Come abbiamo visto nell’articolo precedente, pregare è essenzialmente un ATTO DI CONSAPEVOLEZZA che coinvolge tutto il nostro essere. Il corpo non è esente da questa partecipazione, anzi, ne è la trascrizione visibile.
Quando l’uomo prega, il suo corpo riflette il sentire interiore: che egli sia in piedi, prostrato, in ginocchio o in qualunque altro modo, il suo atteggiamento indica sempre un particolare approccio con il Trascendente.
Se, come dice il Vangelo, “l’occhio è la lucerna del corpo” (Mt 6,22), è anche vero che il corpo riflette la natura del nostro spirito: ce lo insegnano anche le moderne scienze psicologiche.
L’atteggiamento che, più di tutti, ci fa pensare e riconoscere l’atto del pregare, è quello delle MANI GIUNTE.
Non si sa esattamente da cosa derivi questo gesto, comune tra l’altro, a diverse religioni. Se ne trovano già tracce nel Talmud, uno dei testi sacri dell’Ebraismo e quindi precedente al periodo cristiano. Ma vi è la credenza che possa addirittura risalire ad una pratica romana, quale simbolo di sottomissione. Nell’antica Roma, infatti, il prigioniero poteva evitare la morte immediata unendo le mani, così come oggi sventoleremmo la bandiera bianca. Il messaggio implicito delle mani giunte era quindi: “Mi arrendo”!
Un significato, questo, già di per sé interessante ma di certo non sufficiente: non basta arrendersi al Trascendente in un atto di sottomissione, bisogna anche PARTECIPARE ATTIVAMENTE alla propria trasformazione.
Lo sanno bene gli yogi, che da sempre insegnano che posizionare o muovere le mani in certo modo, influenza tutto il corpo.
Pensiamo al NAMASTE, questo antico saluto indiano a mani giunte, spesso utilizzato nella pratica dello Yoga.
Vediamo cosa significa e a cosa serve.
NAMASTE è una parola sanscrita composta da “Namas” (= inchinarsi, salutare) e “Te” (= a te); il significato completo della parola è quindi IO MI INCHINO A TE. Questo atto di riverenza non si ferma ad un semplice saluto ma implica un’accezione più profondo, più spirituale: “Io mi inchino a quanto di divino c’è in te”. Ecco quindi che il significato ultimo del NAMASTE è quello di riconoscere la sacralità che c’è in ciascuno di noi.
Questo è anche il motivo per il quale il saluto è accompagnato da una gestualità ben precisa: le mani giunte sul petto, al centro del cuore dove, secondo gli indiani, dimora l’anima.
Tuttavia non è questa l’unica interpretazione, ve ne sono altre simili che rimandano comunque alla dimensione spirituale e trascendente:
- Lo spirito che è in me riconosce lo spirito che è in te;
- Il dio in me saluta e incontra il dio che è in te;
- La luce che è in me saluta la luce che è in te;
Come ho già anticipato, la parola NAMASTE è accompagnata da un gesto delle mani e del corpo così concepito: palmi uniti di fronte al cuore con i pollici che toccano lo sterno, la testa leggermente piegata in avanti e gli occhi chiusi.
Questo atteggiamento si chiama “anjali” (da anj che significa “onorare”) e rappresenta l’UNIONE DELLO SPIRITO E DELLA MATERIA: la mano destra è simbolo della natura divina mentre la mano sinistra di quella terrena.
L’anjali mudra unito al NAMASTE indica lo scambio di energia tra le due persone.
Se invece si vuole mostrare profondo rispetto nei confronti di una persona, si può fare lo stesso gesto giungendo le mani non più al cuore ma al terzo occhio, ovvero tra le sopracciglia.
Non si sa esattamente quando e come sia nata la parola NAMASTE ma grazie ad alcune raffigurazioni sappiamo che era presente in India già 3000 anni fa. Ciò che conta è che oggi questa parola si sia insinuata nel tessuto umano come il lievito nella pasta assumendo, pur nella diversità di interpretazioni, un uguale significato spirituale.
Namaste-Om
Il NAMASTE viene comunemente raffigurato con lo stesso simbolo dell’OM.
Ognuna delle parti che lo compone ha un significato preciso. Scopriamolo:
- la parte inferiore del 3 indica lostato di veglia, quello in cui ci troviamo abitualmente;
- la parte superiore del 3 indicalostato di sonno profondo;
- il “ricciolo” dietro al 3 indica lo stato di sogno e rappresenta le nostre speranze;
- la “semiluna” sopra il 3 indica lo stato di illusione, denominato Maya, che si frappone come un ostacolo tra tra parte superiore (rappresentata dal puntino) e noi stessi (il 3);
- il puntino in alto rappresenta lo stato ideale, il Nirvana, punto di arrivo di ogni pratica spirituale.
Questo non è che un breve e per nulla esaustivo excursus sul termine NAMASTE.
La mia intenzione è di far scoprire quale ricchezza spesso si nasconda dietro parole e simboli ormai divenuti di uso comune.
Le parole sono armi a doppio taglio: essere consapevoli del loro significato e del loro potere, ci permette di vivere meglio la nostra vita, usufruendo di tutte le nostre potenzialità, senza subirle.