inciampi non sono ammessi
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Cospito:”Porterò avanti mia lotta” – trasferito di nuovo in ospedale
“La mia lotta contro il 41 bis è una lotta individuale da anarchico, non faccio e non ricevo ricatti. Semplicemente non posso vivere in un regime disumano come quello del 41 bis”. Inizia così la lettera scritta dal carcere milanese di Opera da Alfredo Cospito l’anarchico in sciopero della fame per protestare contro le condizioni carcerarie in cui si trova.
“Seppellito vivo in una tomba, in un luogo di morte. Porterò avanti la mia lotta fino alle estreme conseguenze, non per un ’ricatto’ ma perché questa non è vita. Se l’obiettivo dello Stato italiano è quello di farmi ’dissociare’ dalle azioni degli anarchici fuori, sappia che io ricatti non ne subisco. Da buon anarchico credo che ognuno sia responsabile delle proprie azioni” aggiunge Cospito che rivendica “con orgoglio” quanto fatto e spiega nella sua visione che contempla l’antiorganizzazione “non posso dissociarmi da alcuno”.
Cospito rispedisce al mittente le accuse di ’indirizzare’ altri. “Quando ero al regime di alta sorveglianza avevo comunque la censura e non ho mai spedito ’pizzini’ ma articoli per giornali e riviste anarchiche”.
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Alfredo Cospito, l’anarchico che dal 20 ottobre scorso sta facendo lo sciopero della fame per protestare contro il regime del 41 bis, è stato nuovamente trasferito – su indicazioni dei medici – dal carcere milanese di Opera al reparto protetto dell’ospedale San Paolo di Milano. L’uomo, che ha sospeso ancora una volta l’assunzione di integratori, torna nella struttura ospedaliera dove era stato già trasferito l’11 febbraio.
Da quanto si apprende il trasferimento di Cospito è stato reso necessario perché alcuni valori risulterebbero troppo alti rispetto alla norma, dunque gli esami medici, possibili solo in una struttura più adeguata, dovranno cercare di comprendere questi risultati ’anomali’. Cospito è da settimane sotto monitoraggio continuo dei medici, dopo che il suo stato di salute ha continuato a peggiorare a causa della decisione di non assumere più cibo.
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Inchiesta covid, Ciccozzi: “A Bergamo processo a scienza sbagliato”
“A gennaio e febbraio 2020 non sapevamo nulla sul Sars-CoV-2, cosa fosse, quali danni poteva fare, non avevamo armi e sapevamo poco sulla sua diffusione. Ora dopo tre anni fare un processo alla scienza mi pare sbagliato. Anzi, oggi è chiaro a tutti come la scienza abbia vinto la battaglia contro il Covid. Ha fatto solo bene”. Lo evidenzia all’Adnkronos Salute Massimo Ciccozzi, responsabile dell’Unità di Statistica medica ed Epidemiologia della Facoltà di Medicina e Chirurgia del Campus Bio-Medico di Roma, intervendo sulle polemiche dopo i 19 indagati, tra cui diversi scienziati come Ippolito, Locatelli e Brusaferro, dalla Procura di Bergamo sulle mancate zone rosse in Lombardia.
“E’ capitato anche di non essere ascoltati subito, ad esempio quando anche il sottoscritto, già a febbraio, parlava del rischio delle mutazioni del virus che come centro noi avevamo già visto. E’ vero che c’è stata molta confusione, non si può negare, anche a livello scientifico ma perché non si sapeva molto. Ma ricordiamoci come nei mesi successivi è iniziata una corsa di tutto il mondo scientifico a studiare e a dare risposte. E oggi siamo fuori dal tunnel”, ha aggiunto.