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Nature:”In Italia rischio 70mila morti in un anno” (Altre News)

Coronavirus, Nature: “Senza misure in Italia rischio 70mila morti in un anno”

Le misure draconiane adottate dall’Italia hanno contenuto il virus e limitato i decessi da Covid-19. E’ quanto emerge da uno studio italiano pubblicato su ’Nature Medicine’ dal team di Giulia Giordano dell’Università di Trento. I ricercatori hanno usato un nuovo modello matematico per ’mappare’ l’andamento dell’epidemia in Italia, e ipotizzare gli effetti di un allentamento delle misure. “Se le avessimo rimosse dal 9 aprile, solo nel primo anno avremmo avuto 70mila decessi legati a Covid-19 nel nostro Paese – spiega Giordano all’Adnkronos Salute – Ma un ’liberi tutti’ il 4 maggio, senza una campagna massiccia di test, un tracciamento meticoloso dei contatti, misure di protezione e distanziamento sociale potrebbe portare a un risultato analogo”.

I ricercatori descrivono un nuovo modello epidemiologico per la pandemia di Covid-19, chiamato “Sidarthe”, che distingue tra casi rilevati (diagnosticati) e non, e tra diverse gravità della malattia. Così hanno diviso la popolazione in otto gruppi: suscettibile (non infetto); infetto (asintomatico o con pochi sintomi, infetto non rilevato); diagnosticato (infetto asintomatico, rilevato); malato (sintomatico infetto, non rilevato); riconosciuto (infetto sintomatico, rilevato); grave (infetto da sintomi potenzialmente letali, rilevato); guarito e deceduto.

Gli autori hanno utilizzato i dati italiani dal 20 febbraio 2020 (giorno 1) al 5 aprile (giorno 46) per mostrare come le restrizioni progressive imposte dal governo abbiano influenzato la diffusione della pandemia in Italia. “Abbiamo previsto un picco dei casi diagnosticati intorno al 16 aprile, cosa che poi sembra essersi realizzata, mentre quello relativo anche ai pazienti asintomatici e non diagnosticati, che dunque tiene conto del sommerso, sarebbe arrivato prima, intorno al 10 aprile”.

Ma a colpire sono le previsioni relative all’allentamento delle misure. “Con un allentamento all’inizio di aprile – ribadisce la ricercatrice – l’epidemia si sarebbe trascinata, e avremmo potuto contare 70mila vittime nel primo anno. Il nostro modello ci dice che occorre molta cautela, e che non possiamo ’ammorbidire’ le misure senza una campagna massiccia di test, un tracciamento meticoloso dei contatti, dispositivi di protezione per i cittadini, che devono saperli usare in modo corretto, e il mantenimento del distanziamento sociale”, conclude Giordano.

“Covid -19 isolato in lacrime paziente”, studio dello Spallanzani

I ricercatori dell’Inmi Spallanzani di Roma hanno isolato il virus Sars-CoV-2 nelle lacrime di una paziente. “Il virus è quindi attivo anche nelle secrezioni oculari dei pazienti positivi al virus e potenzialmente infettivo nelle lacrime anche quando i campioni respiratori della paziente, a tre settimane dal ricovero, risultavano ormai negativi”. E’ la conclusione a cui sono arrivati i ricercatori dello Spallanzani in un ricerca pubblicata su ’Annals of Internal Medicine’.

Partendo da un tampone oculare prelevato tre giorni dopo il ricovero da una paziente positiva al virus, ricoverata allo Spallanzani alla fine di gennaio e che presentava una congiuntivite bilaterale, i ricercatori dello Spallanzani sono riusciti ad isolare il virus, dimostrando così che esso, oltre che nell’apparato respiratorio, è in grado di replicarsi anche nelle congiuntive. “Si tratta di una scoperta che ha importanti implicazioni anche sul piano della salute pubblica – evidenziano i ricercatori – tant’è che il risultato è stato comunicato all’Organizzazione mondiale della sanità d’accordo con l’Editor della rivista prima della pubblicazione”. La ricerca dello Spallanzani ha inoltre evidenziato “che i tamponi oculari possono essere positivi quando invece i campioni del distretto respiratorio non mostrano più tracce del virus”, precisano gli scienziati

“Questa ricerca dimostra che gli occhi non sono soltanto una delle porte di ingresso del virus nell’organismo, ma anche una potenziale fonte di contagio – osserva Concetta Castilletti, responsabile dell’Unità Operativa Virus Emergenti del Laboratorio di Virologia dello Spallanzani – ne deriva la necessità di un uso appropriato di dispositivi di protezione in situazioni, quali gli esami oftalmici, che si pensava potessero essere relativamente sicure rispetto ai rischi di contagio che pone questo virus”.

