“Gli alleati della Nato hanno deciso a metà aprile di iniziare il ritiro delle forze della missione di supporto” in Afghanistan “il primo maggio, e questo ritiro è iniziato. Sarà un processo ordinato e coordinato” nel quale “la sicurezza delle truppe sarà una priorità assoluta”. È quanto si legge in una nota rilasciata dalla Nato che certifica definitivamente la vittoria dei talebani nella ventennale guerra che ha devastato l’Afghanistan. Per la sicurezza dei militari, non saranno forniti dettagli operativi. “Qualsiasi attacco talebano durante il ritiro sarà affrontato con una risposta energica. Abbiamo in programma di completare il nostro ritiro entro pochi mesi”, ha dichiarato all’agenzia di stampa Afp un ufficiale della Nato. L’Organizzazione atlantica si è arresa di fronte alla guerriglia dei fondamentalisti, ha deciso che il supporto alle forze di pace afghane costava troppe risorse, e ha deciso di accordarsi con i terroristi che, in cambio di una molto generica promessa di uno stop agli attentati, hanno ottenuto di fatto carta bianca per riprendere il potere nel territorio, rientrando nel governo dal quale erano stati estromessi.
Joe Biden, nonostante avesse posticipato di molto la data del ritiro delle truppe statunitensi decisa dal governo Trump, alla fine ha ceduto, dichiarando che l’operazione di rientro dei militari sarà completata entro l’11 settembre, data del ventennale della caduta delle Torri Gemelle. Appena un mese fa, l’intelligence USA aveva avvertito il Governo riguardo la possibilità tutt’altro che remota di una ripresa del potere da parte dei talebani in caso di ritiro delle truppe. Della stessa opinione il Generale USA Votel, che nel 2001 guidò l’operazione Rinho, che portò all’insediamento della prima base americana in Afghanistan: “I talebani possono riprendersi il Paese”, aveva dichiarato all’agenzia Reuters.
E infatti, in Afghanistan, c’è aria di festa tra i politici-ombra dei talebani. Alcuni di essi si sono persino spinti a dichiarazioni esplicite alla stampa occidentale, come ad esempio Haji Hekmat, il sindaco-ombra del distretto di Balkh, che ai microfoni della BBC ha affermato: “Abbiamo vinto la guerra e l’America ha perso”. Riferendosi ai progetti della sua fazione nel prossimo futuro, ha spiegato: “Vogliamo un governo islamico governato dalla Sharia. Continueremo il nostro jihad fino a quando non accetteranno le nostre richieste”. Tra pochi mesi, sul territorio afghano, non esisterà più alcuna forza in grado di contrastare le belligeranze talebane. Per difendere le proprie truppe, la Nato ha quindi deciso di abbandonare una popolazione di 38 milioni di persone alla mercé di una massa di terroristi, che azzereranno molto velocemente e, soprattutto, ferocemente, quelle poche speranze che, dopo 20 anni di guerra civile, gli abitanti dell’Afghanistan riponevano nell’idea di poter vivere, un giorno, in un Paese libero e governato dalla legge, invece che da una religione che diffonde precetti risalenti a millequattrocento anni fa.