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MILANO FASHION WEEK – Collezioni fall-winter 2025 2026 – Prima Parte

Per gli addetti ai lavori il fashion month dedicato alle presentazioni, fisiche e digitali, delle collezioni per il prossimo autunno-inverno è già giunto alla metà del suo percorso. Le fashion week di New York e Londra sono passate nel silenzio generale e con la consapevolezza, da tempo acclarata, che le tendenze, le celeb e la moda che sarà oggi passa soprattutto da Milano, con buona pace dei francesi, anche se ancora da Parigi. La fashion week meneghina conterà cinquantasei sfilate fisiche, sei digitali, ventitré eventi collaterali, sessantacinque press day (incontri con la stampa del settore) di brand emergenti capacità economica ridotta per presentare le proprie collezioni nel calendario ufficiale della fashion week. I debutti più attesi sono stati quelli di Lorenzo Serafini, David Koma e Louise Trotter, rispettivamente i nuovi direttori creativi delle maison Alberta Ferretti, Blumarine e Bottega Veneta. Grande attesa per la sfilata co-ed (presentazione in un’unica sfilata sia della collezione maschile che femminile) della maison Gucci dopo il brusco abbandono del designer Sabato De Sarno ed affidata ai designer dell’ufficio stile. Ci sono stati importanti anniversari da festeggiare come i cento anni della maison romana Fendi, i trent’anni di Dsquared2 e i sessant’anni del brand K-Way. I grandi assenti hanno il nome di Bottega Veneta che ha preferito presentare la sua collezione nel suo nuovo quartier generale a Milano e la maison Valentino che ha preferito la Tour Eiffel alla madonnina, decidendo così di presentare la sua collezione durante la fashion week parigina.

A dare inizio alla fashion week meneghina è stata l’attesissima sfilata co-ed della maison Gucci “orfana” da pochi mesi del designer Sabato De Sarno. La collezione è apparsa un “dentro tutto” con rimandi all’heritage della maison e ai suoi codici distintivi per dare un senso emotivo ai clienti come il morsetto, i manici in bambù delle borse, la doppia G, i foulard da indossare in testa. La collezione intitolata “Continuum” è stata dedicata al fondatore della maison Guccio Gucci, anche se i vari rimandi ai designer che nel tempo hanno guidato la maison sono stati più forti come il minimalismo e i tailleur in velluto di Tom Ford, il massimalismo e i collant bianchi in pizzo di Alessandro Michele, i tagli e la nuova estetica di Sabato De Sarno. Per quanto mi riguarda è andata in scena una confusione stilistica che ha portato in passerella outfit senza personalità, una collezione ibrida e la sensazione di una maison che non ha ben chiaro cosa volere per il futuro. La palette colori ha eliminato il rosso Ancora di De Sarno puntando sul verde bosco, il colore preferito da Guccio Gucci, ma anche tanto grigio, marrone, giallo burro mixati con colori dalla nuance più pop come il verde lime, il viola e l’arancione. Non ci resta che attendere il nuovo direttore creativo per vedere che strada stilistica vorrà intraprendere la maison che, secondo me, ha commesso un grave errore a tagliare con Sabato De Sarno senza lasciargli il tempo di far sedimentare il suo pregevole lavoro di riedizione stilistica, che aveva abbandonato il massimalismo dell’ex Alessandro Michele per andare verso un’eleganza discreta e un glamour sofisticato.

Altra attesissima sfilata è stata quella della maison Alberta Ferretti senza più al timone la sua omonima fondatrice, ma il designer Lorenzo Serafini. Lo stesso designer, a fine show, ha tenuto a ribadire di aver voluto portare avanti la visione della fondatrice di coniugare femminilità, leggerezza, ma anche il piglio deciso delle donne di oggi, senza la nostalgia di quel che è stato. La collezione intitolata “Progressive Romantics” è un inno al romanticismo delle ruches e dei volant che incontra il razionalismo degli abiti second skin in jersey di seta e dei tailleur mannish. Anche la palette colori è morbida e glam con tanto grigio e nero, ma anche giallo burro, rosso, rosa. Lo chiffon di seta resta il tessuto d’elezione della maison che con l’arrivo del nuovo direttore creativo sembra non aver subito scossoni stilistici che avrebbero potuto destabilizzare il mercato, i buyers e le sue clienti più affezionate.

