Il Fondo Innovazione da 1 miliardo
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Chip più potenti per l’intelligenza artificiale del futuro, materiali più leggeri per auto e aerei, nuovi robot per i campi di battaglia e produzioni di farmaci nello spazio: questi sarebbero i settori chiave in cui la Nato ha deciso di investire i primi recenti introiti del suo Fondo Innovazione (NIF). Questo fondo, istituito nel 2021 come un veicolo per finanziare startup e tenerle al riparo dagli interessi di finanziatori esterni alla cerchia della Nato, ammonterebbe a un miliardo di euro ed è supportato da 24 Paesi alleati su 32. David van Weel, segretario generale aggiunto per l’innovazione della Nato sul sito ufficiale dell’iniziativa, ha quindi affermato: “Con questi investimenti il Fondo inizia a fare la differenza nei nostri ecosistemi di innovazione, offrendo opportunità di crescita alle aziende più promettenti del settore e a vantaggio tecnologico dell’Alleanza. Gli investimenti contribuiranno a rimuovere gli ostacoli alla crescita delle tecnologie emergenti in Europa e nel Regno Unito, dal miglioramento delle nostre capacità collettive di intelligenza artificiale all’ampliamento dei confini della produzione di nuovi materiali”.

Inoltre, come si può evincere dal sito, sono stati recentemente diffusi anche i nomi delle prime start up beneficiarie: Arx Robotics, Fractile, Icomat, Space Forge. La prima è una startup tedesca che svilupperebbe veicoli a guida autonoma per la difesa che possono trasportare pesi fino a 500 chili, svolgere attività di sorveglianza o fungere da obiettivi mobili. Già in uso dagli eserciti di Germania, Austria, Ungheria e Svizzera, sono stati impiegati anche sul fronte ucraino. Il NIF avrebbe partecipato a primo finanziamento da 9 milioni di euro insieme a Discovery Venture e Project A Venture. Arx Robotics ha definito questo investimento come uno dei più significativi nel campo delle tecnologie di difesa in Europa. Fractile invece, con sede nel Regno Unito, si occuperebbe di sviluppare chip che migliorerebbero l’addestramento dei modelli linguistici per l’intelligenza artificiale generativa. Il loro obiettivo sarebbe quindi quello di ridurre drasticamente il tempo necessario per spostare le parole dalla memoria alle unità di processamento (da 200 a 2), un fattore cruciale per l’efficienza dei sistemi IA. Al contrario Icomat, svilupperebbe materiali leggeri che migliorano le performance di aerei, auto, droni e veicoli spaziali. I materiali di Icomat permettono di realizzare ali per velivoli del 65% più leggere rispetto alla media, comportando di conseguenza costi ridotti, migliori prestazioni e maggiore velocità, elementi determinanti per aerei da caccia e satelliti.

Infine, Space Forge, una startup di Cardiff, punta a produrre farmaci e semiconduttori nello spazio. Sta progettando un sistema manifatturiero da collocare in orbita, tra 500 e 800 chilometri di altitudine, per sfruttare l’esposizione solare, l’assenza di contaminazioni ambientali e le condizioni di microgravità che migliorano la produzione di chip e medicinali. Non è precisamente chiaro quanto del miliardo di euro del Fondo sia già stato mobilitato in questo primo round di investimenti, ma l’impegno della Nato è di garantire supporto finanziario per 15 anni, fornendo anche vie agevolate per testare e commercializzare le nuove tecnologie con l’obiettivo di rilanciare l’innovazione in Europa e controbilanciare la crescente potenza tecnologica e scientifica della Cina. Infine, l’altro pilastro del finanziamento all’innovazione della Nato è Diana: l’acceleratore per l’innovazione della difesa per il Nord Atlantico, che l’anno scorso ha reclutato le prime 44 startup da aiutare a crescere nei settori della sorveglianza, delle telecomunicazioni e delle energie pulite.