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NEL 50ESIMO DELL’ ATTO DI EROISMO COMPIUTO DAL GEN. C. A. CARABINIERI M.O.V.M. UMBERTO ROCCA – (Rodi, 1 giugno 1940 – Avezzano, 23 novembre 2023)

CORREVA L’ANNO 1975 E IN ITALIA INCOMBEVANO LE BRIGATE ROSSE


Allo scoccare delle ore 12:00 ed in tutte le caserme dell’Arma, i Carabinieri si accingevano a commemorare la loro Festa del Corpo, nel cuore del rigoglioso altipiano di Arzello di Melazzo (Al), è scoppiato l’inferno.

Provocato da un sanguinoso scontro a fuoco tra la pattuglia dei carabinieri comandata dal versatile Tenente Umberto Rocca -C/te territoriale di Acqui Terme- e un nucleo armato di brigatisti, il cruento impatto ha provocato morti e feriti gravi.
Mentre la peggior sorte ha attinto un Appuntato, gravissime sono state le ferite risportate dal giovane Ufficiale e dal suo Maresciallo. Una immane tragedia di portata nazionale, figlia di un proditorio evento consumato nel volger di istanti. L’epilogo di una stagione di contrasto e di lotte condotta dall’Arma contro la più sfrenata devianza e l’eversione. Nel violento, crudele e drammatico scontro a fuoco, lassù ad Arzello, in cui a fronte delle armi di ordinanza dei CC, vennero impiegate armi automatiche e bombe a mano: una guerra guerreggiata, caddero l’appuntato dei carabinieri G. D’A. e la terrorista “M.C.”. Un fardello di tristezza, ancor più appesantito dal ferimento del Maresciallo R.C. e dalla inumana devastazione fisica inferta al tenente Umberto Rocca. Colpito in pieno da una bomba a mano disperatamente lanciata contro di lui da un tristo brigatista nell’inutile tentativo di procurarsi una improbabile via di fuga, il generoso tenente ha riportato lo spappolamento del braccio sinistro e la perdita della vista da un occhio. La Benemerita: ammutolita si è ripiegata su se stessa e mentre i suoi uomini e tutti i Reparti, colpiti da quel fulmine a ciel sereno, sono piombati nel più assoluto sconforto, l’Italia si è listata a lutto. Ammutoliti … percossi e attoniti… i Carabinieri al pensiero del loro eroico collega barbaramente colpito a morte e dei commilitoni rimasti gravemente feriti, si sono galvanizzati e stringendosi l’un l’altro, sono doverosamente scattati sull’attenti. Ovviamente ogni cerimonia è finita li !.

QUELLA TREMENDA, INDIMENTICABILE ORA MEDIANA DEL 5 GIUGNO 1975: ½ SECOLO FA.

