L’arte non può nascondersi, nè deve essere nascosta. L’arte non deve mai diventare invisibile, ma deve farsi vedere e lasciare le orme lungo l’infinita via della bellezza. Efficacemente Luigi Spagnol diceva “ quando sono angosciato dalla realtà vado in un museo. Vedere quella bellezza che è lì da secoli mi tranquillizza”. Le opere d’arte sono scrigni di meraviglie che si schiudono davanti ad uno sguardo che voglia lasciarsi trasportare nel mistero della bellezza, nell’enigmatico incanto in cui l’animo riesce a ritrovare la propria umanità e la forza positiva per distillarvi il coraggio di cambiare la vita propria. E con essa quella del mondo intero.
Promuovere la bellezza dell’arte significa anche renderla inclusiva per essere goduta da tutti.
In coerenza con quello che è fine dell’arte tale deve essere l’impegno museale. E mi permetto, in tale ottica, di richiamare il pensiero di Marco Peri, storico dell’arte, consulente educativo per musei e istituzioni culturali, che da anni incentra il suo lavoro su pratiche educative, relazionali e partecipative che hanno l’arte come catalizzatore per la connettività sociale.
“Un museo è davvero per tutti quando è uno spazio sicuro e accogliente che non trascura le esigenze e la sensibilità di nessuna persona. É un contesto che promuove il rispetto per le diversità e le differenze, che sa accogliere le esigenze dei visitatori più piccoli e delle famiglie, che considera le necessità delle persone più anziane. Un museo è per tutti se è capace di favorire l’accesso ai suoi contenuti sia in termini fisici che culturali.
Le parole chiave sono “inclusione” e “accessibilità”, che in questo contesto significano la volontà di non creare discriminazioni verso nessuna persona. Un museo può dirsi davvero inclusivo se è capace di valorizzare il modo di essere e di partecipare di ciascun visitatore o visitatrice, oltre qualsiasi condizionamento sociale, etnico, anagrafico, di genere, di abilità o livello d’istruzione.
Un museo è accessibile per tutti se è sensibile alle differenti esigenze perché non ci siano ostacoli che impediscano la piena esperienza, in senso fisico, culturale, economico. Per cominciare è essenziale eliminare le barriere architettoniche, attraverso spazi che consentano la libera circolazione per tutte le persone. Naturalmente un museo dev’essere accessibile anche in senso cognitivo, con il superamento delle barriere nella comunicazione e nella mediazione, cioè deve comunicare in modo chiaro e mirato, per supportare i pubblici a vivere esperienze ricche di significato. Un ultimo aspetto non marginale dell’accessibilità è la barriera di natura economica, cioè il museo dovrebbe impegnarsi per favorire l’ingresso ai suoi spazi, ad esempio per mezzo di agevolazioni per giovani, studenti e altre fasce deboli.
Accessibilità e inclusione devono rappresentare un impegno costante che si costruisce favorendo l’esperienza multisensoriale nei percorsi e nelle varie piattaforme di comunicazione, che devono essere progettate per stimolare la partecipazione con tutti i sensi. Aprendo all’intergenerazionale, incentivando la presenza di persone di tutte le età nello staff e nelle azioni educative. Orientando le proprie azioni al crossdisciplinare cioè con la contaminazione tra diversi campi della conoscenza, favorendo combinazioni tra sapere e saper fare.
Il museo contemporaneo dovrebbe essere sempre in grado di ripensarsi con spirito critico per costruire il proprio ruolo nel presente. Perciò deve porsi in ascolto senza pregiudizi e in dialogo attivo con i suoi pubblici.
Un museo è fatto principalmente di persone, perciò deve prendersi cura delle persone che vi lavorano e dei suoi visitatori. Un museo che ricerca l’empatia, capace di essere amichevole, premuroso, solidale, presente e responsabile, consapevole che nulla è possibile senza le proprie comunità. Per essere sempre pronto all’inclusione il museo deve allenarsi alla sensibilità programmando azioni di aggiornamento e di formazione per il personale di tutte le sue aree, con l’obiettivo di sensibilizzare e professionalizzare il proprio staff sui temi dell’accessibilità e della partecipazione delle comunità.