Il centenario della maison Fendi è stato celebrato con un grande show che ha portato in passerella una collezione co-ed disegnata unicamente da Silvia Venturini Fendi senza la collaborazione del designer Kim Jones. La Venturini Fendi è l’unica a conoscere veramente l’heritage della maison senza aver bisogno di riaprire gli archivi storici e il risultato ottenuto è stato pregevole. In passerella ha sfilato una collezione davvero glamour con tutti i capi che hanno reso grande e riconoscibile Fendi nel mondo come il montone che sembra pelliccia, la pelle, gli accessori, le lavorazioni speciali dei tessuti, gli abiti femminili, ma con un piglio austero, i tailleur dalle maniche voluminose e intarsi di cristalli ton sur ton. La palette colori è rarefatta con nuance desaturate che non distolgono l’attenzione dalla cura maniacale delle linee e dalla lavorazione dei tessuti. Al termine della sfilata mi sono chiesta perché il colosso del lusso LVMH, che ha acquisito la maison, si ostini a cercare designer fuori dalla stessa avendo a disposizione una designer come Silvia Venturini Fendi che ha dimostrato grandi capacità creative, sia per donna che per uomo, e un’attenta visione del mercato e dei clienti internazionali. Una designer che potrebbe benissimo essere la direttrice creativa unica della maison senza essere affiancata da alcuno e la standing ovation che le è stata attribuita lo ha dimostrato plasticamente.

Creare capi timeless è da sempre la “magnifica ossessione” della maison Max Mara ed anche per il prossimo inverno la donna che vestirà Max Mara avrà a disposizione capi che hanno attraversato la storia inglese per arrivare ai giorni nostri ed essere indossati dalle donne di tutto il mondo. Il direttore creativo Ian Griffiths si ispira alla campagna dello Yorkshire con echi che arrivano dal romanzo “Cime Tempestose” della scrittrice Emily Bronte. La collezione punta tutto su due capi: il maxi coat modello redingote e la gonna a ruota. Il pezzo chiave della maison, il maxi coat, acquista un mood militare che si esprime attraverso il fitting aderente sulla parte superiore, svasato sul fondo e punto vita segnato. Il tocco di modernità è dato dalle maniche che si vestono di shearling o di pelle. Le gonne lunghe si fanno a portafoglio per lasciare intravedere culotte e calze a coste, oppure si fanno a ruota da indossare con pullover in cashmere con cappuccio o con tank top second skin. L’accessorio imprescindibile è la cintura da indossare su tutto, anche sul cappotto. Il tessuto d’elezione è la maglieria con filati pregiati come il cashmere che assume le forme più variegate: long dress, pullover, top, bustini e gonne per affrontare le giornate più fredde, ma anche il velluto per poter affrontare l’inverno con estremo glamour. Anche la palette colori rievoca i colori della campagna inglese come il verde bosco, il burgundy, il marrone, il beige, il nero, il grigio cemento da somministrarsi in total look.

Anche per la maison Prada l’occhio è rivolto al passato, soprattutto su un capo intramontabile: il robe manteau. L’abito a sacchetto con il punto vita spostato in alto nelle mani di Miuccia Prada e Raf Simons prende forma attraverso la maglia, due grandi bottoni a sottolineare il punto vita e il collo a cratere. L’abito si trasforma in pullover da indossare con il jeans, le gonne midi hanno una forma a sacchetto e vengono tenute su da un cordino da stringere, a piacimento, sul punto vita e si indossano con la camicia del pigiama di seta. Il glamour ugly chic di Prada che fa impazzire le sciure milanesi nasce da dicotomie stilistiche come l’uso di cuciture a vista, orli non rifiniti ed accessori super cool come fiocchi e decorazioni, da tessuti atipici usati per capi statement come il cappotto con dettagli in pelliccia e spilla decò d’ordinanza. La palette colori si salda sul nero, il grigio, il marrone, il burgundy con sprazzi di bianco e d’azzurro e con tocchi pop di verde lime e rosso. Le donne Prada ameranno indossare le pellicce e la pelle, gli accessori preziosi e adoreranno portare a spasso il glamour secondo nostra signora della moda: un connubio tra il grezzo e il raffinato.