Saranno necessari ulteriori studi “per verificare fino a quando il virus continua ad essere attivo e potenzialmente infettivo nelle lacrime: va ricordato infatti che l’analisi molecolare – conclude la ricerca – rileva soltanto la presenza del Rna virale nel campione, e soltanto l’isolamento del virus in una coltura cellulare può evidenziare la sua capacità infettante”.

Iss: “Gatti, furetti e cani vulnerabili: proteggerli da pazienti positivi”

(Margherita Lopes) – Il primo fu il volpino di Pomerania a Hong Kong, poi sono emersi casi di positività al coronavirus anche in un gatto in Belgio e in una tigre a New York, seguita dalla sorella e da tre leoni africani. “La diffusione dell’infezione da virus Sars-CoV-2 nell’uomo avviene per contatto interumano. Tuttavia, i gatti, i furetti e, in misura minore, i cani sono suscettibili all’infezione”. Lo sottolinea il nuovo rapporto tecnico dell’Istituto superiore di sanità, un documento in 30 pagine che fa il punto sulle infezioni negli animali e stila le precauzioni a tutela di questi ultimi e di coloro che ne se prendono cura nella pandemia.

Gli animali da compagnia, infatti, “possono essere potenzialmente esposti al virus Sars-CoV-2 in ambito domestico e contrarre l’infezione attraverso il contatto con persone infette. Ciononostante, allo stato attuale, non esistono evidenze che gli animali da compagnia svolgano un ruolo epidemiologico nella diffusione all’uomo del virus – ricorda l’Iss – Anzi, il rapporto con gli animali è importante per il nostro benessere in questo periodo di forzato isolamento. Tuttavia per proteggerli è necessario adottare precauzioni per un accudimento sicuro, soprattutto se si è contagiati”.

L’ultimo rapporto, realizzato dal Gruppo sanità pubblica veterinaria e sicurezza alimentare dell’Iss, fa il punto sugli studi più recenti relativi alla suscettibilità di alcune specie animali e offre indicazioni su come migliorare le conoscenze per la gestione degli animali da compagnia nell’attuale contesto epidemico. Fra le raccomandazioni, leggiamo che “le persone con diagnosi sospetta o confermata di Covid-19 dovrebbero evitare di avere contatti con gli animali presenti nel contesto domestico e non dovrebbero, nei limiti del possibile, occuparsi del loro accudimento. Questo dovrebbe essere assicurato prioritariamente grazie all’aiuto di un familiare o convivente e in caso di necessità, prevedendo il ricorso ad aiuti esterni”.

Gli aiuti esterni “dovrebbero adottare misure di protezione individuali e procedure che permettano di minimizzare il rischio di esposizione diretto (contatto con le persone presenti nel nucleo abitativo) o indiretto (contatto con l’ambiente abitativo). E devono essere informati in anticipo se l’animale di cui si prendono cura appartiene ad un nucleo in cui vivono o hanno vissuto persone con sospetta o confermata Covid-19”, raccomandano i ricercatori. I numeri però finora sono tranquillizzanti: a fronte di “oltre 2,3 milioni di casi di Covid-19 riportati nell’uomo in tutto il mondo sono stati segnalati solo quattro animali (due cani e due gatti) con diagnosi certa per Sars-CoV-2 in condizioni naturali”. Ciononostante, “occorre agire con un principio di precauzione ed evitare che gli animali possano contrarre l’infezione ed eliminare il virus”.

Ma quali sono i casi noti nel mondo di animali infettati? Oltre al volpino di Pomerania di 17 anni, di proprietà di una donna di Hong Kong affetta da Covid-19 e asintomatico (poi morto “per ragioni che, secondo le autorità di Hong Kong, non sembrano legate al coronavirus ma a pregressa patologia renale e cardiaca”), si segnala un pastore tedesco sempre ad Hong Kong, di proprietà di un paziente affetto da Covid-19, che viveva assieme ad un altro cane, risultato negativo ai test. “Nessuno dei due animali presentava sintomi clinici rilevanti”. Sempre ad Hong Kong, si è recentemente aggiunta la segnalazione di un gatto positivo, che non mostrava segni di malattia. Il 27 marzo presso l’Università di Liegi in Belgio, è stata rilevata la presenza dell’Rna virale nelle feci e nel vomito di un gatto che mostrava sintomatologia respiratoria e gastroenterica. L’animale aveva sviluppato i sintomi a distanza di una settimana dal rientro della sua proprietaria dall’Italia, con diagnosi positiva per Covid-19.

