Mercoledì 23 Ottobre 2013, ai cappellani delle carceri italiane, il Papa si è rivolto così: “Anche Dio è un carcerato dei nostri egoismi, dei nostri sistemi, delle tante ingiustizie che è facile” applicare “per punire i più deboli, mentre i pesci grossi nuotano liberamente nelle acque”. Il senso di queste parole avrà ristorato il cuore sofferente dei tanti detenuti figli di nessuno e ha avuto l’effetto di un veleno ulcerante per il mio stomaco già messo a dura prova, come quello di molti, da ciò che accade in giro. Comunque mi sono chiesto subito: CHI SONO I “PESCI GROSSI”?
Perché il fatto che ci siano è indubbio, e cha siano una sorta di flagello inevitabile, pure. Sarà per questo che qualcuno, un po’ d’anni fa, ha coniato il motto: Homo homini lupus; e molti filosofi, letterati e sociologi, hanno confermato l’assunto con dotte elucubrazioni, sì da proporre convincenti argomentazioni che hanno finito per legittimare lo status quo. Dati i miei noti limiti dovrò volare più basso di costoro, e dirò quindi che se “i pesci piccoli” sono in carcere e “quelli grossi” nuotano beati negli oceani d’acqua cristallina, il motivo è dovuto semplicemente ad un inadempimento contrattuale, invero assai pacchiano. Già, e spiego il perché, appena mi sarà passata una fitta che avverto alla caviglia nuda che sporge dalla pantofola sotto il piano della scrivania da dove vi scrivo; ecco, è andata. Dicevo, dunque, che anche se la mia interpretazione non colpisse nel segno, le parole di Francesco mi sollecitano lo stesso a riconsiderare il rapporto che esiste tra le parti programmatiche della maggior parte delle Costituzioni dei Paese indipendenti, e la legiferazione ordinaria che vige nelle medesime nazioni.
Semplificando un po’ diremo che le prime fonti rappresentano un armonioso compromesso di istanze sociali assai diverse che vengono tutte equamente rappresentate, sì da innalzarsi al rango di veri e propri valori universali, quali la solidarietà, l’uguaglianza, il lavoro per tutti, il rispetto della persona, la salute e via dicendo. Ma quando poi questi indirizzi, così netti e condivisi, devono essere applicati con le leggi di rango inferiore, allora sembra che i legislatori non riescano a resistere al fascino ipnotizzante del cobra che fissa la sua vittima: l’interesse personale (o di casta, che altro non è che una forma più organizzata per fare meglio l’interesse personale). Il veleno raggiunge presto il cuore delle vittime, et voilà, la legge è bell’è confezionata per la gloria di chi se ne avvantaggerà. Insomma, non occorre essere raffinati estimatori del marxismo per avvedersi che le leggi ordinarie tutelano sul piano effettuale gli interessi di singoli centri di potere, organizzati in sede legislativa con gruppi di pressione in grado di orientare le scelte migliori per le classi, diciamo così, “dominanti”. E cosa ne è di coloro che sono cresciuti nel disagio o che comunque sono incapaci di organizzare gruppi di pressione? Semplice: essi la Costituzione forse non la conoscono, ma è dentro di loro, perché i valori universali sono di tutti per definizione, ma quando si guardano in giro, poco o nulla trovano che si sia fatto per “applicarli”. E riscontrano anzi che la “legalità” gli è ostile, un qualcosa di estraneo ai loro interessi, perché sono fuori dalla possibilità di accedere ai vantaggi che quella legalità tutela. Ecco, il contratto supremo sottoscritto in modo solenne per il benessere di tutti (la Costituzione) è stato tradito, e resta inadempiuto.
Ma le vittime del tradimento sono comunque animali sociali e creano un sistema di valori alternativo che è terreno fertile per la nascita della delinquenza, specie se strutturata a livello mafioso, un “antisistema” radicato, condiviso dagli appartenenti. E sono i più deboli, quindi, a cascare nelle maglie della “legalità”. Ecco individuati i “pesci piccoli” che finiscono in carcere. Gli altri ci ronzano intorno senza caderci perché il più delle volte non hanno alcun interesse a violare le norme che gli garantiscono i vantaggi preclusi a “quelli piccoli”. Banalizziamo: s’è mai visto un avvocato che possiede una BMW rubare una Mercedes a un Ingegnere? No, perché quelle leggi a tutela della proprietà lui spera vivamente che siano rispettate, così la sua fiammante BMW sarà salva e se proprio gli piace la Mercedes prima o poi se la comprerà firmando un po’ di scartoffie. Ma ecco che arriva il disgraziato che ha poco o nulla che quelle norme possano difendere e che… Ciao ciao, BMW, e tanti saluti all’Avvocato che impreca contro i delinquenti smaniando di averne uno tra le mani mentre consuma le suole trascinandole nervosamente nel posteggio orfano della sua bella supercar. Però, obietteranno gli amici lettori, se le leggi ordinarie violano i precetti costituzionali vi sono le Corti Costituzionali che le abrogano. Vero! E già! E quindi? Bah, a parte che non tutto l’immenso creato delle norme di rango inferiore giunge al vaglio delle Corti, visto che a tanto si arriva dopo un iter complesso e solo eventuale, per verificare se ciò che ho detto è una panzana o corrisponde ad almeno un pezzetto di scomoda verità, basterà dare una semplice scorsa a quel che ci sta intorno e considerare: gli intollerabili squilibri sociali che infettano la convivenza civile sono consentite da leggi pienamente vigenti, e se questo contraddice quelle splendide parole contenute nelle Costituzioni, vuol dire semplicemente che, Corti garanti o meno, il dato è che comunque, all’atto pratico, con le leggi ordinarie si razzola male che più male non si può, tradendo le Costituzioni! Forse che anche le Corti Costituzionali, al momento di decidere cosa risponde a Costituzione e cosa no, si fanno ammaliare dal cobra? Può darsi, anche lì ci sono uomini e donne che di miseria, sofferenza ed emarginazione ne hanno viste ma certamente non patite, e quindi non le capiscono per davvero, e in più essi sono parte essenziale delle pasciute classi dominanti, altrimenti a quei posti non avrebbero potuto nemmeno pensare di arrivarci.
Ma chi sono quindi i “pesci grossi”? Sì, d’accordo, sono i grandi evasori, i corrotti, i collusi, insomma i furbi possidenti che di reati ne commettono a iosa e con gran classe, probabilmente anche ammirati da chi ne conosce le eroiche gesta truffaldine. Ma loro sono pochi. E che significa? Ohé, obiettore, adesso mi stai stancando! E insomma, mi pare del tutto ovvio chi siano i “pesci grossi” a cui allude Francesco, senza dirlo chiaramente. Pensateci un attimo; io nel frattempo mi dò uno sguardo alla caviglia dolorante e mi aggiusto la pantofola. Ma che diavolo…; mi avvedo di una strana scia umida sul parquet caldo che inizia dai miei piedi e sparisce sotto un mobile che si trova davanti alla scrivania da dove vi scrivo. Sembra quasi un tracciato di quelli che lasciano gli animali privi di zampe. Ma ora non ho tempo per indagare, devo terminare questo articolo e chiarire in maniera definitiva chi sono i “pesci grossi”. Dunque.., sì…, allora. Un secondo…. Ah, è che ho un leggero mal di testa. Un…, un senso di nausea, di confusione…, e la mia gamba non la sento più. È strano, amici lettori, non posso continuare il mio racconto, perché nella mia mente non riescono più a formarsi le parole, i ricordi.