Fausto Puglisi per la maison Roberto Cavalli ci catapulta in un sentire “decadente” della moda, una moda che si discosta dal mood quiet luxury facendo sfilare in passerella stampe potenti che rievocano la lava del Vesuvio, il pitonato, il denim, le pellicce e la stampa leopardo che è nel DNA della maison. La collezione intitolata “Pompei Future” ha tutto il potere evocativo della storia e dell’arte con l’uso del velluto per rievocare la lava, dall’uso di bottoni fatti in pietra lavica e dove gli affreschi pompeiani diventano una stampa (Pompei Garden) che prende vita su tailleur e capispalla. Il lascito del fondatore Roberto Cavalli è stato preservato pensando ad una collezione fatta di abiti lingerie in velluto dévoré, di negligé, da trasparenze strategiche, tacchi vertiginosi e stampa leopardo, anche se non è lei a rubare la scena come in passato. Un mix di, non sempre riuscito, eleganza e sensualità. Anche la palette colori è potente per gli occhi di chi guarda, dove a dominare è il rosso pompeiano accompagnato dal marrone della terra del sud, dal verde, ma è soprattutto la nuova stampa, “Pompei Garden” a catturare tutta l’attenzione.

E’ passato un anno dalla nomina del designer Adrian Appiolaza come direttore creativo della maison Moschino e ancora non si è capito quale strada stilistica si voglia intraprendere. Certamente lasciarsi alle spalle l’ingombrante fondatore Franco Moschino non è cosa facile, ma continuare a replicare le sue “provocazioni stilistiche”, i suoi capi iconici e i suoi pois non sembra essere una buona idea in questo momento di grave crisi del fashion system. Il designer parte dal un abito della collezione di Franco Moschino del 1992 trasformandolo in capi grezzi, con cuciture a vista ed orli sfilacciati. Moschino porta in passerella un abito grezzo ed incompiuto per provocare lo spettatore su cosa sia l’estetica e la bellezza di un capo. Al mercato, ormai saturo, serve qualcosa che gli dia la scossa e lo induca ad acquistare qualcosa che ancora non ha nel suo armadio, ma per avere un capo Moschino, almeno oggi, serve solo aver scaricato Vinted!

Un’altra collezione nonsense è stata quella della maison Versace, in questa collezione per il prossimo inverno si percepisce tutta la confusione di una maison che ha preso, ormai da tempo, la rotta. La designer Donatella Versace quando non attinge all’heritage e all’archivio storico lasciato dal grande Gianni Versace appare perdersi in una confusione stilistica difficile da dipanare.

Non tutti sanno che il grande Gianni Versace prima di fondare la sua maison aveva lavorato come direttore creativo della maison Genny. Per la collezione del prossimo autunno-inverno la direttrice creativa Sara Cavazza Facchini ha riportato in passerella alcuni outfit ispirati al lavoro di Gianni Versace, ma anche all’intero heritage della maison nata nel 1962. Nella collezione del 1993 disegnata da Versace la nappa era stata il fulcro della sua ispirazione, un fil rouge che torna in questa collezione 2025-2026 dove la nappa viene dedicata alle donne perché nell’araldica ecclesiastica e militare indica la dignità di chi la indossa. La nappa prende forma di camicie, pantaloni, pullover con lavorazione jacquard e come intarsi su abiti da sera. La donna Jenny ama vestirsi di una femminilità discreta fatta di blazer tailoring, pantaloni fluidi, abiti lingerie in satin, linee pulite e volumi asciutti, dove l’oversize è stato bandito. La palette colori è saldamente ancorata a colori timeless: nero, bianco, blu, rosso.

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1 Marzo 2025

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