Infine il 6 aprile i media statunitensi hanno dato la notizia di una tigre malese di 4 anni, ospitata presso lo zoo del Bronx a New York, positiva per Sars-CoV-2. La tigre mostrava tosse secca e inappetenza e i risultati positivi sono stati confermati dai laboratori veterinari dello United States Department of Agricolture (Usda). Oltre a questa tigre, sono stati rilevati sintomi clinici in un’altra tigre, sorella della prima, due tigri di Amur e tre leoni africani. Lo Usda ha ipotizzato che a contagiare gli animali sia stato un dipendente addetto all’accudimento degli stessi, con infezione asintomatica.

25 aprile, Palazzo Chigi: “Nessuna esclusione per Anpi”

“Con riferimento al comunicato dell’Associazione nazionale Partigiani d’Italia si precisa che la circolare inviata dalla Presidenza del Consiglio non esclude in alcun modo l’Anpi dalle celebrazioni del 25 aprile”. E’ quanto si legge in un comunicato di palazzo Chigi. “La circolare è indirizzata alle sole autorità pubbliche e, in ragione dei provvedimenti restrittivi legati al Covid-19, intende semplicemente limitare la partecipazione delle autorità ed escludere assembramenti. Le associazioni partigiane e combattentistiche potranno quindi partecipare alle celebrazioni per il 75° anniversario della Liberazione, naturalmente in forme compatibili con l’attuale situazione di emergenza. Saranno date ulteriori indicazioni in tal senso ai Prefetti con la consapevolezza del valore che questo anniversario ricopre per l’Italia e dell’importanza di difendere la memoria democratica del Paese”.

“Esprimiamo soddisfazione per il chiarimento espresso dal sottosegretario Fraccaro in merito alla nostra presa di posizione” scrive in una nota la Presidenza e la Segreteria nazionali dell’Associazione nazionale partigiani. “Andiamo avanti con il 25 aprile, con le celebrazioni – sottolinea l’Anpi – nel pieno rispetto dei dispositivi di sicurezza di questa data fondativa della Repubblica, della democrazia, della convivenza civile. Dell’Italia. L’Anpi ci sarà”.

Ostia, colpo agli Spada: confiscati beni per 18 milioni

Altro colpo al clan Spada di Ostia. I finanzieri del comando provinciale di Roma stanno eseguendo la confisca dei beni, per un valore complessivo di oltre 18 milioni di euro, al clan mafioso.
Il provvedimento, emesso dalla Sezione Specializzata Misure di Prevenzione del Tribunale capitolino, costituisce l’epilogo dell’attività investigativa coordinata dalla Dda della Procura di Roma e sancisce l’acquisizione da parte dello Stato dell’ingente patrimonio mobiliare e immobiliare riconducibile all’organizzazione criminale che opera sul litorale romano, già sequestrato a ottobre 2018.

Gli specialisti del Gico del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Capitale hanno ricostruito le ricchezze illecitamente accumulate dagli esponenti di spicco del clan: il capo Carmine Spada alias Romoletto, 53 anni, Ottavio Spada, 57 anni, Armando Spada, 53 anni, Roberto Spada, 45 anni, e Claudio Galatioto, 69 anni, individuandone le fonti di finanziamento ‘occulte’.

Gli approfondimenti economico-patrimoniali svolti, che hanno preso le mosse dalle note operazioni di polizia ‘Eclissi’ e ‘Sub Urbe’, hanno consentito di dimostrare l’incoerenza dei modesti redditi dichiarati dagli Spada con i rilevanti investimenti posti in diverse attività commerciali, finanziati, in realtà, dai profitti delle numerose condotte delittuose commesse nel tempo, quali fatti di estorsione, usura e traffico di sostanze stupefacenti.

Né è servito intestare le imprese a compiacenti “prestanome”, apparentemente estranei al contesto criminale: gli accertamenti hanno infatti riguardato tutte le persone (circa 50 tra familiari e terzi) coinvolte nelle compravendite di quote societarie, effettuate fittiziamente al solo scopo di “schermare” la titolarità effettiva delle aziende.

In definitiva, conformemente allo spirito della normativa contenuta nel Codice Antimafia, la confisca ha permesso di sottrarre al clan beni in grado di “inquinare” l’economia legale.

Nello specifico, si tratta del patrimonio aziendale, in tutto o in parte, di 19 società, 2 ditte individuali e 6 associazioni sportive-culturali nel comune di Roma (per lo più ad Ostia) e operanti in svariati settori: la gestione di forni, bar, sale slot, distributori di carburanti, palestre, scuole di danza, nonché il commercio di autovetture e l’edilizia.

Tra queste attività rientra anche l’associazione “Femus Box” che gestiva la palestra di Ostia dove, nel novembre del 2017, Roberto Spada aggredì, venendo poi condannato per lesioni aggravate dal cosiddetto metodo mafioso, una troupe della Rai. Gli ulteriori beni confiscati sono costituiti da due immobili a Ostia e Ardea (Roma), 13 automezzi e disponibilità finanziarie su rapporti bancari e postali.

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23 Aprile 2020