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NATIVITA’ DI LORENZO LOTTO

Vi presento un’opera di Lorenzo Lotto, genio inquieto del Rinascimento: si tratta di una Natività del 1530.

L’episodio esprime plasticamente il grande evento di Dio che visita il suo popolo. Al riguardo Isaia afferma: «occhio non ha visto che un Dio, fuori di te, abbia fatto tanto per chi confida in lui». Entriamo con Lotto in questo grande mistero che può dare senso alla nostra vita.

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La scena, ambientata in una stalla, è di grande intensità emotiva.

Maria, in preghiera, è inginocchiata dentro la mangiatoia. Ha al dito un anello, forse un richiamo alla reliquia del Santo anello conservata nel Duomo di Perugia; è vestita di rosso, il colore della terra e dell’umanità, e di un mantello azzurro, colore del cielo. Maria è così creatura rivestita, adombrata dalla grazia di Dio.

Gesù, giocando, tende le braccia ad un agnello, prefigurando il tema della sua passione e croce: l’agnello è suo simbolo, «agnello di Dio che toglie i peccati dal mondo» – così verrà additato da Giovanni Battista – venuto nel mondo per liberare l’uomo dalla schiavitù del male e del peccato.

Gli abiti che si intravedono sotto le casacche ruvide dei pastori, con i volti fortemente caratterizzati, sono eleganti, tipici della moda del Cinquecento: probabilmente, nei visi dei pastori si nascono i committenti, due nobili di Perugia. I due sono sorretti dagli angeli, ciascuno dei quali appoggia una mano sulla spalla del pastore che gli sta davanti e su un braccio del pastore di destra; il messaggio è chiaro: la fede è aiutata dal sostegno di Dio.

Sullo sfondo, una finestra con inferriata a forma di croce è inquadrata dalle ali di un angelo ed intersecata da un’ala di un altro. Il tema della passione ritorna anche in altri elementi: la mangiatoia rettangolare ricorda un sarcofago, una tomba; lo stesso agnello rimanda al sacrificio pasquale; i due pastori che lo stanno deponendo nella mangiatoia rimandano a Giuseppe d’Arimatea e a Nicodemo che deposero Gesù nel sepolcro.

La luce crepuscolare avvolge la scena evidenziando le figure dei personaggi, delineando controluce su Giuseppe e l’asino. La vera luce proviene dal Bambino, a ricordare che Lui è che luce del mondo che illumina ogni uomo.

Preparandosi al Natale, i nostri cuori possono sentirsi dispersi tra mille cose: da una parte, è uno dei periodi più belli dell’anno, un momento segnato dalla meraviglia, dalle tradizioni, dalle decorazioni, dall’anticipazione; dall’altra, le settimane di Avvento possono sembrare una lista infinita di impegni, tra regali da comprare, biglietti d’auguri da scrivere, biscotti da cucinare, fili di lucine a cui sciogliere tutti i nodi. Tra tutte le preoccupazioni e le responsabilità della vita, è facile perdere di vista il radicale mistero che è al centro di questa stagione. È facile perdere di vista la nascita di Cristo. In verità, il Natale è il momento in cui celebriamo la storia della nostra fede: Dio, per riconquistare il mondo occupato dal peccato e per riconquistare i nostri cuori, diventa un bambino.

Osserva gli sguardi dei personaggi del quadro: sono consapevoli del mistero e sono tutti rivolti a Gesù, tranne un angelo che è rivolto verso lo spettatore proprio per invitarlo a fare lo stesso, a tenere lo sguardo su Gesù, pur nel mezzo di tanti impegni e tante fatiche.

Cristo bambino ci insegna a riaprire il cuore, tante volte così chiuso e indurito per paura di vederlo spezzato; Dio si fa bambino e ci insegna la vera vulnerabilità, che amare anche solo un po’ vuol dire essere vulnerabili, e che non vale la pena tenere il proprio cuore per sé per paura di vederlo ferito, perché un cuore invulnerabile è un cuore che non sa amare.

E possiamo amare tanto perché tanto siamo stati amati: che questo Natale sia l’occasione per schiudere le porte a Gesù, al suo mistero, e a tutto l’amore che dà e che insegna.

Data:

30 Dicembre 2023