Sono sei le missioni principali, suddivise in settori di intervento, in cui si articola il piano nazionale di impresa e resilienza, meglio noto con l’acronimo Pnrr. Si tratta di un documento con cui il governo italiano ha dettagliato attraverso quali progetti e intelligenze programmatiche intende utilizzare e ottimizzare le risorse comunitarie e i fondi dell’intervento Next generation Eu.
Una posizione rilevante è occupata dalla missione numero quattro, “Istruzione e Ricerca”. Nel ventaglio degli obiettivi da raggiungere vi è quello di sostenere la filiera dei servizi della prima infanzia. Come è noto, le fasce di età 0-3 anni (asili nido) 3-6 anni (scuola dell’infanzia) sono quelle più delicate da gestire in rapporto alla conciliazione tra vita e lavoro dei genitori. Sono stati stanziati 2,4 miliardi di euro per gli asili nido e 600 milioni per le scuole dell’infanzia.
Dall’analisi dei bisogni dei servizi integrativi per la prima infanzia nel nostro territorio, rispetto al target europeo, è emerso anche un altro fattore, storicamente consolidato, rappresentato dalla forte disuguaglianza nell’incidenza dell’offerta dei servizi tra le città capoluogo di Provincia e i Comuni, ma anche tra aree territoriali con caratteristiche molto diverse a livello intraregionale. Resta ancora molto alta la disparità tra il Nord-Est e il Centro Italia, con una copertura di posti superiore all’obiettivo e pari al 33%; il Nord-Ovest che si colloca appena al di sotto dell’obiettivo, mentre il Sud e le Isole sono ancora lontani dagli standard di copertura definiti a livello europeo. È proprio di queste ore l’appello della Corte di Conti al Ministero dell’Istruzione di accelerare la selezione degli interventi da ammettere al finanziamento per la realizzazione di nuovi spazi o la messa in sicurezza di quelli già esistenti.
I magistrati contabili, con la loro delibera, hanno infatti accertato il mancato rispetto dell’obiettivo intermedio nazionale riguardo la selezione degli interventi da ammettere al finanziamento in vista dell’aggiudicazione dei lavori entro giugno. Tutto questo comporta un pericolo ancora più grande, ovvero il rischio che questi intoppi burocratici e questa lentezza nelle tempistiche possano pregiudicare l’iter di avviamento dei lavori da raggiungersi entro il secondo trimestre 2023.
Appurato che il problema principale ruota intorno alle spese di gestione, i magistrati raccomandano il ministero di razionalizzare i fondi, trasferendoli agli enti locali beneficiari in un complessivo percorso di tutela dell’investimento, nel duplice obiettivo di valorizzazione dell’esperienza educativa nella fascia di istruzione prescolastica e di aumento della partecipazione femminile al mondo del lavoro.