“Se potessi avere mille lire al mese, senza esagerare, sarei certo di trovare tutta la felicità”.
Nel 1939 andava di moda la canzone “Mille lire al mese”, cantata da Gilberto Mazzi. 1000 lire in quell’epoca non erano male: per regolarsi dobbiamo pensare che in quell’anno un insegnante guadagnava 50 lire al mese.
Tanto come cittadino quanto come giornalista, mi confronto ogni giorno con la questione della diseguaglianza. Certo, le esperienze personali plasmano gli interrogativi più profondi di ognuno di noi, ma mi rendo perfettamente conto che a guidarmi è stata, soprattutto, una convinzione, maturata dopo attente osservazioni e valutazioni di letture, di dati e di confronti vari, oggi più che mai, nel contesto attuale di austerità permanente e crisi sistemica dell’Italia e del mondo occidentale.
Chi parla di uguaglianza oggi, anche quei partiti o gruppi che si dichiarano più sensibili al tema, lo fa ormai incidentalmente e senza uno “ straccio” d’analisi, quasi con stanchezza mentale, trasformandola spesso in un “ rimpianto della storia”. Qualcosa che poteva essere e non è stato. Finanche i partiti che ne avevano fatto una bandiera sociale dopo il secondo conflitto mondiale, hanno progressivamente abbandonato l’idea di redistribuzione.
Nel contesto di deregulation, venutosi a creare a partire dagli anni ottanta per incentivare lo scambio e lo sviluppo di un mercato senza frontiere nazionali, i partiti, quasi tutti, hanno finito per inseguire quelli conservatori, sacrificando sul presunto altare dell’efficienza il principio di uguaglianza.
Davide contro Golia
Eppure, qualcuno suggerì di toccare le “caste e lobbies”……
Dimezzare i vitalizi dei parlamentari superiori a 80.000 euro. E’ questa una delle più significative proposte avanzate al Governo dal presidente dell’INPS Tito Boeri.
La proposta del presidente dell’INPS Tito Boeri ha un alto significato simbolico.Dimezzare i vitalizi dei parlamentari che percepiscono un assegno annuale superiore a 80.000 euro. Con il ricavato, secondo l’economista bocconiano, si potrebbero finanziare interventi a sostegno del reddito di disoccupati e lavoratori con redditi bassi.
La categoria dei parlamentari della Repubblica italiana, non si sa per quale strano motivo, sfuggono al rispetto di questo elementare principio. Nella maggior parte dei casi, addirittura, gli ex parlamentari percepiscono assegni superiori a 3.000 euro pur non avendo superato 5 anni di attività (quindi con appena una legislatura ordinaria).
La proposta di «uguaglianza» avanzata dal presidente dell’INPS Tito Boeri non riguarda però solo gli ex parlamentari. Interessati sarebbero anche gli ex dirigenti di aziende pubbliche.
In generale, l’INPS sta cercando di eliminare le forti disuguaglianze emerse negli anni passati tra i «normali» cittadini e i privilegiati delle varie caste.
Proporre di ridurre la diseguaglianza significa, in ultima analisi, portare alla ribalta un’agenda ormai ignorata. Invocare, finalmente, la ridistribuzione e non per scelta ideologica, ma per far funzionare meglio il nostro Paese. Ormai sembrano tutti d’accordo: l’Italia deve cambiare. Eppure nessuna delle ricette proposte è ancora riuscita a curare lo Stivale dai suoi mali storici. All’ombra di parole d’ordine quali “austerity” e “taglio del debito” si ritrovano a pagare sempre gli stessi, mentre i soliti noti rafforzano i propri privilegi. La nostra penisola è marchiata da crescenti diseguaglianze che deprimono l’economia, esasperano lo scontro sociale e soprattutto riducono l’efficienza del sistema-paese.