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Nel Dna di una neonata i segreti delle origini dei nativi americani

Dalla drammatica storia della scomparsa prematura di una bimba, avvenuta 11.500 anni fa, nuovi elementi sullo studio dei suoi resti ridisegnano le origini dei Beringi, un’antica popolazione finora sconosciuta da cui discenderebbero i nativi americani.

“Sunrise girl-child” (la bambina dell’alba), questo è il nome con cui affettuosamente la comunità indigena locale in Alaska ha ribattezzato la piccola.

Sepolta nel suo villaggio dopo poche settimane dalla nascita, sulla sua storia cala un silenzio lungo millenni, fino a quando i ricercatori, tra i tanti resti ritrovati nel sito archeologico di Upward Sun River, individuano proprio nel DNA della neonata la chiave per scoprire un popolo finora sconosciuto proveniente dall’Asia, stanziato in America e isolato per millenni.

Il suo genoma rappresenta finora il profilo genetico completo più antico di un essere umano del Nuovo Mondo.

La scoperta, pubblicata da Eske Willerslev sul “Nature”, è il risultato del lavoro di un team internazionale di archeologi, genetisti e antropologi coordinati dalla University of Alaska Fairbanks, che per quattro anni, sotto la guida dell’archeologo Ben Potter, hanno scandagliato il sito alla ricerca di reperti utili ai loro studi. Queste nuove informazioni aiutano a capire in modo più dettagliato come, quando e dove la popolazione capostipite di tutti i nativi americani si distinse in un nuovo gruppo e a ipotizzare come si espanse per tutto il Nuovo Mondo.

I coloni pionieri sono diventati gli antenati di tutti i nativi americani di oggi – ha commentato Eske Willerslev, la guida del team di studiosi che lavora per le università di Copenaghen e Cambridge – questi sono i resti umani più antichi mai trovati in Alaska, ma ciò che è particolarmente interessante è che questo individuo apparteneva a una popolazione di umani che non abbiamo mai visto prima. Prima del genoma di questa bambina, avevamo a disposizione solo nativi americani più recenti e gli antichi siberiani per cercare di elaborare le relazioni e i tempi di divergenza, ma ora abbiamo un individuo proveniente da una popolazione tra le due e questo ci apre davvero le porte per poter affrontare altre domande fondamentali. Le risposte più definitive potrebbero arrivare solo con la scoperta di ulteriori resti nel nord-est della Siberia e dell’Alaska, questo è complicato nel caso del nord-ovest americano, perché i suoi terreni acidi sono sfavorevoli alla conservazione degli scheletri e in particolare del loro DNA”.

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Il Dna della piccola di sei mesi ha evidenziato come il popolo a cui apparteneva presentasse tratti genetici affini ma non identici a quelli di altri nativi americani.

“Non sapevamo neanche che questa popolazione esistesse, – ha dichiarato Potteradesso sappiamo che sono stati qui per parecchie migliaia di anni e che erano una popolazione molto prosperosa. Come riuscirono a differenziarsi dagli altri gruppi? Adesso abbiamo l’evidenza di due gruppi genetici che stavano tentando di adattarsi a questo ambiente molto rigido. Esistono informazioni genetiche molto limitate sui moderni abitanti Athabascan dell’Alaska, queste scoperte creano un’opportunità per i nativi dell’Alaska di acquisire nuove conoscenze sui loro legami sia con i nativi nordamericani che con l’antico popolo della Beringia”.

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Il sito di Upward River Sun, scoperto nel 2006, è raggiungibile solo in elicottero: si trova infatti nella foresta boreale della Valle del Tanana, nell’Alaska centrale.

Ripercorrendo la storia delle migrazioni, gli scienziati hanno confermato che la piccola potesse discendere dalle popolazioni asiatiche arrivate in America circa 20-25mila anni fa attraverso la lingua di terra, ora sommersa, che collegava Siberia e Alaska lungo lo stretto di Bering.

Mentre la maggior parte di questi individui si è poi spostata a Sud circa 15-17mila anni fa, dando origine alla civiltà americana, la tribù della bambina è rimasta stanziale, vivendo per migliaia di anni in isolamento nella Beringia, sopravvivendo come allevatori, cacciatori e raccoglitori di piante; tutto ciò contribuì a mantenere pressoché intatti i loro tratti genetici.

Ma perché questa separazione?Questa differenziazione somiglia più a un delta di torrenti e fiumi che si intersecano e poi si allontanano che a un albero da cui si diramano i rami. – spiega Miguel Vilar, capo del Genographic Project di National Geographic – Adesso sappiamo che il popolamento dell’America fu più complesso di quanto si pensava vent’anni fa”.

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Una propensione alla esplorazione e alla curiosità – ipotizzano gli antropologi – alla base della decisione degli individui che, a differenza della tribù della bimba, decisero di dirigersi verso sud. Forse volevano scoprire cosa nascondesse l’orizzonte dei ghiacciai, e forse è così che cominciò la civiltà americana.

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Data:

11 Gennaio 2018