E veniamo ai fatti. Sequestrato dai brigatisti il precedente 4 giugno, l’industriale Gancia venne segregato nella Cascina Spiotta d’Arzello, nei pressi di Acqui Terme. In tutto il territorio: scoccata l’ora X, al fine della liberazione del sequestrato, è stato attivato il piano predisposto dall’Arma con perquisizioni e battute a 360° che, ovviamente, coinvolsero direttamente la Compagnia retta da Umberto Rocca, competente per territorio. Il quale ultimo, su disposizione del Comando superiore e, come prassi vuole, in accordò con il Procuratore della Repubblica, ha organizzato una serie di sopralluoghi e pattugliamenti nelle campagne della giurisdizione e nei dintorni di Acqui Terme. Laddove, e fin dalle prime ore del 5 giugno, il tenente Rocca coadiuvato dal Maresciallo R.C. e da altri collaboraori, hs ordinato perlustrazioni nei vari cascinali e perfino tra le rovine del Castello detto “la Tinazza”. Tutto OK. L’intuito di Umberto, miscelato alla chimica del fiuto professionale che in lui era dote naturale, aveva fatto il giusto effetto. Sicché, intorno alle ore 11.30, la sua pattuglia era già al cospetto della famigerata Cascina Spiotta: il loro Golgota. Ferme sul cortile del caseggiato sostavano due auto e dall’interno dello stabile, proveniva il classico fruscio di una radio che trasmetteva in sottotono. Non c’era alcun dubbio, si trattava del covo delle BR e della prigione del sequestrato. I Carabinieri, capito al volo di aver messo le mani nel sacco, si prepararono all’azione. Non volava una mosca. I militi si muovevano con circospezione e, praticando le cosiddette tecniche dell’ “Addestramento al combattimento” acquisite durante la frequenza dei Corsi presso le Scuole dell’Arma, si erano adeguatamente approssimati alla cascina. Scattata l’ora X, I brigatisti, sorpresi ma, comunque, in allerta al sopraggiungere dei Carabinieri: tacchi in spalla, si son dati a precipitosa fuga e nello sconsiderato tentativo di precostituirsi una via di scampo, hanno esploso una gragnuola di colpi d’arma da fuoco e lanciato perfino bombe a mano. Ma non basta. I brigatisti, infatti, intuito la mala parata, finsero anche una maldestra resa. Invece. Anziché deporre le armi, ripresero la sparatoria e, dirigendosi verso le loro autovetture, hanno scagliato bombe a mano all’impazzata. Ed è proprio in quel cruciale frangente che l’impavido tenente Rocca, animato dal più autentico sprezzo del pericolo, è scattatò in avanti e da ottimo mezzofondista quale era si è messo all’ inseguimento dei fuggiaschi. I quali, visto che il Tenente gadagnava terreno, per evitare di farsi ghermire, gli hanno lanciato una bomba a bruciapelo.

LA TRAGEDIA È COMPIUTA.

Colpito in pieno dall’esplosione dell’ordigno innescato, l’impavido Ten. Rocca, nel tentativo estremo di proteggersi la parte frontale e più vulnerabile del corpo, ha effettuato una prodigiosa torsione verso sinistra, quanto è bastato a salvargli la vita senza. Purtroppo, senza salvaguardarlo dal flagello di schegge lanciate in aria dal micidiale ordigno che esplodendogli a bruciapelo, gli ha spappolato il braccio sinistro, orbato un occhio e ferito il maresciallo che seguiva da presso. Nonostante le gravissime ferite, il dolore lancinante e la perdita parziale della vista, l’eroico Tenente Umberto Rocca, non cadde al suolo; anzi, aperto il fuoco con la sua carabina M1, stretta con la mano destra a mo’ di revolver, ordinò ai suoi uomini di continuare l’eroica missione.

LE CONSEGUENZE


A sintesi del cruento scontro a fuoco, Vittorio Vallarino Gancia fu liberato. Molto peggio è, invece, andata per l’appuntato D’Alfonso che, attinto da diversi colpi di arma da fuoco al torace e alla testa, spirò dopo alcuni giorni di agonia e per la terrorista “M.C.” morta sul colpo. Finita la sparatoria, il maresciallo C., nonostante fosse stato anch’egli ferito da diverse schegge, ha aiutato il tenente Rocca a scendere sulla strada sterrata dove, è stato soccorso e caricato sull’auto del postino che provvidenziale sopraggiungeva in loco. Accolti dai sanitari dell’Ospedale di Acqui Terme gli erorici colleghi, hanno dovuto assistere alle tremende diagnosi. Oltre la morte dell’Appuntato dolorosissime anche le mutilazioni e i danni permanenti che hanno segnato la lo vita armoniosa e carica di ottime prospettive. Gravissime le mutilazioni riportate dall’eroico ufficiale da allora fino alla morte che lo ha ghermito all’età di 83 anni… vedovo e compltamente cieco. Già laureato, colto e in spe (servizio permanente effettivo), dotato di quel particolare tratto di signorilità che contraddistingue i N.H. e del più autentico fiuto investigativo, il Ten. Rocca era il prototipo ideale: un vero predestinato del servizio militare. Ebbene si ?, l’operazione di Arzello, impostata per la liberazione dell’industriale Vinicolo Vittorio Vallarino Gancia, anche se si è conclusa tragicamente, ha insegnato molto e, purtroppo, lasciato tracce altrettanto severe. Al maresciallo R.C. ed alla memoria di G. D’A. fu conferita la Medaglia d’ Argento al valor militare. A P. B., l’unico rimasto illeso, la Croce al valor militare.

