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Nel giro di valzer dei social siamo sempre pronti al cambio d’abito

L’antico adagio “l’abito non fa il monaco” ci consiglia di diffidare sempre delle apparenze, anche perché le persone che incontriamo o di cui facciamo conoscenza spesso non si mostrano per come appaiono a prima vista ma al contrario, possono dimostrarsi esattamente l’opposto. Ma se nella vita face to face possiamo accorgerci di potenziali inganni o comunque riusciamo a farci un’idea seppur errata di chi ci sta di fronte, in rete tutto risulta più complicato. Il web si basa soprattutto su indicazioni emotive e da sensazioni, forgiate grazie ai social, su un insieme di fattori come la modalità di scrittura, le foto pubblicate, le espressioni facciali, tutta una congerie di informazioni che però non possiamo verificare live. Forgiati da anni di società dello spettacolo (televisivo), gli utenti social amano mostrare una parte di sé maggiormente contraddistinta da immagini cosiddette “casalinghe” ovvero vere e proprie tranche de vie, il tutto corredato ad atteggiarsi agli altri come persone interessanti, affascinanti, brillanti, curiose.

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Il corredo fotografico allora non potrà prescindere da foto di vacanze, cene a base di food porn, bevute come se non ci fosse un domani, sempre in pose da star e circondati da un alone fashion. I social diventano quindi un modo eccellente per dare finalmente sfogo al nostro ego e al nostro apparire, ma anche per pubblicizzare le nostre ansie e ossessioni. L’epoca del post capitalismo appagante raggiunto con i social ha apparentemente reso milioni di persone soddisfatte e svincolate da ogni preoccupazione futura, chiusi nella loro bolla acritica dove rimbomba un unico pensiero dominante e dove abilmente siamo pronti a cambiare abito, e non pensiero, ogni qualvolta traghettiamo da un social a un altro.

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Lo ha scoperto uno studio del Penn State’s College of Information Sciences and Technology (IST), negli Usa, insieme al King’s College di Londra. Gli studiosi dopo aver aggregato informazioni su 100mila utilizzatori di profili di differenti social, hanno poi analizzato le immagini dei profili stessi e le informazioni biografiche, identificando delle differenze tra un social e un altro. Su Facebook, per esempio, solo il 15 per cento delle foto profilo sono di gruppo, meno del 60 per cento ritraggono invece una sola persona. Più spesso nelle foto gli utenti sono all’aperto, perché c’è una maggiore enfasi su attività che non riguardano il lavoro. Linkedin è invece il social in cui gli utenti mostrano di sorridere di più e nella maggior parte dei casi appaiono immagini associate al profilo che li ritraggono da soli. Instagram è invece il posto dove gli utenti appaiono più rilassati, e infatti la scelta delle immagini scelte dagli utenti al posto di una propria foto è quella di un paesaggio.

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D unque per ogni profilo che abbiamo su differenti social media, ci divertiamo o comunque gestiamo differenti abiti, ci mostriamo diversi ai nostri amici, colleghi, interlocutori, come dire tutti uguali ma tutti diversi a seconda delle esigenze di etichetta di ogni piattaforma, camaleonti digitali iperconnessi pronti ad adattarsi ai luoghi virtuali che ospitano le varie ed eventuali necessità narcisistiche.

Data:

22 Aprile 2017