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MIRACOLI E ANEDDOTI DEL PASSATO – Il Teatro san Carlo di Napoli

Quando IL Re Carlo di Borbone si insediò a Napoli, nel 1734, tra le varie opere di decoro e miglioria per la città, si preoccupò di risollevare le sorti del teatro San Bartolomeo che nel periodo del viceregno austriaco era stato abbandonato.

Decise di assegnargli un sussidio, affidando la direzione ad un bravo impresario, Angelo Carasale che seppe restituire al Teatro il prestigio perduto.

Purtroppo, però, quel luogo, si rivelò poco adatto alle fastose esigenze della corte di re Carlo, anche perché era ubicato in luogo distante dal Palazzo Reale, e quindi scomodo da raggiungere. Così si rese necessaria la costruzione di un nuovo teatro che, per volere del Re, avrebbe dovuto superare in magnificenza quelli delle grandi capitali d’Europa.

Il progetto fu affidato all’architetto Giovanni Antonio Medrano e l’esecuzione all’appaltatore Angelo Carasale. Il contratto, firmato nel Marzo del 1737, previde una spesa di ben centomila ducati e la consegna entro l’anno. All’epoca evidentemente le promesse delle ditte appaltatrici venivano mantenute, così il nuovo Teatro San Carlo (questo il nome in onore del Re) fu inaugurato il giorno del suo onomastico, cioè il 4 Novembre dello stesso anno.

L’opera rappresentata per l’occasione fu “Achille in Sciro” su testo di Metastasio con musica di Domenico Sarro. Il più grande scenografo dell’epoca, Pietro Righini, si occupò della scenografia. Il pubblico fu numerosissimo, oggi si direbbe “sold-out” con dame e cavalieri elegantissimi e preziosamente abbigliati, come solo l’Età Barocca sapeva dipingere.

Il nuovo Teatro piacque moltissimo e non soltanto ai napoletani. Lo stesso Stendhal dichiarò che in Europa non esisteva nulla di simile, neanche lontanamente.

Re Carlo rimase estasiato di fronte a quell’opera grandiosa e chiamò Angelo Carasale davanti al pubblico per ringraziarlo ed elogiarlo tra gli applausi scroscianti dei presenti. Essendo poi il Teatro adiacente alla Reggia, il Re comunicò che, per lui, sarebbe stato più comodo raggiungerlo attraverso un camminamento interno.

Al termine dello spettacolo Re Carlo trovò il Carasale ad attenderlo all’uscita. Quest’ultimo lo pregò di seguirlo all’interno del passaggio da lui desiderato.

Durante le tre ore di rappresentazione, infatti, l’impresario era riuscito, grazie ad una squadra di emergenza, a far abbattere le grosse mura, costruire ponteggi di legno ricoprirli poi di drappi e tappeti, abbellire le pareti, appena scalpellate, con stoffe e arazzi, e infine a completare l’ambiente con cristalli e lumi.

Inutile dire che il sovrano restò a bocca aperta!

Angelo Carasale fu nominato dal Re prima Capitano, poi Tenente Colonnello. Divenne suo uomo di fiducia e sovrintendente di tutte le opere che si sarebbero costruite a Napoli.

Ora, io dico, senza arrivare agli estremi della perfetta realizzazione di un corridoio regale in tre ore, qualche ditta moderna che lavori soltanto con la metà di quello zelo ed efficienza, non si potrebbe trovare?

Chiedo per un amico…

                                                                   

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26 Aprile 2025

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