MEDAGLIA D’ORO AL VALOR MILITARE – LA MOTIVAZIONE


Comandante in sede vacante, di compagnia distaccata, organizzava e capeggiava reiterati, rischiosi servizi per individuare il luogo di detenzione di noto industriale, sequestrato a scopo di estorsione in provincia limitrofa. Pervenuto, con tre suoi dipendenti, a un casolare isolato, e acquisita la certezza della presenza di malfattori e il sospetto di quella del rapito, dopo aver disposto i propri uomini in posizioni defilate, decideva di passare immediatamente all’azione onde sfruttare la sorpresa, per impedire ai delinquenti di nuocere all’ostaggio eventualmente presente. Benché nella improvvisa reazione fosse stato colpito in pieno da bomba a mano, che esplodendo gli asportava un braccio e lo rendeva cieco di un occhio, esortava il sottufficiale, accorso per recargli aiuto, a proseguire decisamente l’operazione che, dopo protratto e violento conflitto a fuoco, si chiudeva con l’uccisione di uno dei banditi appartenente a pericolosissima organizzazione eversiva armata e con la liberazione dell’ostaggio incolume. Sottoposto a prolungati e dolorosi interventi chirurgici, si imponeva all’ammirazione dei sanitari per stoicismo e per eccezionale forza morale, non cessando un istante dal manifestare la preoccupazione per i suoi uomini rimasti feriti, nonché il rammarico che le mutilazioni subite non gli consentissero di servire oltre l’Arma. Fulgido esempio di elette virtù militari ed eroica purissima fede. Arzello di Melazzo (Alessandria), 5 giugno 1975.

CHI È IL GENERALE DI DIVISIONE DEI CC UMBERTO ROCCA

Dopo essersi laureato in Economia e Commercio all’Università di Genova, Umberto Rocca nel gennaio 1967 entrò a far parte del 46º corso per Allievi Ufficiali di Complemento nella Scuola Truppe Motorizzate e Corazzate di Caserta. Nel settembre 1967, risultato vincitore dell’apposito concorso indetto per l’ammissione nell’Arma dei Carabinieri, fu trasferito a Roma ove ha frequentato il 40º corso tecnico professionale per sottotenenti di complemento. Al termine del corso venne nominato sottotenente di complemento dei carabinieri e assegnato al 2º battaglione del 1º reggimento carabinieri con sede a Genova. Rocca venne ammesso nel gennaio 1968 alla rafferma quinquennale e, quindi, trasferito alla Legione carabinieri del capoluogo ligure da dove nel 1969 venne trasferito a Savona per il comando del Nucleo Investigativo. Dopo aver superato con successo il concorso per il passaggio in servizio permanente effettivo nell’ottobre 1972, venne assegnato alla Legione di Messina, dove assunse il comando della tenenza di Sant’Agata di Militello e poi, nell’agosto 1973, alla Legione di Alessandria dove, con il grado di tenente, fu assegnato al comando della tenenza di Acqui Terme.

Una delle frasi che il Gen Rocca amava e di cui chideva il massimo rispetto:
“ La storia ha seminato e i giovani dovranno raccogliere,
… ma occorre coltivare, bisogna accendere un lume su ogni Ara e Monumento,
… bisogna onorare e rispettare ogni eroismo, … bisogna amare e ricordare ciascun Eroe. “

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Data:

1 Aprile 2025