Se l’interesse principale è quello di creare un impatto positivo per la vita delle persone, è indispensabile elaborare al contempo strumenti per misurare il beneficio delle proprie attività rivolte al pubblico, con la costante tensione per crescere e migliorare.
Per andare verso una cultura dell’accessibilità occorre pensare in rete, costruire legami, collaborare, interagire, dialogare con altri musei, associazioni, fondazioni, organizzazioni, che possono supportare il museo verso nuove azioni e obiettivi.
Per il museo contemporaneo è fondamentale mettere in agenda questi temi come un impegno quotidiano, un esercizio permanente di riflessione-azione per trasformarsi, un passo alla volta, verso un museo davvero accessibile e inclusivo per tutte, tutte, tutte le persone. “
Promuovere la bellezza dell’arte significa anche renderla inclusiva per essere goduta da tutti, ribadisco. L’adattamento a un pubblico con esigenze diverse che supporta gli spettatori con disabilità visive amplia il raggio della partecipazione culturale attivando la partecipazione di quelle fasce più deboli o fragili che abitualmente non vivono gli spazi culturali delle mostre. Con stimoli immersivi e sensoriali si sperimentano diversi approcci comunicativi, esperienziali e interattivi per offrire a ciascuna persona un ruolo da protagonista nell’esperienza dell’arte.
La mostra diventa così un luogo di condivisione e di incontri per creare occasioni di conoscenza e scambi reciproci, che migliorano la qualità dell’esperienza delle persone e favoriscono la crescita di una cultura sempre più inclusiva.
Sostengo, dunque, con piacere la mostra in corso a Milano “Momenti salienti dell’Arte e della Fotografia”, un evento speciale che offrirà a tutti i visitatori l’opportunità di godere appieno di capolavori artistici del passato quali il “Cristo nella Pietà” del grande maestro Michelangelo, l’ “Urlo” di Munch e la suggestiva “Venere” di Botticelli, e di apprezzare fotografie iconiche, di momenti che hanno segnato un’epoca, come lo sbarco sulla Luna e il lancio della bomba atomica.Inserita nel variegato programma di eventi della sesta edizione del Milano Off Fringe Festival, l’esposizione inaugurata il 24 settembre presso il Best Western Hotel Madison ,resterà visibile fino al 23 ottobre.
Le schede tattili, esposte insieme alle copie di origine, permettono ai visitatori non vedenti di percepire l’immagine rappresentata. “Avere la possibilità di toccare una scultura, soprattutto per chi non la può vedere, comporta una partecipazione diretta alla sua realizzazione e, in un’opera contemporanea, è l’interpretazione diretta, senza mediazione, dell’interiorità dello scultore. Il dipinto, invece, è un’immagine più facile da percepire, per chi vede. È anche più facile da realizzare e collocare, ma rimane il vuoto di lato e dietro. La scheda tattile in parte colma tale lacuna, facendo risultare il particolare sia del dipinto sia della scultura fotografata, proponendo un seguito, anche intriso di fantasia, dell’immagine relativa” (Dario D’Auria, curatore della mostra).
Questa mostra, dunque, non è soltanto un’occasione per ammirare capolavori dell’arte e della fotografia, ma diventa un simbolo d’inclusività e accessibilità per tutti i visitatori. Il messaggio principale, oltre alla condivisione del patrimonio culturale, è la promozione dell’autonomia nel confronto diretto con l’opera esposta, un’esperienza raramente offerta in mostre simili. Grazie alle schede tattili e all’impegno sociale che contraddistingue il Best Western Hotel Madison, l’esposizione continua un percorso di condivisione del patrimonio artistico per rendere l’esperienza culturale fruibile anche a chi vive il mondo attraverso il tatto.
Un evento, dunque, che pone l’attenzione non solo sulla bellezza delle opere, ma anche sul valore universale della partecipazione.
Per un approfondimento sull’impegno e il pensiero di Marco Peri citati nel testo: https://www.marcoperi.it/